In Basilicata sta accadendo qualcosa di nuovo che sa di vecchio
Il nuovo soggetto politico “Basilicata Casa Comune” non convince. Stiamo attenti, De Filippo, Boccia, Bardi e altri non sono mai stati musulmani
In Basilicata sta accadendo qualcosa di nuovo che sa di vecchio: la nascita, o meglio la gestazione, in seno al “mondo cattolico” di un soggetto politico chiamato “Basilicata casa comune”. Di nuovo c’è qualche personaggio fino ad oggi apparentemente defilato dall’arena dello scontro politico e riapparso all’improvviso come speranza del futuro. Una specie di foglie di fico un po’ ingiallite, ma ancora utili. Vecchio, invece, è il metodo: in prossimità di ogni competizione elettorale si affacciano sulla scena gruppi e promotori del “cambiamento”. Prima dov’erano? Vecchi sono i manovratori, gli ispiratori di queste illusioni destinate, forse, a trasformarsi in delusioni per i lucani.
Questi nuovi-vecchi avanzano al galoppo di una retorica ottocentesca ed ecclesiastica, ma anche pomposamente vuota: si legga l’ultimo appello dell’11 agostolanciato, non a caso, dal Santuario della Madonna di Picciano a Matera. Non sappiamo se questi paladini del cambiamento siano ispirati da alcuni vescovi o se siano i vescovi a funzionare da “automezzo” elettorale.
Alcuni dei promotori di “Basilicata casa comune”, hanno una storia da predicatori laici del messaggio ecclesiale. Altri sono esperti di adulazione dei vescovi e di “testimonianza concrete” a favore della chiesa: oboli, sponsorizzazioni, sceneggiate di solidarietà, insomma un marketing che procura amicizie fruttuose. Al loro carro vecchie volpi dell’editoria e dell’imprenditoria in cerca di nuovi spazi di convenienza. Intorno al nascente soggetto politico si agitano – con discrezione – i soliti lupi esperti di travestimento.
Vecchia è la solita cantilena “dei cattolici in politica”. Come se i vari De Filippo, Boccia, Bardi, solo per citarne alcuni, avessero agito nel loro ruolo politico in qualità di musulmani o buddisti. In questa regione cattolicissima, ma scarsamente cristiana, le istituzioni sono da decenni nelle mani di cattolici. Tuttavia, questo distintivo (cattolico) in politica non ha alcun senso. La politica è uno spazio laico e non può fare riferimento a una matrice morale religiosa.
Nell’appello lanciato dal Santuario, i promotori scrivono: “Crediamo sia necessario vivere la Politica come servizio, come “la più alta forma di carità”, avere a cuore il bene di questa Regione e della sua gente, farsi avanti e mettersi in gioco, pensare e organizzare, insieme, la crescita integrale della Basilicata.”Non ci risulta che altri promotori del cambiamento e dell’eldorado lucano in passato abbiano detto il contrario. Tutti volevano, almeno a parole, il bene della Basilicata. Sappiamo come è andata a finire.
Ci risulta preoccupante invece l’affermazione, seppure virgolettata, secondo cui la politica sarebbe “la più alta forma di carità”. L’estensione semantica della parola “carità” rimanda a concetti ambigui in politica. E’ una delle virtù teologali di matrice religiosa, vincolo delle altre virtù teologali: fede e speranza. Quella frase è attribuita a Papa Pio XI che per primo l’avrebbe pronunciata nel dicembre 1927 in un’udienza ai dirigenti della Federazione Universitaria Cattolica. In quella circostanza affermò: “La politica è la forma più alta di carità, seconda sola alla carità religiosa verso Dio”. Insomma, quell’affermazione la ritroviamo poi ripetuta da altri Papi e non è un caso se a pronunciarla siano stati esponenti, a vario titolo, della Chiesa. Per quanto ci riguarda tra politica e carità, in una società civile e laica, non ci deve essere alcuna relazione. E non c’è bisogno di caratterizzare l’azione politica con una morale religiosa. “Il senso della politica è la libertà” (A. Arendt). Libertà, una parola appannata nel testo dell’appello dal Santuario.
Per finire, nell’appello dei promotori del nuovo soggetto politico emerge, a nostro avviso, qualcosa di eccessivamente predicatorio. Chi lo ha redatto non conosce la Basilicata o fa finta di non conoscerla per nutrire meglio lo spirito retorico di quel linguaggio. Continueremo ad osservare questo “nuovo” soggetto politico, così come seguiremo gli sviluppi sugli altri fronti della campagna elettorale. Intanto, stiamo attenti a non cadere nell’inganno degli specchietti per le allodole. Tutti vogliono il cambiamento: Quale? Per chi? Come? Perché? Lo vedremo.