“Ecco che uno si distrae al bivio, si perde.” Oscar Iarussi dove vuole andare?

20 aprile 2023 | 20:58
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“Ecco che uno si distrae al bivio, si perde.” Oscar Iarussi dove vuole andare?
La copertina dello speciale che la Gazzetta ha dedicato a Scotellaro

Il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno celebra Scotellaro con un articolo controverso

Oscar Iarussi, direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, ieri 19 aprile, scrive un lungo articolo dedicato a Rocco Scotellaro nel Centenario della nascita. Piuttosto stravagante se non schizofrenico appare l’impegno del giornale appulo-lucano nel celebrare il grande intellettuale di Tricarico, dopo aver ospitato tra le sue pagine ambigui personaggi che si divertono ad insultare Carlo Levi e, quindi, lo stesso Scotellaro. Personaggi che addirittura hanno avuto l’onore della visibilità nel corso del convengo sui 150 anni dalla nascita del giornale oggi diretto Iarussi.

Con la cultura non si gioca, né si fa spettacolo giornalistico soprattutto quando a rimetterci sono la storia, i fatti e gli intellettuali degni di grande rispetto. Non a caso il direttore Iarussi, nel suo articolo parte con un falso incredibile: “La scomparsa prematura lo condanna allo status di fratello minore o di figlio adottivo della generazione dei Carlo Levi, Manlio Rossi-Doria, Adriano Olivetti, Rocco Mazzarone, Ernesto De Martino, Franco Fortini.” Probabilmente è uno scherzo. Scotellaro semmai è stato e continua ad essere figlio del dio minore della sottocultura lucana, della mediocrità e dell’ipocrisia dei denigratori di Carlo Levi e di coloro che vogliono allontanarlo dal legame strettissimo, inscindibile, con Scotellaro. Operazione quest’ultima a cui stiamo assistendo con sconcerto proprio in queste settimane di celebrazioni.

Iarussi non si ferma allo scherzo del figlio adottivo e del fratello minore e scrive: Se poi volete vedere la faccia che aveva lui, la ritrovate nel museo materano di Palazzo Lanfranchi: Scotellaro è fra i personaggi ritratti nel telero Lucania ‘61 di Carlo Levi, il quale ne restituisce l’aspetto arcaico e una paradossale modernità postuma. «Rosso di capelli». La faccia di Scotellaro?  Caro Iarussi, la faccia, il cuore, l’anima, il dolore, la speranza, la ribellione di Scotellaro sono nella sua opera, la stessa opera in cui nessuno vuole guardarsi. Nessuno vuole guardarsi nello specchio del Cristo, dell’Uva Puttanella e della vita tormentata del poeta e politico di Tricarico. L’autoreferenzialità e le cattedre trasformate in palcoscenici non hanno bisogno di verità storiche né di ferite da cui imparare e da rimarginare: la scena è sufficiente. E tu hai scritto un articolo “tanto per…”, infilandoti nella schiera dei denigratori della verità.

Anche la vicenda giudiziaria di Rocco viene tendenzialmente rimossa, con la sua sostanza di dolore e di testimonianza umana e politica. Basta vedere i testi in circolazione in queste settimane. Perché? Eppure bisognerebbe parlarne, bisognerebbe guardarsi nella sofferenza di un uomo che ha patito l’onta del fango morale per causa della sua onestà e intelligenza.

Ciò che importa, invece, sono i dilemmi d’amore, la faccia al museo e via spettacolando. Ma non c’è da sorprendersi. Iarussi è lo stesso che ha lasciato che la redazione di Potenza diventasse il megafono del provincialismo di Gaetano Cappelli, da egli addirittura definito “maestro”. E’ lo stesso che non ha mai risposto a una lettera aperta di Graziella Salvatorein cui la sociologa pone con dovizia di argomenti la questione di Levi e della “vergogna nazionale”, mettendo a nudo l’ambiguità culturale di personaggi come lo stesso Iarussi e contestando con forza una delle idiozie scritte dallo stesso Cappelli sulla Gazzetta: Carlo Levi «ce l’ha coi terroni» e «al progressista Levi, non piacciono nemmeno i contadini!». Ad ogni modo, ad una lettera aperta si risponde sempre, perché il confronto è il battito di cuore della democrazia.

articolo Iarussi
cappelli

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