Basilicata. La ‘latitanza’ degli intellettuali e la lezione di Raffaele Nigro

21 febbraio 2023 | 21:34
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Basilicata. La ‘latitanza’ degli intellettuali e la lezione di Raffaele Nigro

In questa terra oscura sarebbe ora di fare chiarezza

Raffale Nigro, in un suo recente intervento su La Gazzetta del Mezzogiorno, richiama gli intellettuali del Sud a battere un colpo. Con tutto il rispetto ho letto nel suo “ragionamento” un gruppo di argomenti che fanno fatica a stare insieme. L’impressione è che lo scrittore abbia voluto prendere la parola “tanto per…”. Non mi attardo nell’interpretazione delle cose che ha scritto in quell’intervento, il lettore può farlo da se. Ciò che mi ha colpito è quel richiamo agli intellettuali del Sud sui temi dell’autonomia differenziata e sul coraggio di affrontare le altre vicende meridionali. Nigro attribuisce coraggio a Piero Lacorazza  perché difende l’Appennino spopolato. Altri coraggiosi – non lo metto in dubbio – sarebbero Lydia De Iure, Giuseppe Lupo e altri.  Coraggioso sarebbe – e qui faccio fatica – anche Mimmo Sammartino. Nigro mi confonde. Si lamenta del fatto che al Festival di Sanremo in nessuno dei monologhi sia stato protagonista il Sud. Ma che c’entra?

Ed ecco l’invito finale: “Penso che tutti insieme (chi?) dovremmo pubblicare qualcosa come un manifesto…e spiegare qual è la posizione del Sud in materia di diritti e doveri e quali divari sta per accrescere il separatismo…Insomma far sentire la nostra voce e cancellare il silenzio comatoso e l’assenteismo generalizzato”. Qui si pone un primo problema. Ma si crede davvero che ci sia qualcuno che possa attribuirsi il diritto-dovere di parlare in nome del Sud? Il Mezzogiorno d’Italia è forse un’entità sociale e politica monolitica che ha delegato un gruppo di intellettuali a spiegare la posizione di tutti?

Il secondo problema: ma lo sa Nigro che sui temi dell’autonomia differenziata e non solo, ci sono da anni fior fiori di dibattiti, libri, articoli, incontri, seminari e persino Manifesti firmati da decine di intellettuali meridionali, e anche settentrionali, molto distanti dai rigurgiti neo borbonici? Di quale “silenzio comatoso” parli Nigro e a quale assenteismo generalizzato si riferisca è un mistero. La verità è che, diciamocelo, soprattutto in Basilicata, ad essere scomparsi sono gli intellettuali veri, altro che assenti o silenti. Molto visibili, invece, quelli che della cultura fanno soltanto autopromozione. Una specie in via di sviluppo, intellettualoidi borghesi e parassiti. Non me ne voglia Nigro, non mi riferisco a lui, ma lui dovrebbe sapere a chi e a cosa mi riferisco.

Egli sa bene di tutti i premi letterari che questi famosi “intellettuali” si elargiscono l’un l’altro. Dovrebbe sapere anche di taluni scrittori e intellettuali capaci di affermare, dallo stesso giornale che ospita il suo intervento, che “Carlo Levi ce l’ha coi terroni”, un ossimoro, facendola passare per analisi del testo. L’unica donna, tra l’altro sociologa, che ha tentano di arginare quello scempio è stata investita da parole oscene di un intellettuale (sic) insignito del Premio Basilicata. Vogliamo parlare del ruolo delle donne, della loro libertà di parola? Ne è a conoscenza Nigro? Lo legge il nostro giornale? Da più di dieci anni operiamo in questa terra, dando voce a persone che amano davvero la Basilicata e che ogni giorno organizzano la propria resistenza. Noi non siamo mai stati in silenzio. Mai. La deriva delle destre noi la combattiamo ogni giorno. Lo “sconquasso culturale” ed etico lo arginiamo ospitando, sul nostro giornale, le intelligenze di questa terra e non solo. Caro Nigro non esistono presidi culturali esclusivi.

In fondo a tutto la domanda è, ma Raffaele Nigro in questo tempo dov’è stato? Da ultimo, ha finalmente detto qualcosa sull’invasione delle pale eoliche: alla buon’ora, a scempio già compiuto. Tuttavia meglio tardi che mai, benvenuto.

L’articolo di Nigro

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