Ecco il nuovo Codice degli appalti: mafia e corruzione ringraziano

29 marzo 2023 | 13:58
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Ecco il nuovo Codice degli appalti: mafia e corruzione ringraziano
Salvini e Meloni (Foto, Il Fatto Quotidiano)

Entrerà in vigore dal 1° aprile 2023 e sarà operativo dal 1° luglio 2023

Con il nuovo codice del governo Meloni arriva l’appalto integrato, che prima era vietato e che permetterà ora di attribuire con una stessa gara il progetto e l’esecuzione dei lavori. Inoltre per garantire la conclusione dei lavori, si potrà procedere anche al subappalto cosiddetto a cascata, senza limiti.

Una delle altre novità è l’appalto sotto soglia. Con il tetto di 5,3 milioni le stazioni appaltanti potranno attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando comunque il principio della rotazione delle imprese. Per gli appalti fino a mezzo milione di euro le stazioni appaltanti e i Comuni più piccoli potranno procedere direttamente, senza passare per le stazioni appaltanti qualificate.

“In particolare, fino a 150mila euro si procede con affidamento diretto, fino a 1 milione la procedura negoziata senza bando invitando 5 imprese, numero che sale a 10 per i lavori sotto la soglia Ue di 5,38 milioni. La gara vera e propria resta una possibilità residua per questa ultima fascia di lavori, anche se non ci dovrebbe più esser nel testo la richiesta di una “adeguata motivazione” per indirla (che sarebbe stato un disincentivo ancora maggiore). Secondo una stima del Sole24Ore su dati Anac, in queste condizioni il 98% dei lavori potrà esser assegnato senza bando per un valore di circa 19 miliardi.”

Novità anche sulla cosiddetta “paura della firma”: niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità. Tutele simili per la questione dell’illecito professionale. In particolare, per alcuni tipi di reato, l’illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari.

E che dire del dissenso costruttivo?  In sede di conferenza di servizi l’ente che esprime il proprio no a un progetto, non solo dovrà motivare, ma soprattutto dovrà fornire una soluzione alternativa. Come dire, “l’impianto eolico si deve fare comunque.” Basta con i dinieghi.

Il mondo della corruzione ringrazia. Pensiamo a quelle situazioni in cui per favorire le ditte amiche i politici e i tecnici devono inventarsi gli escamotage più creativi. Ora non più, tutto facile. Pensiamo a quelle situazioni in cui i cartelli imprenditoriali sono radicati sul territorio con legami non sempre trasparenti con la pubblica amministrazione, con le nuove norme si perde di fatto il controllo delle attività in subappalto, con il serio rischio di facilitare le infiltrazioni mafiose. Inoltre stazioni appaltanti poco qualificate, come quelle di piccoli Comuni, sono meno controllabili, come già accade oggi, ed esposte al rischio di fenomeni corruttivi. Tra l’altro, lo dice Anac, “aver alzato a 500.000 euro la soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti è come sostenere che, poiché in città si va più lenti, per guidare non serve la patente.” Pensiamo appunto ai piccoli Comuni o alle piccole stazioni uniche appaltanti, molto presenti in Basilicata. Consentire di fare appalti fino a mezzo milione di euro anche a chi non è in grado di gestirli, produce un rischio enorme sul piano delle procedure e della trasparenza. E attenzione, dice l’Anac, “si tratta di quasi il 90% del totale degli affidamenti, che sono normalmente di piccolo importo. Rischiamo così che tali appalti, proprio per l’incapacità delle stazioni appaltanti durino molto di più e che i soldi vengano buttati.”

A proposito degli affidamenti sotto soglia l’Anac avverte: “attenzione: occorre considerare se davvero sia opportuno prevedere che sempre e in ogni caso si possano acquistare direttamente, senza pubblicità preventiva e senza neanche fare un minimo di analisi di mercato, beni e servizi fino a 140.000 euro. I piccoli artigiani si sentiranno garantiti da tale scelta discrezionale, che in molti enti di piccole dimensioni riguarda la maggioranza dei contratti? E i cittadini potranno fidarsi che questo porti al servizio migliore, più efficiente ed efficace? Purtroppo in molti casi si finirà per privilegiare i soliti, i più vicini al dirigente o all’amministratore locale, non le imprese migliori, quelle con i prezzi più bassi, quelle che lavorano meglio. A volte, semplicemente perché non li si conosce.”