Autonomia differenziata, il dibattito in Consiglio regionale

17 febbraio 2023 | 10:43
Autonomia differenziata, il dibattito in Consiglio regionale

Sono intervenuti i consiglieri Vizziello, Polese, Aliandro, Giorgetti, Sileo, Cifarelli, Leggieri, Pittella, Cariello, Braia, Coviello, Perrino, Quarto, Bellettieri e Baldassarre. Sulla votazione della risoluzione di Cifarelli cade il numero legale

Il Disegno di legge quadro in materia di “Autonomia differenziata” al centro dei lavori del Consiglio regionale della Basilicata, riunitosi ieri 16 febbraio, in seduta straordinaria, ai sensi dell’art. 32 dello Statuto regionale.

Ad aprire il dibattito in Aula, il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, il quale ha illustrato la filosofia del Ddl che reca disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (articolo 116, terzo comma, Costituzione). Con questo progetto normativo vengono definiti i principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e le “relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione”. Il fulcro del disegno di legge Calderoli, ministro per gli Affari regionali, è costituito dai LEP (livelli essenziali delle prestazioni). In particolare, con il Ddl si stabilisce che l’attribuzione di nuove funzioni relative ai “diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” viene consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) da parte della Cabina di regia istituita dalla legge di bilancio 2023. Si tratta dei livelli minimi dei servizi erogati dallo Stato per ogni materia, dalla salute all’ambiente, che ogni regione dovrà rispettare se vorrà esercitare una funzione finora in capo allo Stato.

“Purtroppo, il Ddl sull’autonomia scavalca il Parlamento nella misura in cui prevede che saranno uno o più Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri a determinare i LEP, affidando quindi ad un atto amministrativo e non alla legge, la disciplina di fondamentali diritti soggettivi”. Lo ha detto il consigliere regionale di Basilicata Oltre, Giovanni Vizziello, per il quale “Il prodotto finale di questo perverso iter legislativo rischia di trasformare il Bel Paese in un accrocchio di tanti staterelli a cui è consentito di scegliere le materie sulle quali chiedere ‘condizioni e forme particolari di autonomia’, ignorando che alcune materie hanno una dimensione sovraregionale, nazionale o addirittura europea che non può essere frammentata tra una regione e l’altra, pena l’indebolimento a tutto svantaggio dei cittadini. Una considerazione che vale per la scuola, per la sanità, per le reti di comunicazione, per la valorizzazione dei beni culturali per il sistema di approvvigionamento e distribuzione dell’energia. Pensate cosa sarebbe potuto succedere se ciascuna regione d’Italia durante la pandemia, in ossequio all’autonomia, avesse acquistato i vaccini per conto proprio, senza una strategia di acquisto comune deliberata a livello europeo e che sorti avrebbero avuto in questa prospettiva di esasperata competitività le regioni più piccole e più povere come la Basilicata”.

“Il tema – ha detto MarioPolese di Iv-RE – è molto molto serio e credo che non serva a nessuno utilizzare in maniera un po’ raffazzonato e intempestivo la vicenda dell’autonomia per obiettivi politici di basso cabotaggio. Ed eviterei anche la strumentalizzazione al contrario di chi si mette a fare barricate ideologiche e politiche contro l’autonomia differenziata semplificando il tutto in appartenenze e casacche di partito o peggio di appartenenza territoriale, facendo leva su un sentimento divisivo tra Sud e Nord del Paese. Voglio specificare, inoltre, che non ho alcuna posizione pregiudiziale, tanto è che ho anche apprezzato le prime posizioni espresse dal presidente Bardi perché credo che una opportunità prevista dalla nostra Costituzione vada indagata fino in fondo. Per questo ribadisco però, che voglio vederci chiaro, mettendo sul piatto della bilancia tutti i pro e tutti i contro dell’autonomia differenziata in Basilicata con dati e numeri e non solo opinioni per poter ragionare in maniera oggettiva e, soprattutto, per essere pronti a cosa fare nel momento in cui la legge dovesse essere approvata e le altre Regioni dovessero attivarla”.

