La vera storia dei pionieri delle radio libere

14 marzo 2023 | 12:43
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La vera storia dei pionieri delle radio libere

Un saggio di Marcello Lorrai – L’Italia e le sue Regioni (2015)

Oggetto del  saggio di Marcello Lorrai, pubblicato sulla Treccani, è il nuovo scenario di radiofonia indipendente che si apre a partire dai primi anni Settanta. Con l’irruzione nell’etere di migliaia di emittenti e la fine del monopolio della Rai l’Italia fa da battistrada all’apertura alla radiofonia indipendente delle legislazioni dei Paesi dell’Europa occidentale. Ma in Italia la transizione avviene con un brusco salto, senza essere pilotata da un adeguamento legislativo. Nei primi anni l’assenza di regolamentazione del settore consente uno sviluppo della radiofonia indipendente al contempo quantitativamente imponente ed estremamente variegato.

Fino ai primi anni Settanta in Italia la vicenda della radiofonia – così come quella della televisione – è caratterizzata da un regime di monopolio statale. Lo Stato italiano si confronta con la novità della radio nel periodo immediatamente successivo alla Prima guerra mondiale. In questa fase iniziale l’atteggiamento dello Stato è incerto, e vengono autorizzate concessioni all’esercizio della radiotelegrafia a società nate grazie a capitali stranieri.

Anche accogliendo le sollecitazioni di Guglielmo Marconi (1874-1937), che raccomanda di autorizzare le concessioni a una società italiana, nel 1923 il governo di Benito Mussolini (1883-1945) conferisce allo Stato l’esclusiva sull’impianto e la gestione delle reti di trasmissione radiofonica, con la possibilità di esercizio in concessione da parte di terzi. Nel 1924 nasce l’URI (Unione Radiofonica Italiana), che diventa la prima concessionaria in regime di monopolio. Con l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), che nel 1927 succede all’URI, cresce il ruolo dello Stato nel settore e aumenta la sua attenzione alle trasmissioni, il cui controllo viene affidato a un comitato istituito dal Ministero delle Comunicazioni. Negli anni Venti l’Italia aderisce così all’orientamento che, Gran Bretagna in testa, prevale nella gran parte dell’Europa con la costituzione di società radiofoniche a capitale pubblico destinate a gestire il servizio in regime di monopolio, e con la radiofonia privata come marginale eccezione (nella Spagna pre-guerra civile e poi franchista, o in Lussemburgo, per es.). Nel 1944 poi la RAI (Radio Audizioni Italia) sostituisce l’EIAR e, dieci anni più tardi, diventa RAI-Radiotelevisione italiana.  Clicca qui per continuare a leggere