“Il futuro della Basilicata è nel destino della Cultura”
Il Centro Internazionale di Dialettologia è ad un passo dalla chiusura o a un passo dal rilancio? Intervista alla professoressa Patrizia Del Puente
L’iter per la proposta di legge di iniziativa popolare promossa da 93 Comuni è in corso. Si spera in un’accelerazione. La proposta mira all’istituzionalizzazione del Centro Internazionale di Dialettologia, CID. La palla ora è in mano alle Commissioni Consigliari prima di passare all’approvazione del parlamentino lucano. In questa fase importante della storia del CID abbiamo intervistato la professoressa Patrizia Del Puente, ordinaria di Glottologia e Linguistica e creatrice del Progetto A.L.Ba.
Si è parlato molto del Centro Internazionale di Dialettologia, ma per qualcuno che ancora non dovesse conoscerlo, ci dice in poche parole cosa è?
Il C.I.D. nasce nel 2018 come prosieguo del Progetto A.L. Ba del 2007 (Atlante Linguistico della Basilicata) e ha due anime, quella scientifica e quella culturale-sociale. La prima ci ha consentito di portare i dialetti della Basilicata in tutto il mondo scientifico attraverso la nostra ricerca, non sarà un caso che il nostro CTS (Comitato Tecnico Scientifico, n.d.r.) sia composto da colleghi delle principali Università europee e mondiali come, per esempio, Cambridge e Oxford. La seconda è quella che ci impegna sul territorio nel faticoso, ma entusiasmante lavoro per la salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti lucani. Da anni lavoriamo con e per le nostre comunità tenendo corsi di alfabetizzazione dialettale, incontri, presentazioni di libri e tanto altro. Credo, in verità, che se tanti consigli comunali hanno inviato una proposta di legge popolare alla Regione per istituzionalizzare il CID, sia stato anche per il riconoscimento di un lavoro capillare e serio fatto da noi in tutti questi anni.
A proposito, che cosa mi dice dell’iniziativa dei Consigli comunali?
Un’esperienza fantastica! Ad agosto, insieme al CTS e ai ricercatori del CID, dopo tre anni di silenzio della politica riguardo il prosieguo del nostro lavoro, abbiamo deciso di illustrare alle nostre comunità la situazione che si era creata, incomprensibile invero, chiedendo loro di farsi promotori di una legge di iniziativa popolare per istituzionalizzare il CID e non vivere più di angosce dipendenti dai finanziamenti annuali erogati a singhiozzo dalla Regione.
L’idea, vista l’impossibilità di avere un dialogo con i vertici regionali a riguardo, era soprattutto superare questa fase veramente umiliante nella quale i giovani ricercatori che lavoravano al progetto si vedevano improvvisamente privi di retribuzione. Alcuni hanno resistito, altri sono andati via, non hanno retto questi tre anni incomprensibili e inaccettabili.
I consigli comunali che hanno aderito alla proposta sono più di 90 e questo è stato un traguardo veramente inimmaginabile. Abbiamo potuto toccare con mano che la cultura, quella seria, non ha colore, non ha barriere di nessun tipo. Comuni con giunte di destra, di sinistra, civiche, tutti insieme in difesa del CID, in difesa dei dialetti, di quel patrimonio documentale che è la lingua fondamentale per ogni comunità.
La proposta di legge popolare è stata inviata alla presidenza del Consiglio Regionale a settembre 2022, da allora che cosa è accaduto?
A oggi, dopo cinque mesi, si è avuta solo una prima audizione di un rappresentante dei sindaci convocato in IV Commissione regionale giovedì scorso. Ieri dopo una settimana, erano stati convocati il rettore dell’Unibas e l’assessore Galella, perché fossero auditi sulla questione. Da quel che so, non si è discusso del CID però…L’assessore Galella ha mandato in sua rappresentanza il dirigente dell’assessorato, il rettore una lettera, credo, per dire che non sarebbe andato, non ha inviato nemmeno un suo delegato… La cosa assurda è che tutti parlano di cultura, di internazionalizzazione, di terza missione…poi c’è il CID che risponde in maniera eccellente a tutte e tre le cose, ma deve intervenire il territorio per difenderlo. Si parla sul serio o solo per far finta di essere al passo?
Ma in questi tre anni così difficili in cui si decidevano le sorti di un istituto culturale così importante quale il CID l’Università che supporto ha dato a tutti voi?
In verità, e lo dico con molto rammarico, non ha speso nemmeno una parola a nostro sostegno. I ricercatori hanno anche chiesto direttamente al rettore quale fosse il suo pensiero, ma la risposta è stata deludente…Io credo sempre che l’Università debba avere come primo obiettivo quello di difendere e diffondere la cultura e il principio fondamentale della libertà intellettuale. Purtroppo, oggi sempre più, da quando lo Stato se ne è di fatto lavate le mani, l’università è schiava della politica locale e quella della Basilicata sicuramente più di altre, in quanto la maggior parte dei finanziamenti che le consentono di sopravvivere le vengono dalla politica regionale. Il resto è tutto conseguenza di ciò.
Quindi, quale futuro per il CID?
La domanda più corretta sarebbe: quale futuro per la Basilicata? In fatti, il CID è solo un esempio di come un’eccellenza riconosciuta tanto dalle comunità locali quanto dall’Accademia di tutto il mondo, sia ostaggio di una politica che non motiva nemmeno la sua ostilità. Io posso solo augurarmi che, alla fine, il senso di dovere verso le lucane e i lucani, verso la loro cultura prevalga su tutto e la politica dia, in qualche modo, una veste definitiva al CID. Alcune premesse di questi giorni lascerebbero sperare bene, ma, forte dell’esperienza di questi anni, preferisco credere solo ai fatti concreti più che alle parole. Forse, tutto sommato sarebbe meglio, se si arrivasse alla legge per istituzionalizzare il CID, che l’università mettesse a disposizione la sua supervisione scientifica, ma non entrasse nel consorzio o quello che sarà, perché, se dovessero sommarsi i tempi regionali con quelli universitari, credo che il progetto morirebbe molto prima della realizzazione concreta della cosa. Il CID non ha molto tempo davanti a sé, ad agosto chiuderà. Certo è che, qualsiasi cosa accadrà, non sarò io a guidarlo nuovamente. L’esperienza di questi ultimi tre anni mi ha reso ancora più desiderosa di libertà da qualsiasi tipo di condizionamento e ricatto e preferisco scindere la mia persona dal CID per non far pagare ad altri il prezzo di quella libertà alla quale non riesco a rinunciare. Continuerò a studiare i nostri dialetti, ma in qualità di persona che li ama profondamente.