Autonomia differenziata: la fuffa dei Livelli Essenziali delle Prestazioni

29 marzo 2023 | 15:23
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Autonomia differenziata: la fuffa dei Livelli Essenziali delle Prestazioni
Roberto Calderoli

E così è nato il Comitato per i LEP, inventato da Calderoli e che già nell’acronimo indica una precisa volontà: CLEP, che ha la stessa radice di cleptomane: dal greco κλέπτω, rubare

E così è nato il Comitato per i LEP, inventato da Calderoli e che già nell’acronimo indica una precisa volontà: CLEP, che ha la stessa radice di cleptomane: dal greco κλέπτω, rubare

E così è nato il Comitato per i LEP, inventato da Calderoli e che già nell’acronimo indica una precisa volontà: CLEP, che ha la stessa radice di cleptomane: dal greco κλέπτω, rubare. Un buon auspicio per una legge sospettata di togliere a chi ha poco e dare a chi ha tanto. Né può rassicurare l’indignazione di Calderoli quando si accusa di incostituzionalità il suo DDL, visto che è l’autore del porcellum; legge elettorale che ci ha inguaiato non poco, salvo essere dichiarata incostituzionale a tempo di record dalla Corte nel 2014, ma solo dopo aver votato con quella legge nel 2006, 2008 e 2013.

Il sospetto che si metta il Paese dinanzi al fatto compiuto, tanto poi ci vorranno tempi quantici per la dichiarazione di incostituzionalità ma intanto il danno è fatto e al Nord si è lucrato tutto quello che si poteva lucrare.

Babbo Natale

Dovrebbe saperlo il costituzionalista Sabino Cassese, ma invece nella trasmissione della domenica pomeriggio di Lucia Annunziata, che accompagna le pennichelle domenicali delle itale genti, afferma che ha accettato di fare il presidente del CLEP per senso dello Stato e su richiesta di Calderoli e che sarà difficile ma troveranno il modo con i LEP di garantire in tutt’Italia gli stessi diritti civili e sociali. Boom!

E già qui uno dovrebbe svegliarsi dal torpore e cadere sotto il divano per le risate. Già perché pensare che Calderoli possa aver messo in piedi tutto questo rebelotto per garantire al Sud gli stessi diritti civili e sociali del Nord è come credere a Babbo Natale.  Forse possono crederci, o far finta di crederci se non sono completamente stupidi, quei politici e governatori meridionali che antepongono gli interessi di partito a quelli del territorio che li ha eletti, ma al resto della popolazione appena appena smagata viene voglia di fare del proprio cul trombetta.

Occorre però essere intellettualmente onesti e riconoscere il parterre de roy messo in campo per la CLEP che oltre al quasi novantenne Sabino Cassese, Sabi per gli amici, schiera nell’ordine: Giuliano Amato, altro aspirante novantenne, già illuminato autore del pasticcio della riforma del Titolo V; il giovane settantaquattrenne Ignazio Visco, che ovviamente ha molto tempo per partecipare visto l’incarichello di governatore della Banca d’Italia; Franco Gallo, 85 anni già presidente della Corte proprio mentre questa cincischiava con il porcellum; poi Violante, 84 anni, Bassanini, 83 anni lo stesso della omonima disastrosa riforma, Finocchiaro e Severino. Insomma la Seconda Repubblica, che ha già fatto danni quantici al Paese, schierata in prima linea. Mi pare giusto che questi esperti di latinorum siano chiamati a dargli il colpo di grazia.

L’ennesimo inganno

E non finisce qui. Poiché pare che finanziare i LEP costi un botto e occorra trovare i soldi e per fortuna che c’è l’ideona maturata da Calderoli con Raffaele Fitto: usare i fondi nazionali di sviluppo e coesione ed europei per recuperare il gap che oggi esiste tra le regioni.

Ma qui veramente cadono le braccia! I fondi per garantire i LEP vanno ricercati tra le spese correnti dello Stato, perché non occorre garantire i LEP solo un anno ma tutti gli anni finché non sorgerà il sol dell’avvenire, cioè usque ad mortem. Inoltre i Fondi Strutturali Europei servono per investimenti strutturali: è una tautologia! Significa che se gli investimenti possono essere finanziati con i vari fondi straordinari, poi occorre capire come finanziare le spese correnti che ne derivano.

