Bardi si entusiasma per nulla: la verità sulle condizioni della Basilicata
“Da un presidente di Regione ci si aspetta un minimo di visione e di proposte di lungo termine invece di un infantile entusiasmo per dinamiche che nulla c’entrano con l’amministrazione regionale e che nel lungo periodo sono invece dannose”
Non è con piacere che getto acqua sull’entusiasmo del presidente Bardi per i recenti dati Istat su crescita PIL e inflazione in Basilicata perché, da lucano, mi piace gioire dei successi della mia regione … quando ci sono, ma una lettura così parziale dei dati è fuorviante e può far pensare a un futuro roseo che invece roseo non è.
Roseo non è innanzitutto se pensiamo che la quota maggiore del PIL viene dalle estrazioni petrolifere e quindi è influenzato dalle dinamiche dei prezzi del petrolio e della speculazione, oltre all’aumento di produzione per sopperire alla chiusura dell’import dalla Russia. Non c’è soprattutto se questa crescita di PIL non è accompagnata da una crescita di occupazione che invece dal 2022 (182,552 unità) al 2019 (182,726 unità) è rimasta sostanzialmente stabile o in decrescita. Ma il dato più allarmante è che negli ultimi 10 anni la popolazione della Basilicata è diminuita di 36.394 unità e proprio negli anni di crescita di PIL, citati dal presidente Bardi, è diminuita di 13.457 unità, di cui 9.962 in provincia di Potenza e 3.495 nella provincia di Matera. Quindi proprio dove le attività estrattive pesano di più sul PIL, in provincia di Potenza, c’è il maggior calo demografico in termini assoluti e percentuali (-2,8% a Potenza e provincia e -1,8% a Matera e provincia). L’effetto ottico dell’aumento della percentuale di occupati è solo una conseguenza del calo demografico.
Meno siamo e meglio stiamo? Sembrerebbe di sì, specialmente per il risparmio sulle bollette del gas che porta un beneficio alle tasche dei lucani.
Il combinato disposto di una crescita di PIL dovuto a industrie capital intensive e con bassa occupazione e il calo demografico dovrebbe però tenerci ben lontani da toni enfatici. Dovremmo invece comprendere come disegnare il futuro della Regione e dei nostri giovani, supponendo che qualcuno rimanga.
L’era petrolifera non durerà in eterno, anzi, stante alle ultime scelte europee a favore del motore elettrico, si accorcerà la vita dei pozzi petroliferi e le conseguenti royalties e le bollette di favore sul gas saranno un ricordo, e forse rimpiangeremo di non aver utilizzato le prime e le seconde per un progetto di visione in grado di garantirci infrastrutture più moderne per agganciare lo sviluppo in modo strutturale e invertire i trend demografici
Il futuro si costruisce ora
Come ci troverà la prossima fine dell’era petrolifera? Con impianti, COVA e Tempa Rossa, dismessi da bonificare e senza nessuna risorsa per farlo, con una regione desertificata e un arretramento di tutte le condizioni economiche e sociali e con la solita opinione pubblica antimeridionale che dirà: avete avuto gas gratis e royalties e ora volete che i cittadini del nord tirino fuori i soldi per bonificare?
Continuiamo a disperdere risorse in bonus gas, che hanno l’unico effetto di rimpinguare le casse elettorali del presidente, di utilizzare le royalties per interventi sostitutivi di quello che altrove viene fatto con la fiscalità generale, vagheggiamo di Fondi Sovrani senza costrutto, e senza capirne le dinamiche, ma anzi sprecando le risorse e senza chiedere la costituzione di un fondo per il decommissioning (bonifica degli impianti dismessi). Dulcis in fundo il presidente Bardi e il consiglio regionale approvano anche il progetto Calderoli, cd spaccaitalia, che porterà ulteriori guai.
Forse Bardi è caduto nella retorica spiccia, ipocrita e sganciata dalla realtà di Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, che afferma che l’autonomia è una: «Opportunità per il Sud»?
Il Friuli ha una spesa pubblica corrente, stando ai Conti Pubblici Territoriali, di 19.693,61 euro pro capite anno contro i 18.725,71 della Basilicata, i 13.721,23 della Campania, i 15.029,54 della Calabria, i 14.520,35 della Puglia. Ha 2,5 km di autostrade per 100 kmq contro 0,29 della Basilicata, una superficie di due terze della Basilicata con 2,5 volte i suoi abitanti, potendo così realizzare economie di scala e di scopo nella gestione dei servizi pubblici impossibili per la Basilicata, ha un aeroporto a Ronchi dei Legionari ben collegato con strade e autostrade all’intera regione, mentre la Basilicata, pur con una superficie della metà del Veneto, che ha 4 aeroporti, non ne ha nessuno. Nel frattempo in Basilicata per andare da Matera a Maratea è un supplizio, essendo inesistente quella via veloce di collegamento tra lo Ionio e il Tirreno chiesta addirittura dagli eroi risorgimentali Albini, Racioppi, D’Errico e ancora oggi inesistente.
Infine il Friuli che è confinante con le aree più ricche d’Europa e quindi del Mondo, si trova in prossimità di mercati rilevanti con cui commerciare e fare sviluppo. La Basilicata confina con le regioni europee, stando a Eurostat, più povere (Campania e Calabria), si trova al centro del Mediterraneo ridotto a periferia dei commerci mondiali e a una delle aree più instabili del pianeta, privo di infrastrutture utili a beneficiare della sua posizione strategica e di sviluppare la logistica integrata con i porti di Taranto e Gioia Tauro.
Insomma caro Fedriga di cosa parla? Dove è la bacchetta magica per il Sud e quale sarebbe l’occasione da cogliere? Uno Stato miope che si gingilla con progetti ridicoli come la riforma Calderoli? Sarebbe bene che Bardi spieghi come vede il futuro della Regione, con e senza autonomia differenziata, su quali materie intende chiederla, visto che ha aderito al progetto Calderoli, come intende finanziarla e se intende chiedere il ripristino della par conditio tra le regioni.
Insomma da un Presidente di Regione ci si aspetta un minimo di visione e di proposte di lungo termine invece di un infantile entusiasmo per dinamiche che nulla c’entrano con l’amministrazione regionale e che nel lungo periodo sono invece dannose.