Lo sfruttamento dei lavoratori a San Nicola di Melfi: parla un ex ispettore dell’Inps

17 marzo 2023 | 10:35
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Lo sfruttamento dei lavoratori a San Nicola di Melfi: parla un ex ispettore dell’Inps

Appalti illeciti, sfruttamento del lavoro e frodi fiscali, reati perpetrati soprattutto nel settore della logistica

Nella puntata del 17 febbraio scorso di Spotlight, magazine di approfondimento di Rainews24 si è parlato di appalti illeciti, sfruttamento del lavoro e frodi fiscali, reati perpetrati soprattutto nel settore della logistica, una problematica che a molti sembrerà distante dalla nostra realtà. In verità basta spostarsi a San Nicola di Melfi per rendersi conto che queste problematiche sono da tempo molto più diffuse di quanto si pensi, così come hanno sperimentato sulla loro pelle i lavoratori della logistica e come ho potuto constatare nella mia esperienza lavorativa.

È nel settore dell’indotto e della componentistica che si evidenziano tali problematiche. Importanti società di logistica, di norma Società per Azioni, girano i loro appalti a società controllate, società a responsabilità limitata (S.r.l.) il cui capitale sociale è spesso condiviso con operatori presenti sul territorio, queste ultime subappaltano parte dei lavori a cooperative o piccole S.r.l. Occorre evidenziare che ogni subappalto dovrebbe essere indicato ed autorizzato in scala gerarchica da ogni soggetto appaltante sin ad arrivare al committente primario, ma ciò in molti casi non avviene benché spesso il contratto vieti l’uso non autorizzato a “scalare” del subappalto, per un motivo semplice: la legge prevede una responsabilità in solido dell’appaltante per eventuali debiti sia fiscali che contributivi e nei casi più gravi, ove sia dimostrato un controllo diretto sull’azienda appaltatrice, si può risponde anche penalmente.

Cosa succede in realtà? Un esempio emblematico è il subappalto concesso da una cooperativa, già subappaltante, ad un’altra ulteriore cooperativa che nasce in pratica all’atto dell’assunzione dell’appalto, il cui presidente assume tale ruolo senza alcuna capacità imprenditoriale, né lavorativa: un disoccupato di lungo periodo con pochissimi contributi versati da un’azienda di pompe funebri come operaio generico. Questo signore fa il presidente di una coop che assume da subito circa 100 dipendenti e movimenta mensilmente solo per retribuzioni e contributi oltre 200mila euro, in un anno circa 2,5 milioni di euro. In pratica questo presidente appare sin da subito una evidente “testa di legno”.

Il gioco dei turni e dei livelli

Inoltre la cooperativa vanta sin dalla sua costituzione un credito IVA di circa 400mila euro, pur non avendo effettuato acquisti di alcun tipo, per altro tutti i mezzi (carrelli sollevatori ed attrezzature) sono concessi in comodato gratuito dall’appaltante. I dipendenti vengono assunti tutti con agevolazioni contributive e fiscali e riportati al 1° livello del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro), pur svolgendo mansioni certamente superiori come carrellisti (la mansione di carrellista è indicata fra il 3° e 4° livello del relativo CCNL). In aggiunta sono riportati sul LUL (Libro Unico del Lavoro) e retribuiti come svolgenti tutti il turno centrale di lavoro, in pratica 8-17 dal lunedì al venerdì, nel mentre svolgono ovviamente la loro attività di logistica nella modalità del “just in time” secondo le necessità del committente, quindi nei vari turni (mattino, pomeriggio notte) in tutta la settimana compresi sabato, domenica ed eventuali festivi, ne deriva che nessuna maggiorazione contrattuale è loro corrisposta sulla retribuzione.

Chiamati a fornire informazioni né il presidente, né incredibilmente il consulente, sono in grado di dare notizie di alcun genere: sui turni di lavoro e retribuzioni, sul credito IVA, né ovviamente sulle capacità di management del presunto presidente. Quest’ultimo abbandona il campo subito dopo l’inizio degli accertamenti,  sostituito da un manovale edile disoccupato di lungo periodo, anche questi assume da un giorno all’altro il ruolo di presidente ovviamente non è in grado di spiegare alcunché e perché sia stato scelto dai soci a svolgere tale incarico. Subito dopo il primo incontro di visita ispettiva si dimette ed è immediatamente sostituito da due presidenti di nazionalità ucraina, residenti in Ucraina, la sede legale della cooperativa è trasferita a Londra presso un domicilio ovviamente fittizio. La cooperativa cessa istantaneamente quindi ogni attività e il subappalto con tutti i dipendenti passa di mano ad altro soggetto.

