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Matera, ragazza non vedente molestata su WhatsApp

30 marzo 2023 | 18:15
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Matera, ragazza non vedente molestata su WhatsApp

Vittima di una minaccia sessuale esplicita: “ma la mia associazione, l’Uici, non mi ha tutelata”

Dopo essere stata inserita, senza il suo consenso, in un gruppo WhatsApp, riceve un messaggio da un uomo che non conosce e lo prega di cancellare immediatamente il suo numero. Questi indispettito le rivolge una minaccia sessuale esplicita: “Ti sc… subito”.

A raccontare l’accaduto è Paola, 33enne materana non vedente, protagonista suo malgrado dello spiacevole episodio. “Inserita senza permesso in una chat, ho fatto notare il mio disappunto e sono uscita. Un minuto dopo sono stata contattata da uno sconosciuto con un nome abbastanza strano, uno di quei nickname… Non è mai bello essere contattati da sconosciuti, figuriamoci per una disabile della vista. Noi, spiega la giovane donna, siamo piuttosto diffidenti con il mondo esterno perché non possiamo vedere. Allora ho chiesto come avesse avuto il mio numero e lui mi ha fatto il nome della persona che lo aveva condiviso sul gruppo, anche lei come me non vedente e socia dell’Uici Basilicata. A quel punto gli ho intimato di cancellare immediatamente il mio numero e lui per tutta risposta mi ha scritto quella frase obbrobriosa.

Superato un primo momento di turbamento, Paola,  si è rivolta alla sua associazione, l’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti Basilicata, condividendo il contenuto osceno di quella chat e raccontando quello che le era accaduto, con l’intento di mettere in guardia soprattutto le altre donne da episodi simili e chiedendo una presa di posizione nei confronti della socia che l’aveva inserita nel gruppo.

Quello che ho chiesto, racconta Paola, è che l’Uici facesse il possibile per garantire la tutela e la sicurezza dei suoi associati anche alla luce dello Statuto dell’Unione che, all’articolo 9, prevede la censura per chi commette mancanze lesive dell’Uici, dei suoi Organi o di soci. Speravo di ricevere tutela dalla mia Unione, invece la presidente regionale è intervenuta con un messaggio scritto dicendomi che non avrei dovuto condividere quella chat nel gruppo ‘Confrontiamoci Uici Bas’ e che l’Unione stessa non doveva essere coinvolta perché non responsabile degli atti dei singoli soci”.

Io non mi sono sentita tutelata dalla mia Unione. Lo stesso presidente provinciale di Matera si è chiuso in un silenzio, assordante. L’unica che ha preso la parola, aggiunge la 33enne, è stata la vice presidente regionale la quale, ritenendo grave l’accaduto, ha voluto discuterne nel Consiglio regionale dell’Uici tenutosi nei giorni scorsi. Alla fine della fiera, ammette la giovane, sono stata condannata io perché secondo questi signori avrei dovuto sapere che esiste un modo tecnico (una modalità di Privacy) per evitare che la socia mi inserisse in quel gruppo. Sto ancora meditando di andare a esporre denuncia dai carabinieri, aggiunge Paola, perché mi sono sentita violata in casa mia. Resta l’amarezza per l’atteggiamento della mia Unione.

Non nascondo che questo atteggiamento mi ha delusa molto. Non era quello che mi aspettavo, conclude la giovane, al contrario speravo che lo spiacevole episodio accaduto a me potesse servire per promuovere un incontro formativo sui pericoli dei social e su come prevenirli. E invece niente di tutto questo. La paura che ho provato, in questa vicenda, è giustificata anche dall’essere disabile della vista, conclude Paola. Dicendo che avrei dovuto sapere che esiste una funzione per la privacy significa non tenerne conto ed è come affermare che me la sono cercata. Come quando una donna viene violentata e poi alla fine è colpa sua perché indossava la minigonna. Quando la smetteremo di dare la colpa alle donne?”