Un lucano ingiustamente dimenticato: l’Ambasciatore Francesco Babuscio Rizzo

15 giugno 2023 | 15:31
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Un lucano ingiustamente dimenticato: l’Ambasciatore Francesco Babuscio Rizzo
Francesco Babuscio Rizzo, a sinistra

Il diplomatico che ha salvato dal saccheggio nazista le opere d’arte più preziose. L’incaricato d’affari alla Santa Sede che contribuì alla salvezza di migliaia di vite umane

E’ molto strano che le istituzioni lucane non abbiano mai riservato una qualche forma di riconoscimento – e di riconoscenza – a un uomo che è stato protagonista nei momenti più difficili della storia d’Italia a cavallo tra la prima guerra mondiale e il primo dopo guerra. Parliamo del pluridecorato ambasciatore Francesco Babuscio Rizzo. Nasce a Potenza il 24 giugno 1897 da Giuseppe Babuscio ed Evelina Rizzo, muore a Roma l’11 dicembre 1983. Ma perché Rizzo è una figura importante per l’Italia e per la Basilicata?

L’ambasciatore Babuscio Rizzo, foto archivio De Bonis Ricasoli

Francesco Babuscio Rizzo

E’ stato Ufficiale Pilota nella Prima Guerra Mondiale, conquistandosi medaglie e Croci di Guerra al Valor Militare. Compie gli studi universitari a Firenze dove si laurea in economia e commercio e il 21 luglio 1925, a seguito di regolare concorso inizia la carriera diplomatica presso il Ministero degli Affari Esteri. Ha prestato servizio in varie sedi diplomatiche in Europa, America Latina ed Estremo Oriente (Cina 1934-1937). Il 30 aprile 1926 è nominato addetto consolare ed il 15 dicembre successivo è destinato al consolato di Berna dove rimane per circa un anno. Nel frattempo la sua carriera diplomatica procede e il 1º aprile 1927 è nominato vice-console di 2ª Classe e il 1º luglio dello stesso anno è nominato vice-console di 1ª Classe. Il 3 marzo 1928 è destinato al consolato italiano di Buenos Aires fino all’aprile 1930 quando Vittorio Emanuele III lo nomina console di Digione.

Rientrato in Italia nell’ottobre del 1932, Babuscio Rizzo presta servizio al ministero degli Affari Esteri. Il 20 dicembre 1934 è destinato all’ambasciata italiana a Pechino e vi rimane fino al 1936. In questi anni diventa console di terza e poi di seconda classe. Il 1° agosto 1936 torna in servizio al Ministero degli Esteri a Roma a capo dell’ufficio II della Direzione generale Affari transoceanici, incarico che ricopre fino al dicembre dello stesso anno quando viene destinato a Tirana (Albania) dove rimane per tre anni. Dal dicembre 1939 al Gennaio 1943 è destinato all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in qualità di consigliere. Dal 9 Febbraio al 25 luglio 1943 è Capo di Gabinetto del ministro degli Affari Esteri, e il 25 luglio 1943 a seguito della caduta del governo fascista, nell’attesa della nomina del nuovo ministro degli Affari Esteri esercita la reggenza del ministero.

Tuttavia, a parte la brillante carriera Babuscio Rizzo compie un vero miracolo diplomatico e umano nel periodo più convulso e drammatico della seconda guerra mondiale (1943-1945).

Il 3 settembre 1943 l’Italia firma la resa incondizionata agli alleati. Tale fatto sancì il disimpegno dell’Italia dall’alleanza con la Germania Nazista di Adolf Hitler e l’inizio della campagna d’Italia e della Resistenza per la Guerra di Liberazione italiana contro il Nazi-Fascismo. Già un anno prima ossia nel settembre 1942 si erano avviati tramite Guido Gonella contatti con il Vaticano nella persona di mons. Montini, futuro Papa Paolo VI. Con la diplomazia vaticana l’incaricato d’Affari dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Babuscio Rizzo, subentrato a Galeazzo Ciano, fa da tramite per aprire un canale di comunicazione con gli Alleati Anglo-Americani ed in particolare con l’Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede Myron C. Taylor al fine di far uscire l’Italia dalla guerra.

IL SALVATAGGIO DELLE OPERE D’ARTE

Il 14 Agosto 1943 dopo lunghe trattative tra Babuscio Rizzo, rappresentante del Governo italiano presso la Santa Sede, il Conte Calvi di Bergolo da una parte, e i tedeschi dall’altra, Roma fu dichiarata unilateralmente Città Aperta. Grazie a questo risultato Babuscio Rizzo è tra i protagonisti del salvataggio del patrimonio storco e architettonico della Città di Roma dalla razzia nazi-fascista. Babuscio Rizzo si fa anche promotore del salvataggio del patrimonio di più importanti musei del Cento Italia, riuscendo a metterli a sicuro trasferendoli all’interno della Città del Vaticano.

