Basilicata. Le tre buste della politica e la cecità dei lucani

5 marzo 2023 | 16:32
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Basilicata. Le tre buste della politica e la cecità dei lucani

Si racconta di un presidente che decide di cedere il comando della Regione a un suo uomo fidato…

Devo aver letto da qualche parte, non ricordo dove né quando, la storiella del dittatore sudamericano e delle tre buste. Una metafora, e anche no, che può essere estesa a molti “politici” di destra, di sinistra di sopra e di sotto, di alto e basso rango. Il racconto mi torna in mente in questi giorni ricchi di riunioni riservate e concitate nei retrobottega degli affari in vista delle prossime lezioni comunali e regionali. Provo ad adattare la storiella alla situazione lucana.

Si racconta di un presidente che decide di cedere il comando della Regione a un suo uomo fidato. A questi il cedente regala tre buste: “le dovrai aprire quando ti troverai in gravi difficoltà.” Dopo qualche tempo il nuovo capo del governo regionale si trova ad affrontare una grave crisi sociale, proteste e ribellioni in tutto il territorio. Si ricorda delle buste e apre la prima, in cui c’è scritto “dai la colpa al tuo predecessore”. E così fa, attraverso la televisione e i giornali parla al popolo e spiega che il presidente che lo ha preceduto ha colpevolmente lasciato la regione in condizioni disastrose e che quindi c’è bisogno di tempo per riparare alle macerie sociali ed economiche lasciate in eredità. Il popolo gli crede e tutto torna alla normalità. Il governo regionale va avanti per qualche tempo, ma ritornano i disordini e le proteste. Il presidente apre la seconda busta in cui c’è scritto “dai la colpa alla crisi economica, alla pandemia, alla guerra, a tutto quanto ti capita a tiro.” E così fa, attraverso la televisione e nelle piazze racconta che la colpa è della crisi economica generata da oscure manovre di potenti nemici della trasparenza e del cambiamento. Il popolo gli crede e tutto si placa. Passa qualche tempo, ma riprendono le proteste e i disordini con maggiore intensità e violenza. A quel punto il capo del governo regionale apre la terza busta in cui c’è scritto “prepara tre buste per il tuo successore”.

Le tre buste per il successore saranno uguali a quelle consegnate dal predecessore: stesso contenuto. La storia si ripete fino a quando al governo della regione arriva l’ennesimo presidente il quale rifiuterà le tre buste: “non servono, qui nessuno si ribella”.

A che cosa dovrebbe ribellarsi la gente di Lucania? Alla propria credulità. Nella scelta dei politici e degli amministratori regionali gli elettori o, se preferite, i cittadini, credono – o fanno finta di credere – alla favola della democrazia. Credono – o fanno finta di credere – alla fiaba delle idee che si confrontano e contrappongono nelle competizioni elettorali. Sono convinti di scegliere – e di decidere – sulla base delle appartenenze dei candidati agli ideali e alla cultura di sinistra o di destra o moderata o riformista o a tutte le altre patacche possibili. Ingenuità o furbizia? Tutte e due le cose.

Ingenuità dovuta alla credulità, o se preferite alla creduloneria, appena descritta. La furbizia appartiene ai “cittadini” devoti (per meschine convenienze personali) a questi personaggi che decidono in forma privata e per interessi privati la vita pubblica in tutte le sue sfere vitali. E chi sono questi personaggi? Quelli a cui della Basilicata interessa soltanto il ritorno in piccioli e consenso: politici, imprenditori, banchieri e i loro scrivani, da Milano a Reggio Calabria, da Roma a Potenza. Per capirci, questi non ci ingannano solo sul prezzo, ma sulla qualità della merce.

Non so in quanti abbiano capito che cosa vogliono fare della Basilicata questi signori. Credo pochi, anche perché molte cose sono chiare dai tempi dell’Eni e poi della Total, rese ancora più chiare con i provvedimenti scellerati che hanno consentito la devastazione del territorio con l’invasione barbarica delle turbine eoliche. Ancora oggi sono 4 gatti quelli che intuiscono che cosa si stia muovendo con le risorse del Pnrr e quali inganni si nascondano nei convegni e nelle dichiarazioni di Confindustria lucana e di taluni “ingenui e furbi” della politica e del mondo sindacale. Ancora oggi, pochi cittadini svegli hanno intuito che cosa stia accadendo nei settori della cultura, dell’editoria e dell’informazione. Insomma, si stanno spartendo tutte le risorse, con la tattica della distribuzione degli spiccioli ai cittadini. Lasceranno, come già accaduto,  macerie su cui riprendere a fare soldi e produrranno miseria su cui riprendere ad incassare consenso con promesse di lavoro e ricchezza.

Soltanto furbizia e credulità? No. I cittadini dovrebbero ribellarsi all’ipocrisia imperante e alla mediocrità diffusa. Come si fa a non vedere politici di tutti gli schieramenti che si stringono intorno a editori chiacchierati? Come si fa a non vedere personaggi discussi e cosiddetti intellettuali e giornalisti frequentarsi come amici di vecchia data? Come si fa a non vedere l’inadeguatezza di amministratori locali e regionali nell’affrontare problemi la cui soluzione richiederebbe soltanto buon senso? Come si fa ad ignorare l’invasione di impostori in ogni campo della vita pubblica? Giullari e menestrelli del potere, nocchieri senza carrozza e piedistalli di cartone?

E’ giustificabile la cecità su ciò che accade dietro le quinte, sulle malefatte nascoste, sulle ruberie tentate e commesse. Sul resto no, è tutto visibile. E’ giustificabile ignorare la realtà delle confraternite massoniche, delle tavolate tra amici in trattoria e nemici sui palchi, degli appalti truccati con cura, e di tutto quanto accade intorno alla falsa trasparenza della burocrazia asservita a inconfessabili interessi. Sul resto no, è tutto visibile. E chi non reagisce al visibile, consente l’espandersi dell’invisibile,  è complice e inganna se stesso.

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