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Operaio Stellantis: “Chiamiamolo pure ‘premio’ di schiavitù”

22 febbraio 2023 | 18:11
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Operaio Stellantis: “Chiamiamolo pure ‘premio’ di schiavitù”

La reazione critica di un lavoratore di Melfi all’annuncio del premio appena assegnato. “E’ fumo negli occhi. Tra un po’ accorperanno i reparti e taglieranno altre postazioni. Lavoriamo uno schifo, praticamente a chiamata e con un avviso che arriva anche 2 ore prima del turno”

La reazione critica di un lavoratore della Stellantis di Melfi all’annuncio del premio appena assegnato. “E’ fumo negli occhi. Tra un po’ accorperanno i reparti e taglieranno altre postazioni. Lavoriamo uno schifo, praticamente a chiamata e con un avviso che arriva anche due ore prima del turno”

“Non appena si è diffusa la notizia dei premi di produzione – osserva il lavoratore del Montaggio – ho sentito toni trionfalistici, la tv parlare di 1700 euro in più in busta paga, tutte frottole, vi dico come stanno davvero le cose”. E’ solo l’inizio. Di cose da raccontare l’operaio ne ha tante. “In media quest’anno prenderemo 1200 euro netti o poco più di premio tra febbraio e aprile, ma oltretutto questo è solo fumo negli occhi, perché con l’altra mano l’azienda ci sta schiavizzando sempre più”.

E quindi entra nello specifico. “Negli ultimi mesi lavoriamo con giorni di massima produzione, cioè carichi di lavoro pazzeschi, e poi stiamo fermi per intere giornate”. In effetti, spiega, “è come se fosse già un lavoro a chiamata, seppur mascherato. L’altro giorno mi hanno avvisato che dovevo scendere in fabbrica 2 ore prima del turno, non facevo in tempo neanche a prendere il pullman”. Non solo. “Circolano voci che di qui a breve accorperanno dei reparti, taglieranno personale, con cassa a rotazione, che toccherà, guarda caso, sempre alcuni e meno altri che sono più sponsorizzati”.

Anche trai Capi Ute sarebbe guerra. “Stanno tagliando anche tra di loro, è guerra di sponsor, e solo pochi rimarranno al loro posto”. Il lavoratore, quindi, vede nel premio di produzione “un premio di schiavitù, ci vogliono schiavi, con meno diritti, ma felici e contenti”. E ancora: “Sbandierando questo ‘premio’ vorrebbero farci abbassare la testa, così non ci lamentiamo e non denunciamo ciò che non va”. I bisogni reali, in sostanza, sarebbero altri. “Dovrebbero adeguare i salari all’inflazione – rilancia l’operaio – farci lavorare con dignità, far pulire bagni e reparti, dove c’è polvere ovunque. Non lavoriamo in sicurezza molto spesso, tra operai ci guardiamo con occhi disperati e rassegnati”. E infine “il vero premio – conclude – sarebbe quello di sapere che tra un paio di anni non ci manderanno a casa poichè con l’elettrico ci vuole meno forza lavoro. Sono queste le certezze di cui abbiamo bisogno, il resto è solo fumo negli occhi. Lo sappiamo bene”.