Le preziose opere d’arte salvate dal saccheggio nazi-fascista e trasferite in Vaticano, provenivano da varie importanti città d’arte quali Venezia (Palazzo Regio- tesoro di San Marco con la celebre Pala d’oro), Milano, dalla Rocca di Sassocorvaro in provincia di Pesaro Urbino, dove erano custodite importanti tele come la Flagellazione di Cristo e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, la  Profanazione dell’Ostia di Paolo Uccello, il San Giorgio del Mantegna, la tempesta del Giorgione e tanti altri; e poi ancora opere di importanti musei come gli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese, Palazzo Corsini, Palazzo Spada a Roma nonché di tutti gli Arazzi e gli arredi del Palazzo del Quirinale. Questo importante lavoro di salvataggio è stato realizzato oltre che dall’Ambasciatore Babuscio Rizzo che prese in consegna le opere artistiche catalogandole e mettendole al sicuro in Vaticano, da una squadra di funzionari e critici d’arte quali il prof. Emilio Lavagnino, il prof. Marino Lazzari, il prof. Carlo Giulio Argan, il prof. Romanelli ed altri. Si trattava di custodire un grande patrimonio culturale non solo dalle mire naziste, ma anche al governo fascista di Salò che era contrario alla consegna in uno Stato estero (il Vaticano) di quelle opere.

IL CONTRIBUTO ALLA RESISTENZA E IL SALVATAGGIO DI 6MILA PERSONE

Il 9 Giugno 1944 riceve Attestato di Benemerenza e ringraziamento del Comandante Civile e Militare della Città di Roma, il generale Roberto Bencivenga per aver respinto, nel settembre 1943, con reciso atteggiamento, la richiesta tedesca di consegnare 6000 cittadini (quasi tutti ebrei) come ostaggi, coinvolgendo la Santa Sede ed in particolare il Segretario di Stato Cardinal Maglione. In quel frangente Babuscio Rizzo si offre personalmente ai tedeschi al posto degli ostaggi. La vicenda viene gestita dall’ambasciatore Babuscio Rizzo di comune accordo con i Martiri Filippo de Grenet ed il Colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo, trucidati poi alle Fosse Ardeatine dalla ferocia nazista il 24 marzo 1944. Clicca qui per leggere il documento del comando civile militare di Roma

Il 29 ottobre 1944 riceve Encomio e Attestato di Benemerenza del presidente del Consiglio dei Ministri Ivanoe Bonomi e del ministro per La Guerra Alessandro Casati: “per l’alto sentimento di patriottismo e per il generoso prestito fatto al Fronte Clandestino della Resistenza durante il periodo dell’occupazione nazi-fascista.”

Nel mese di agosto dello stesso anno è nominato incaricato d’affari presso la Santa Sede, carica che ricoprirà fino al marzo del 1946, quando è nominato ministro d’Italia a Dublino (23 Gennaio 1946-30 settembre 1949). Il 23 Giugno 1952 è nominato ministro Plenipotenziario di prima classe. 

Francesco Babuscio Rizzo

L’ARCHIVIO DELL’AMBASCIATORE BABUSCIO RIZZO NEL FASCICOLO PER LA SANTIFICAZIONE E DI PIO XII

L’importante Archivio personale di Babuscio Rizzo è depositato nell’Archivio Apostolico Vaticano ed è inserito nell’Archivio personale di S.S. Papa Pio XII ed identificato come “Carte Babuscio Rizzo”. Tale importante documentazione riguardante il periodo nel quale Babuscio Rizzo ha ricoperto la carica di Incaricato d’affari dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede (1943-1946), sono state al centro del Convegno Internazionale per l’apertura ufficiale del fascicolo inerente al Pontificato di Pio XII e svoltosi in Vaticano il 21 Febbraio 2020. A tale importante avvenimento sono intervenuti studiosi da tutto il mondo ed in particolar modo anche un folto numero di studiosi di religione ebraica. Tale studio sarà determinante nel percorso che potrebbe alla Santificazione di Papa Pacelli.

ALTRI INCARICHI NEL DOPO GUERRA

Il 3 novembre 1949 è destinato a Bonn quale capo della missione diplomatica italiana ed il 20 luglio 1951 è accreditato quale primo Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Federale tedesca dove si guadagna stima, apprezzamento ed amicizia del Cancelliere Tedesco Adenauer che lo insignisce dell’alta onorificenza di Gran Croce con Placca e Cordone dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca e della Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca. Resterà a Bonn fino al gennaio del 1955. Nel febbraio del 1955 è nominato ambasciatore in Argentina dove rimane fino al luglio del 1962, quando si ritira in congedo per raggiunti limiti di età. Ad Aprile 1961 organizza ed ospita il viaggio del Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi in Argentina e poi in Uruguay e Perù e in tale occasione viene emesso dall’Italia il 3 Aprile 1961 il famoso francobollo (Gronchi rosa) per commemorare il viaggio del Presidente Italiano in Sudamerica e stampato con uno sbaglio dei confini del Perù.  

Francesco Babuscio Rizzo
Ambasciatore

LA DONAZIONE DELL’OPERA SCULTOREA LA GRANDE SFERA ALLA FARNESINA

Probabilmente nessuno sa che la Grande Sfera che domina il piazzale del ministero degli Esteri a Roma è un dono di Francesco Babuscio Rizzo allo Stato italiano. Ma vediamo come è andata.

