Inflazione Argentina, “bisogna aiutare la comunità lucana”

5 giugno 2023 | 15:47
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Inflazione Argentina, “bisogna aiutare la comunità lucana”

In Argentina ci sono almeno 25 milioni di emigrati italiani e loro discendenti

In Argentina ci sono almeno 25 milioni di emigrati italiani e loro discendenti. I lucani emigrati e discendenti sono almeno 100.000, non tutti iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani all’estero, così come nelle altre nazioni. L’ Argentina attraversa, ancora una volta una grave crisi finanziaria e sociale, come alla fine degli anni 90, quando il Presidente Menem vendeva anche i binari delle Ferrovie come ferri vecchi per fare cassa di fronte alle indicazioni del Fondo Monetario Internazionale. Il quadro è cambiato ma non la morsa della inflazione ormai vicina al 108% . Il 40%della popolazione è una in situazione di indigenza.

La crisi economica, dopo il covid, è aumentata per una forte siccità e la fuga di capitali. Gli esportatori di soia e di carne, le imprese turistiche si fanno pagare estero su estero e quasi nulla torna in Argentina. La prospettiva prevede non solo l’aumento dei prezzi e la caduta verticale del potere di acquisto ma una forte crisi sociale che colpisce in particolare le donne sole, i minori e i nuovi poveri.

Di tutto questo si parla poco in Italia ed in Basilicata. Negli ultimi mesi il Governo italiano, come la Regione Basilicata, hanno ridotto le risorse destinate alle associazioni che operano all’estero, non solo in Argentina. Tagli importanti, che incidono sulle attività anche di assistenza e sostegno agli associati.

Il Governo italiano, come quello precedente, è assorbito dalla distribuzione di 20 milioni del Pnrr per incentivare il turismo delle origini degli emigrati. La stessa Regione usa gli stessi tasti con in testa tramite l’Apt che negli ultimi mesi ha speso importanti risorse per convegni e propaganda.
Resta da capire chi può fare turismo in America Latina ed in altri Paesi alla prese con inflazione, crisi economica e guerre.

Di fronte alla situazione Argentina, e non solo, raccontata in questi giorni dal “Sole 24 Ore”, dovrebbe esserci una iniziativa governativa e della Regione Basilicata come avvenne nel 1998, con interventi finanziari indirizzati in particolare verso i poveri mediante un fondo di solidarietà introdotto dalla Giunta Di Nardo e fatta propria dalla Conferenza delle Regioni. Il tempo stringe: la fame e la miseria mietono vittime anche nella comunità lucana. Nel 1998 ci fu un finanziamento di 1,2 milioni della Basilicata, che divennero circa 9 con le altre regione per le principali comunità presenti in situazioni gravi dell’America Latina.

I finanziamenti vennero prorogati fino a raggiungere due anni fa il totale di oltre 2 milioni dal 2000 al 2021. Si tratta ora di passare dalla retorica, praticata in abbondanza negli ultimi tempi su “ambasciatori” e “lucanità”, ai fatti concreti urgenti per le persone e le famiglie in grave difficoltà.
Oltre a misure di questa portata va preso in considerazione un piano di rientro in Basilicata per studio e lavoro nell’ambito di un progetto internazionale per il ripopolamento. Piani formativi di almeno 1000 giovani all’anno, per i discendenti di alcuni Paesi con borse di studio, riutilizzo delle case sfitte nei centri storici anche per un sostegno all’Ateneo Lucano in forte declino.

In questo percorso occorre chiamare a raccolta le parti sociali, i Comuni, le forze imprenditoriali, culturali, la Chiesa. Passare alla progettazione, alla fattibilità con l’attuazione di misure utili e concrete. La Basilicata ha risorse annuali per circa 15 miliardi di euro del suo bilancio pubblico allargato.
Occorre solo spendere bene e subito evitando gli sprechi, l’uso sbagliato e a pioggia di finanziamenti del Pnrr e del bilancio pubblico, la morsa della criminalità economica sempre pronta a drenare risorse.  Pietro Simonetti CSERES

La pagina de Sole24Ore

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