Inoltre così si perpetua l’inganno storico della Cassa per il Mezzogiorno, dei Fondi Strutturali Europei e persino delle royalties petrolifere perché al Sud ogni soldo bucato speso è sempre intervento straordinario e mai ordinario. Per cui quello che al Nord viene fatto con la tassazione ordinaria al Sud diventa straordinario e tutto l’intervento diventa sempre sostitutivo e mai aggiuntivo alla spesa ordinaria. Tanto per capirci se l’autostrada Torino – Milano, a sei corsie, viene finanziata con la fiscalità ordinaria una analoga autostrada Napoli – Bari, anche questa a sei corsie, andrebbe anch’essa finanziata con la fiscalità ordinaria. Se ci fosse un intervento aggiuntivo a quello ordinario andrebbe utilizzato per fare qualcosa in più: non so aggiungere altre 2 o 3 corsie. Vabbè, inutile sprecare fiato tanto qua al Sud di infrastrutture né sono state fatte né si faranno mai!

Il solito trucco e il neomeridionalista Calderoli

Questo è un trucco che ha sempre funzionato dando sempre l’impressione che al sud piovessero quattrini, mentre il nord veniva depredato. Nel 1950 nacque la Cassa per il Mezzogiorno, negli obiettivi finanziare la viabilità rurale. E al Nord come venivano finanziate le stradine di campagna? A parte le autostrade e le ferrovie intendo? Calderoli, Fitto, Bardi, Occhiuto, Cassese, Visco, Finocchiaro e Bassanini, anatema a voi! ditemelo per favore! I soldi al sud sono come le mucche ‘da corsa’ che nel film ‘Anni ruggenti’ venivano spostate da un podere a un altro per mostrarle a Omero Battifiori, alias Nino Manfredi, modesto assicuratore scambiato per un gerarca fascista inviato con compiti ispettivi da Roma in provincia, e dare il senso della grande Italia in epoca fascista. I soldi al Sud sono come le mucche del film: sempre gli stessi ma contati più e più volte, con i complici locali alla Fitto, Bardi, Occhiuto convinti dal neomeridionalista Calderoli.

A giustificare il tutto, come il tentativo costante di Toti, Gori, Sala e via cantando di mettere le mani sui quattrini del PNRR, c’è l’idea che al Sud i soldi non sappiano spenderli.

Ho lavorato per 34 anni a Milano, vivo tra Roma e il mio paese in Basilicata. Lo Stato, giustamente, pretende da me che paghi le tasse e rispetti la legge a Milano, Roma e in Basilicata. Io pretendo che lo Stato faccia lo Stato a Milano, Roma e sotto il Garigliano. Lo Stato ha tutti gli strumenti per fare in modo che la PA funzioni al Nord come al Sud: Corte dei Conti, Carabinieri e Polizia, magistratura, potere di legiferare e organizzare le pubbliche funzioni nel modo più efficiente e di commissariare. Insomma lo Stato faccia quello che gli pare ma faccia lo Stato, anche al Sud.

Infine una domanda a questi esperti di latinorum, anzi due

La prima: come saranno scelti i LEP? Per esempio ci saranno i tempi di percorrenza tra città o paesi con mezzi pubblici? Ci saranno nelle scuole le mense o le palestre? Ci sarà la viabilità per arrivare in tempo utile a fare un intervento di emergenza nel più vicino ospedale? Insomma se è vero che i LEP servono per stabilire gli stessi diritti civili e sociali in tutto il Paese definire quali siano questi diritti è un atto politico! E il parlamento cosa ci sta a fare?

La seconda: una volta definiti i LEP occorre quantificarne il costo. Per farlo occorre la definizione di un processo di erogazione, per esempio di una prestazione sanitaria. Come fa un esperto di latinorum a definire un processo che è molto simile, o dovrebbe esserlo, a un processo industriale? Per esempio in Basilicata non può esserci lo stesso costo unitario di prestazione ospedaliera della Lombardia per la ampiezza del territorio rispetto alla ridotta popolazione. Terranno conto della mancata possibilità di fare economie di scala e di scopo?

Insomma eliminiamo tutta questa ipocrisia e questo teatro indegno e irrispettoso dell’intelligenza delle persone e facciamo come abbiamo sempre fatto: zero al sud, di qualsiasi cosa si tratti!