Basilicata, elezioni amministrative: dal civismo al cinismo
Le liste, in molti casi, sono la rappresentazione plastica di una regione intossicata dal potere
A Lavello in campo dietro le quinte, ma con la massima visibilità, il discusso imprenditore Antonio Liseno. Dopo aver trascorso anni di luna di miele con l’ex sindaco Sabino Altobello, dal quale ha ottenuto tutto ciò che poteva ottenere, questa volta decide di fare da sé, in pieno conflitto con il suo vecchio amico. Qui la domanda è perché un imprenditore, molto discusso, coinvolto in diverse vicende giudiziarie, con le mani in pasta in diversi settori decide di fare una propria lista per concorrere alla guida della città? E’ certo che lo fa per il bene di Lavello. Non perde tempo Liseno, e come dai più classici dei copioni, comincia dalle cene elettorali: “Buon pomeriggio. Antonio Liseno è lieto di invitare te ed il/la tuo/a caro/a alla cena che si terrà sabato 22 aprile, alle ore 20:30, presso la Sala Pavilion del San Barbato Resort. Chiedo la cortesia di confermarmi la tua presenza e se verrai da solo o accompagnato. Vi aspettiamo !!”. E’ il messaggio WhatsApp inviato agli amici e ai potenziali elettori. A Lavello, come in altri Comuni, nelle liste c’è una confusione incredibile nel quadro di una forte frammentazione di quelli che all’apparenza sarebbero partiti politici. Parenti, amici, cugini, mescolati a destra e a manca non si capisce sulla base di quali ideali e di quali programmi. Bontà loro. Non entriamo nel merito delle liste e dei candidati perché servirebbe soltanto a provocarci un mal di testa, tanto a che serve?
A Scanzano Jonico, dove il vecchio Consiglio comunale è stato sciolto per mafia e dove pronunciare la parola mafia è paradossalmente un tabù, tra i candidati sindaci c’è lui, il leghista consigliere regionale Pasquale Cariello. Condannato in Cassazione per “minaccia e lesioni personali (aggravate dall’uso di un bastone)”. Cariello si è anche distinto in occasione delle ultime elezioni politiche quando, all’esito del voto, ha fatto dichiarazioni inquietanti contro “i traditori”. Ma c’è di più. Dobbiamo anche ricordare che nel corso della campagna elettorale delle regionali nel 2019 sarebbe stato proprio Cariello a portare Matteo Salvini nei capannoni dell’azienda ortofrutticola di Aldo De Pascalis a Scanzano. De Pascalis finì in carcere nel maggio 2021, accusato di riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga. Secondo gli inquirenti “il canale di riciclaggio del denaro sporco dei trafficanti dei fratelli Solimando era reinvestito nell’azienda agricola De Pascalis, fra le più importanti del Materano che nel giro di pochi anni grazie agli apporti di capitali illeciti garantiti dai partners criminali è divenuta una realtà economica di rilevatissimo rilievo.” In quella circostanza, nel 2019, ad accompagnare Salvini per un incontro elettorale c’erano anche Pasquale Pepe, allora senatore lucano e vice presidente della Commissione parlamentare antimafia e l’ex commissario leghista in Basilicata Marzio Liuni. Ancora qualche settimana fa De Pascalis è stato destinatario di una misura cautelare in carcere.
Lavello e Scanzano Jonico sono i due casi estremi che testimoniano simbolicamente le anomalie di una politica finita al guinzaglio del potere economico e imprenditoriale. Ci sono altri casi, per esempio Pignola, in cui gli imprenditori mettono il cappello sulle elezioni. Niente di nuovo, ma molto di anomalo. Non mancano ritorni della vecchia guardia, come nel caso di Muro Lucano, ultraottantenni all’assalto del Municipio.
Il panorama è chiaro: le grandi manovre sono ancora una volta appannaggio dei soliti personaggi di un sistema che non vuole mollare la presa: da Paolo Laguardia, tutto fare dei Gal, agli esponenti di Confindustria, dai Pittella ai Margiotta, da Polese a Braia, da Pepe a Quarto, da Viceconte a Taddei, con tutto il corollario di giornali, organizzazioni professionali e imprenditoriali al seguito.
Sullo sfondo le elezioni regionali e quelle europee del 2024. Sul piatto le risorse del Pnrr. In pratica, le comunali del 14 e 15 maggio prossimi non sono altro che una partita di potere, fatte le dovute eccezioni. Intanto, tutte le questioni più scottanti che riguardano l’amministrazione regionale, come da tradizione, sono tenute sulla graticola spenta in attesa del voto dell’anno prossimo. Questa regione continua ad accomodarsi sulla sedia a dondolo della storia: l’illusione di essere in movimento, mentre è ferma da decenni.