“La mafia a Scanzano Jonico porta ricchezza”

8 aprile 2023 | 12:54
Share0
“La mafia a Scanzano Jonico porta ricchezza”
Uno degli incendi dolosi a magazzino

Nel maggio prossimo le elezioni comunali: un’opportunità per lanciare una sfida politica e sociale agli inquinatori dell’economia e del tessuto civile

Sotto i nostri riflettori in queste settimane che precedono le elezioni comunali di maggio a Scanzano Jonico ci sono i candidati e gli esponenti politici locali. Pronunceranno mai la parola mafia, nel corso della campagna elettorale?

A quanto pare, e ormai da tempo, a Scanzano Jonico, comune già sciolto per mafia nel 2019, quella parola è tabù. Guai a pronunciarla. Se lo fai sei nemico della città, denigratore dei cittadini, demolitore dell’immagine del luogo che vive di turismo e di agricoltura. In verità ci sarebbe un’altra ragione: la “mafia qui porta ricchezza.” O, per essere più precisi, certi personaggi dal soldo facile spendono molto di più di un semplice cittadino. Nei bar, nei locali, nei ristoranti volerebbero banconote a gogò. A loro il denaro da spendere non gli manca.

Chissà se c’è ancora qualcuno che chiede il pizzo come si faceva un tempo. Crediamo che questa pratica si sia modernizzata. Ormai i mafiosi offrono servizi, anche a basso costo. Servizi soprattutto per l’agricoltura e per il turismo. Per quale ragione un magazzino di stoccaggio di frutta e ortaggi non dovrebbe acquistare i pallet o le cassette dal mafioso che li offre a un prezzo più basso del mercato? Il cittadino che mi contatta, lo dice quasi sottovoce: “qui a Scanzano la mafia porta ricchezza.” Vende, acquista, offre servizi e spende. Riciclaggio dei proventi illeciti. Niente di nuovo. Lo abbiamo scritto e testimoniato in tutte le salse da anni, prevedendo con largo anticipo quello che sarebbe accaduto: questi signori criminali puntano al radicamento e al consenso sociale, all’affermazione di un potere non solo su interi settori dell’economia locale, ma sulle persone. Ci stanno riuscendo avanzando a passo sostenuto e senza difficoltà.

Qualche giorno fa, l’ex sindaco di Scanzano, Salvatore Jacobellis, scrive sul suo profilo Facebook dell’ennesimo episodio intimidatorio subito: Oggi ennesimo danneggiamento alla mia auto. Dazio che si paga quando si decide di denunciare in un territorio popolato da mafiosi e da conigli. E’ uno dei pochi a pronunciare quella parola da anni, subendo gravi conseguenze. Ma aggiunge anche un’altra parola dal chiaro significato: conigli. E sappiamo per vie dirette che da quelle parti i conigli abbondano. E non vogliamo confonderli con coloro che per “legittima difesa da possibili ritorsioni” sono costretti ad indossare la benda e i finimenti del mulo.

Non è un caso se nelle parole di solidarietà all’ex sindaco di alcuni esponenti sindacali e politici del territorio, la parola mafia non viene pronunciata. La ragione ufficiale, molto simile a una negligenza cognitiva, è sempre la stessa: evitare di infangare una Città. Se il tessuto civile e sociale fiancheggia e accoglie i mafiosi nei luoghi pubblici, accetta i loro soldi, i loro servizi le prospettive di riscatto si allontanano.

Ma c’è un’altra situazione che rende difficile una reazione sociale anti mafia: la non mafia (clicca qui) che in quel territorio appare relazionarsi, seppure sotto traccia, con quella criminalità organizzata che, invece, chiamiamo mafia. Se la non mafia e la mafia si alleano organicamente, nel quadro di un fiancheggiamento sociale, Scanzano e il Metapontino si mettono sulla strada di un brutto destino.

Staremo a vedere chi dei candidati alle prossime elezioni comunali pronuncerà quella parola avendo la consapevolezza che il male lo si affronta anche riconoscendolo e chiamandolo per nome. E staremo a vedere se nelle liste ci saranno esponenti collegati alla mafia o esponenti della non mafia.