Basilicata. La maledizione dei soldi: più ne arrivano e peggio è

10 marzo 2023 | 13:50
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Basilicata. La maledizione dei soldi: più ne arrivano e peggio è

Ecco dove finisce il denaro pubblico: assunzioni privilegiate, carriere predestinate, incarichi e affidamenti esclusivi

Ecco dove finiscono i soldi. Nel Consorzio di Bonifica, nei Consorzi industriali, in Acquedotto Lucano e in tutti gli altri enti mangia denaro pubblico. Il Consorzio Industriale di Potenza dopo aver assorbito decine di milioni di euro, forse centinaia negli ultimi 25 anni, è fallito. Il Consorzio di Bonifica, rimane un colabrodo di servizi e, senza l’assegnazione della gestione dei cantieri forestali, sarebbe già morto. Acquedotto lucano, senza il foraggiamento della Regione, centinaia di milioni di euro negli ultimi 20 anni, sarebbe fallito. L’Unibas senza il contributo regionale che attinge dalle risorse petrolifere, sarebbe al digestivo. Ed oggi per la verità non è messa tanto bene. Chissà come andrà a finire con Egrib e gli altri. Dei GAL abbiamo già parlato: risorse pubbliche spese senza resa per il territorio, ma con molta resa per chi ci mette le mani sopra.  Sembra il destino della Basilicata: “la maledizione dei soldi”. E con il Pnrr, la baldoria sta per ricominciare.

Più soldi arrivano più le cose peggiorano. Perché? Semplice, senza fare di tutta l’erba un fascio, abbiamo una classe dirigente pubblica mediocre, servile, autoreferenziale, vocata a delinquere (dal latino “venir meno al proprio dovere”), il cui unico scopo è la succulenta retribuzione ricevuta grazie ai servigi forniti ai politici che li nominano. Manager pubblici – si fa per dire – improvvisati e cifrati su curricula improbabili, a capo di enti che fungono da porte girevoli per assunzioni privilegiate, carriere predestinate, incarichi e affidamenti esclusivi.

E’ la Basilicata, bellezza. Quella dei politici che mentono senza saperlo, o facendo finta di non capire, quella degli imprenditori self-made man grazie ai soldi pubblici. Professionisti dell’inganno, animatori di confraternite d’affari. Fanno soldi in Basilicata e portano la ricchezza altrove. Trasferiscono capitali all’estero, investono in Romania, in Estonia, in Inghilterra, a Malta, a Cipro e ovunque i loro gruzzoli siano al sicuro. Fanno studiare i figli nelle migliori università, si curano nelle migliori cliniche private al nord o all’estero. Non si tratta di mafiosi né di narcotrafficanti, no. Anche se alcuni di loro frequentano resort di lusso e si lasciano volentieri coinvolgere in esperienze “stupefacenti”, in compagnia di personaggi di dubbia statura.

Sono imprenditori e politici “per bene”, quelli che il popolo bue continua a premiare a riverire, ad acclamare. Perché in fondo il popolo fesso è a loro che guarda con ammirazione.  E fin quando la gente non diventa intelligente, nel senso di intelligentia, “intendere-capire-capacità di trascegliere” non c’è speranza. I giovani fuggono? I paesi si spopolano? Non domandate le ragioni ai politici o a presunti esperti canuti, è inutile. Interrogate voi stessi, possibilmente guardando negli occhi i vostri figli o i vostri nipoti.