Basilicata. Il caso Bortolan e la subcultura machista del potere

11 agosto 2023 | 18:31
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Basilicata. Il caso Bortolan e la subcultura machista del potere

In questa regione nessuno più si assume le proprie irresponsabilità

Il direttore generale dell’assessorato alla Sanità della Regione Basilicata si rende protagonista (presunto) di molestie sessuali a danno di impiegate e funzionarie del Dipartimento che dirige. Sulla vicenda abbiamo assistito dapprima a pettegolezzi a mezzo stampa piuttosto ambigui e fumosi. Poi, le prime richieste da parte politica di chiarimenti al presidente Bardi e all’assessore Fanelli. In seguito, altri fumosi comunicati stampa in modalità “detto e non detto”. Non passa tempo, il presidente della Regione annuncia un’indagine interna di cui non si saprà più nulla poiché nel frattempo il dirigente generale va in ferie e rassegna le dimissioni. Nonostante tutto, il dirigente non dice una parola. Bardi, a quel punto, si limita ad annunciare le dimissioni – accolte – del dirigente, con uno scarno comunicato. Per il presidente la questione sarebbe chiusa. Tuttavia, la Cgil incalza e chiede inequivocabili chiarimenti.

La Gazzetta del Mezzogiorno stamane, 11 agosto, pubblica le “testimonianze” di alcune donne vittime dei “messaggi a sfondo pornografico” del dg. Si fa nome e cognome del presunto autore: Francesco Bortolan, veneto nominato e catapultato da Bardi in Basilicata a dirigere il dipartimento. Sarebbe lui l’autore delle molestie e di altri comportamenti discutibili nei confronti delle vittime. La Gazzetta pubblica anche uno di questi messaggi: «Vorrei sbatterti al muro e strangolarti».

Ebbene, in tutta questa vicenda sono emersi, ancora una volta, comportamenti ipocriti, vili, gossippari e giustificazionisti che caratterizzano diversi ambienti “altolocati” della politica e dell’amministrazione pubblica in Basilicata. Tutti sapevano e molti facevano finta di nulla o sussurravano nell’ombra. Fino a quando qualcuno, sempre attraverso la modalità “pettegolezzo”, ha fatto trapelare la vicenda in direzione di orecchie molto grandi.

Ecco cosa scrive, tra l’altro, la Gazzetta: Secondo quanto sostenuto dalle nostre interlocutrici, fin dal giorno dell’insediamento il dg avrebbe mostrato il suo lato oscuro. «Quando ho preso servizio nel dipartimento – dice una delle donne – mi è stato detto di stare in guardia: “Signora, lo prenda come un consiglio, è come se lo dicessi a mia figlia. Quello è un maniaco”. Ho ricevuto anch’io messaggi e inviti pressanti perché accettassi di andare con lui a pranzo o a cena. Mi sono sentita sempre squadrata dalla testa ai piedi, al punto che andavo a lavorare tutta coperta».

La prima domanda è: ma qualcuno ha denunciato alle autorità giudiziarie il presunto reato di molestie? La seconda domanda è: possibile che nessuno sapesse nulla e tutti siano improvvisamente caduti dal pero?

A questo punto, Bardi farebbe bene ad avviare un’indagine interna che faccia chiarezza su tutti gli eventuali episodi e sul comportamento non solo del dg, ma anche di tutti coloro che all’interno del dipartimento avrebbero taciuto pur sapendo. Bardi farebbe bene a chiedere scusa ai lucani per il semplice fatto che a nominare e a volere, anche in barba alle norme di trasparenza, quel dirigente è stato lui. Una nomina fiduciaria, il che vuol dire che il presidente aveva piena fiducia di Bortolan. Il che vuol dire che la responsabilità di quella nomina è solo sua.

Ora, a parte le strumentalizzazioni politiche sulla vicenda, automatiche e legittime, rimane il fatto che a decidere se Bortolan sia un molestatore o no dovrebbe essere un giudice. Accertamento possibile soltanto in presenza di una o più denunce circostanziate. Ripetiamo la domanda: qualcuno ha denunciato? Se sì, benissimo, non ci resta che aspettare un eventuale sviluppo giudiziario. Se no, vorrà dire che avremo assistito all’ennesima sceneggiata lucana buona soltanto per la lotta politica. Al macero la vera questione: donne vittime di molestie dentro i palazzi del potere.