Un altro esempio: il licenziamento calcolato

In un altro caso la cooperativa è sostanzialmente controllata dal socio locale e legale rappresentante della S.r.l. appaltante il quale non solo “nomina” i vari presidenti della cooperativa, compreso suo nipote, ma di fatto pur non avendone alcun titolo effettua l’assunzione di tutta la manodopera. Anche in questo caso la cooperativa nasce in pratica con l’assunzione dell’appalto, tutti i dipendenti assunti con agevolazioni contributive e benché quasi tutti carrellisti sono contrattualizzati al 1° livello del CCNL.

Nel caso di specie una volta cessati i benefici derivanti dagli sgravi contributivi e fiscali triennali la coop cessa la sua attività, licenzia tutti i lavoratori che vengono assorbiti da una S.r.l. costituita ad hoc e il cui legale rappresentante risulta essere un ex interinale già assunto in passato dalla stessa appaltante con contratti a tempo determinato e con la qualifica di “personale non qualificato addetto ai servizi di custodia di edifici”. Il passaggio dei lavoratori alla nuova S.r.l. è subordinato alla accettazione di questi di una dichiarazione di non aver nulla a pretendere dalla coop! Chi non accetta è licenziato, sul punto occorrerebbe aprire un altro capitolo, ma basti sapere che in queste realtà nulla è fatto per nulla.

Non solo San Nicola di Melfi, nelle storie di ordinario sfruttamento dei lavoratori in Basilicata, per effettuare lavori lungo una linea ferroviaria una importante impresa, aggiudicataria dei lavori, appalta ad una cooperativa napoletana i servizi di guardiania dei cantieri, per la precisione il servizio di piantonamento fisso a mezzo di operatori logistici non armati. Contrattualmente il lavoro di guardiania era svolto a chiusura dell’attività di lavoro ordinaria dei cantieri, quindi dalle 17 alle 7 del giorno successivo, ovviamente nel fine settimana continuativamente dalle 17 del venerdì alle 7 del lunedì, così come nei festivi.

La cooperativa subappalta ad una S.r.l.s. nonostante il contratto prevedesse all’art. 6 espressamente il divieto di cessione dell’appalto medesimo a qualsiasi titolo senza il consenso espresso della ditta appaltante, consenso né richiesto e né logicamente mai concesso. Risultato: il subappaltante manca dei requisiti necessari a svolgere il servizio, i lavoratori sono tutti assunti e retribuiti con contratto di lavoro part-time per 4 ore giornaliere da lunedì a venerdì in fascia oraria ordinaria, ma il lavoro è ovviamente svolto in turni pomeridiano e notturno di otto ore, ovvero domenicale o festivo, e vengono retribuiti al livello più basso del CCNL.

Conclusioni provvisorie

I fatti narrati avvengono nell’indifferenza dei soggetti politici ed istituzionali deputati a garantire diritti e legalità, le denunce puntuali e documentate non hanno prodotto alcun intervento, nonostante la dimostrata elusione ed evasione fiscale e contributiva e soprattutto l’evidente sfruttamento della manodopera, sul punto non si può ignorare il silenzio delle organizzazioni sindacali lucane, che in alcuni casi purtroppo appare come una esplicita connivenza con le imprese.

Infine, di fronte a ciò, una giovane PM di Potenza con molta superficialità evidenziava come i lavoratori avrebbero potuto far valere i propri diritti in sede amministrativa o civile, ovviamente sul punto basta ascoltare quanto di contro afferma il PM dell’intervista nel servizio televisivo sopra citato, purtroppo i lavoratori vivono in uno stato di palese necessità e difficilmente denunciano e quando lo fanno si trovano di fronte ai meccanismi determinati dall’apparato burocratico dell’Ispettorato del Lavoro o della Magistratura civile del lavoro che impediscono spesso una tangibile risposta positiva, anzi frequentemente il licenziamento senza alcuna compensazione è il risultato ultimo.

Purtroppo i lavoratori vivono in uno stato di palese necessità e difficilmente denunciano, e quando lo fanno si trovano di fronte ai meccanismi burocratici dell’Ispettorato del Lavoro o della Magistratura civile del lavoro che impediscono spesso una tangibile risposta positiva, anzi frequentemente il licenziamento senza alcuna compensazione è il risultato ultimo.

∗Enzo Trama – già responsabile vigilanza ispettiva INPS di Potenza

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