Macchia, la Cassazione respinge il ricorso dei pm potentini

5 maggio 2023 | 14:27
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Macchia, la Cassazione respinge il ricorso dei pm potentini
Donato Macchia

L’imprenditore, indagato per turbativa d’asta, resta a piede libero

Ieri, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura della Repubblica di Potenza, che insisteva per l’applicazione di misure cautelari, nei confronti dell’imprenditore Donato Macchia, Lorenzo Navazio (patron del Melfi calcio) e Lorenzo delli Gatti nell’ambito dell’indagine relativa all’assegnazione nel 2020 di un lotto fondiario Ismea nell’agro di Melfi.

La Procura della Repubblica di Potenza aveva, infatti, proposto ricorso per Cassazione avverso il provvedimento del Tribunale del Riesame di conferma del rigetto della richiesta di applicazione di misure cautelari già pronunciato dal Gip di Potenza che, ritenendo non sussistere l’aggravante mafiosa contestata, si era già dichiarato incompetente. La Corte di Cassazione, accogliendo uno dei motivi di ricorso presentati dai legali di Macchia, ha quindi definitivamente chiuso la parentesi cautelare dichiarando inammissibile il ricorso della Procura, di cui comunque la stessa Procura Generale presso la Suprema Corte aveva chiesto il rigetto.

Il patron del Potenza calcio dunque rimane indagato a piede libero per turbativa d’asta. Dalle intercettazioni disposte dalla Procura nell’ambito delle indagini emerge un presunto patto collusivo tra Macchia e Lorenzo Delli Gatti, presunto appartenente all’omonimo clan e ritenuto dagli inquirenti dirigente e organizzatore dell’associazione mafiosa operante nel Vulture Melfese.

Nell’ambito della procedura per l’aggiudicazione di un lotto fondiario in agro di Melfi, secondo la Procura di Potenza, l’imprenditore Macchia avrebbe presentato, in modo strumentale, un’offerta economica largamente inferiore al fine di agevolare il clan che aveva mire espansionistiche sui terreni messi a bando da Ismea.

“Per la presunta turbativa d’asta per la vendita di un fondo di 47 ettari da parte di Ismea, la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari per Navazio e Macchia. Il gip, pur confermando l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza in capo a entrambi gli imprenditori, aveva escluso l’aggravante mafiosa e si era dichiarato territorialmente incompetente poiché la vendita del fondo era avvenuta a Roma. Il pm Gerardo Salvia e il procuratore capo Francesco Curcio avevano fatto appello al Tribunale del Riesame per il riconoscimento dell’aggravante mafiosa e dunque per riportare la competenza a Potenza. Appello che però era stato respinto. Da qui la decisione dei pm di ricorrere alla Cassazione che però ha dichiarato inammissibile il ricorso.