Babuscio Rizzo continua a ricoprire incarichi importanti: dal 1963 al 1964 è presidente dell’Istituto per la documentazione e gli studi legislativi del ministero, è presidente della Commissione d’esame per l’ammissione alla carriera diplomatica dal 1963 al 1965. Capo della Delegazione Italiana per negoziazioni culturali con il Governo del Cairo (1963), capo della Delegazione italiana alla Conferenza italiana dei Plenipotenziari della Agenzia U.I.T. alle Nazioni Unite in materia di Telecomunicazioni (1965). E’ poi nominato Commissario generale all’Expo 1967 svolta a Montréal (Canada) dal 28 aprile al 27 ottobre 1967. Il 4 maggio 1968 il presidente della repubblica Giuseppe Saragat inaugura la Grande Sfera dello scultore Arnaldo Pomodoro, richiesta all’artista dall’Ambasciatore Babuscio Rizzo per collocarla sul tetto del padiglione italiano all’Expo. Il maestro Pomodoro regalò poi quell’opera scultorea al Commissario Babuscio Rizzo che a sua volta la diede in dono allo Stato Italiano per installarla davanti al ministero degli Affari Esteri nel piazzale della Farnesina. La Sfera rappresenta gli Italiani che onorano la Patria nel mondo ed è ormai diventata il simbolo del ministero degli Affari Esteri.

La sfera della Farnesina
Francesco Babuscio Rizzo

DECINE RICONOSCIMENTI E INCARICHI PRESTIGIOSI

Son troppi i riconoscimenti e gli incarichi che hanno caratterizzato la vita e la professione di Babuscio Rizzo anche dopo il suo pensionamento, avvenuto nel 1962. Ne ricordiamo solo alcuni. Socio onorario dell’ISLE (Istituto di Studi Legislativi) e vice presidente della Commissione per lo studio della riforma dei servizi diplomatici italiani, in tale veste ha curato i lavori preparatori e l’elaborazione del volume: “Indagine sulla Diplomazia italiana” edito da Giuffré (1964).

Nel 1969 Babuscio Rizzo è nominato membro del consiglio della fondazione del Premio internazionale della pace Giovanni XXIII. Presidente della Commissione per gli immobili adibiti ad uso dell’Amministrazione del Ministero Affari Esteri (CIMAE) istituita con D.P.R. 5 Gennaio 1967.

Il 25 Maggio 1970 in Campidoglio fu insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto con Medaglia d’Oro con decreto del Presidente della Repubblica e consegnatagli dal Sindaco di Roma Clelio Darida, con la seguente motivazione: “La Patria Le conferisce questa Onorificenza come doveroso riconoscimento del contributo che Ella, nel dolore della lotta più sanguinosa, in trincea, sui mari o nei cieli, ha recato per l’affermazione della Sacra intangibilità della Nazione Italiana”. Clicca qui

PERCHÉ LA CITTÀ DI POTENZA E LA BASILICATA MANTENGONO STIPATO NELL’OBLIO LA FIGURA DI UN PERSONAGGIO ILLUSTRE QUALE FRANCESCO BABUSCIO RIZZO?

La ricostruzione biografica di Babuscio Rizzo è stata qui possibile grazie al sostanziale contributo, anche documentale, del pronipote dell’ambasciatore, Gabriele De Bonis Ricasoli. Ed è proprio lui che nel corso degli anni ha più volte sollecitato le istituzioni lucane ad adottare iniziative che valorizzino dignitosamente la figura di un lucano e di un potentino illustre che si è fatto onore in Italia e nel mondo attraverso la sua opera di diplomatico e di servitore dello Stato. Gabriele è di Roma, ma ha origini lucane e precisamente di padre pietragallese e di madre di origini potentine. Con lui abbiamo condiviso parte della documentazione a supporto della biografia qui pubblicata. Siamo rimasti colpiti dal silenzio e dall’oblio che hanno circondato in tutti questi anni una figura così importante per la Basilicata. Nel 2013 ci fu una semplice celebrazione in occasione del trentennale della morte organizzata a Roma dall’Unione Comunità Ebraiche Italiane, a cui partecipò l’allora sindaco di Potenza, Vito Santarsiero.

Un uomo dalla statura così elevata, Babuscio Rizzo, non può essere dimenticato. Il 24 giugno prossimo ricade il 126eismo dalla nascita. Non crediamo si faccia in tempo per dedicargli una celebrazione. Tuttavia l’11 dicembre prossimo cade la ricorrenza del 40esimo dalla morte, ci sarebbe il tempo per celebrarlo e ricordarlo. Francesco Babuscio Rizzo meriterebbe almeno la dedica di una strada nel Capoluogo in cui è nato. Sarebbe interessante conoscere l’opinione del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, del sindaco di Potenza, del presidente della Deputazione Lucana di Storia Patria.

Francesco Babuscio Rizzo