Il Cpr di Palazzo San Gervasio va chiuso

Simonetti: “non ci sono più scuse, allarmante il silenzio della Regione e di alcune forze sociali e del volontariato”
Adesso molti si stupiscono della gestione del Centro di rimpatrio di Palazzo e degli esiti negativi prodotti anche da privati in una struttura carente di tutto che non doveva essere realizzata e allocata in quel sito.
Aperta in fretta e furia, anche per responsabilità di un dirigente della Regione venuto meno al mandato del Coordinamento migranti e dello stesso Presidente della Regione Pittella, per fronteggiare “l’industria della paura”, ha solo importato da altri territori persone da rimpatriare o da rilasciare.
Il centro non doveva aprire: è stato possibile per la rinuncia della Amministrazione locale del tempo alla gestione dell’area prima destinata a sito di accoglienza per gli stagionali. Opportunità colta al volo dal Ministero dell’interno per allocare il prima un Cie e poi un Cpr, spesa oltre 5,5 milioni poi da altri 2,5 milioni per adeguamenti. Gli esiti gestionali, affidati a privati con relative assunzioni ed altro hanno portato ad una inchiesta con arresti. Il processo che coinvolge anche l’ex Sindaco è in corso.
Si tratta adesso di lavorare per chiudere il centro, specialmente dopo le inchieste giornalistiche che hanno mostrato quello che accade, anche per il giro di deleghe per il patrocinio gratuito per la tutela legale.
Non ci sono più scuse. Chiudere Il Cpr di Palazzo, che tra l’altro sottrae le forze di Polizia di Stato in Basilicata ai propri compiti di istituto.
Allarmante è il silenzio della Regione e di alcune forze sociali e del volontariato. Si tratta di programmare iniziative concrete per eliminare un sito dannoso e indegno per le persone coinvolte in una gestione pessima.
Pietro Simonetti