“Al di là delle singole ideologie, mi sento di dire – ha detto GianuarioAliandro della Lega – che siamo tutti, nessuno escluso, chiamati a ragionare nell’interesse esclusivo della Basilicata e dei lucani. Quindi trasponendo il discorso dell’autonomia differenziata sul piano della nostra Regione, possiamo sicuramente affermare che per la Basilicata dovremmo partire dalla produzione, dal trasporto e dalla distribuzione di energia, visto che abbiamo gas, petrolio, sole, vento e acqua: una ricchezza dal valore inestimabile. Quanto ai servizi sanitari e scolastici, nessun arretramento con i LEP e i costi standard. Anzi, accadrà il contrario, considerando che oggi paghiamo milioni di euro per la cosiddetta migrazione sanitaria. Tra autonomia differenziata e determinazione dei LEP si è creato un nesso indissolubile che rende del tutto ingiustificato il timore di disgregazione che oggi manifestano i detrattori. L’autonomia accorcia le distanze tra cittadino e potere decisionale e fornisce l’occasione di valutare fino in fondo gli amministratori, responsabilizzando il loro operato. Il Ddl è l’occasione per semplificare e normare il processo che dovrà assicurare, caso per caso, la necessaria correlazione tra autonomia regionale, individuazione delle materie, esercizio delle relative funzioni amministrative e risorse finanziarie, umane e strumentali a tal fine necessarie”.

“Non mi soffermerò sul concetto di autonomia differenziata, che sappiamo bene essere un tema propagandistico per la Lega e una ‘mancetta’ elettorale che Fratelli d’Italia deve ‘pagare’ per trattenere la Lega in maggioranza. Piuttosto è necessario sradicare il pregiudizio che il nord regge il peso economico del sud, come se il nord producesse e il sud assorbisse gran parte delle risorse”. Così ha esordito il consigliere regionale del Gruppo Misto, Gino Giorgetti che si è poi soffermato, tra l’altro, sui livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che – ha sottolineato – devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. “I LEP – ha evidenziato il consigliere -, riguardano i diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini e dovrebbero essere preventivamente stabiliti su tutto il territorio nazionale. Il disegno di legge prescrive, invece, che questi siano stabiliti dopo la sua approvazione (entro un anno). Ma prevede anche che, se ciò non avvenisse, l’autonomia differenziata potrebbe comunque essere approvata: il finanziamento sarebbe accordato sulla base della spesa storica di quella regione nello specifico ambito in cui viene richiesta l’autonomia. Sono disposto a scommettere che i LEP non saranno mai stabiliti per tempo e che, di conseguenza, la ‘spesa storica’, generalmente molto più alta nelle regioni del nord, sarà indefinitamente mantenuta, facendo così crescere ancora il divario tra nord e sud”.

“Un tema così fondamentale per il futuro del Paese e della Basilicata chiama tutti alla responsabilità e non a posizioni di bandiera. Il nostro Paese e la nostra regione hanno una impellente necessità di riforme, soprattutto in termini di sburocratizzazione, per stare al passo degli altri paesi europei. Lo ha affermato la consigliera regionale del Gruppo Misto, Dina Sileo, precisando che “Il divario tra Nord e Sud affonda le radici in tempi tutt’altro che recenti ma è vero anche che la capacità di amministrare con efficacia ed efficienza determina lo stato di benessere di una regione. Autonomia significa anche più responsabilità. La Basilicata ha peculiarità tali che impongono ai decisori politici di valutare il percorso dell’autonomia. Tra le materie per le quali possono essere concesse ulteriori forme di autonomia vi è, ad esempio, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia. Sarebbe per la Basilicata un’occasione enorme trarre maggiore beneficio dalle proprie risorse e riappropriarsi di quanto è stato tolto con il cosiddetto ‘Sblocca Italia’. Le Regioni meridionali, dunque, dovrebbero accettare la sfida dell’autonomia ed emanciparsi da una visione che ci vede penalizzati e che finisce per convincerci di esserlo irreversibilmente. Sarebbe bello che questo segnale di speranza nel futuro e nella capacità di autodeterminarsi partisse dalla Basilicata”.

“Oggi, in seduta straordinaria convocata grazie alle opposizioni, siamo chiamati ad esprimerci su una gigantesca proposta legislativa dai piedi di argilla in quanto potenziale portatrice (in)sana di frammentazione territoriale ed egoismi localistici nonché indifferente al divario esistente tra Nord e Sud del Paese”. Sono le parole del consigliere del Pd, Roberto Cifarelli, il quale non ritiene bastevole rivendicare la centralità nazionale delle nostre risorse energetiche per guadagnare autorevolezza sui tavoli che contano. “Bisognerebbe – ha affermato – elaborare proposte, stabilire alleanze territoriali e costruire una unità politica che guardi all’interesse generale dei territori. Diventa fondamentale chiedere al Governo nazionale, senza timidezze ed esitazioni, che il processo di attuazione dell’art.116 avvenga nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di equità territoriali. Evitando di cristallizzare condizioni di divario tra territori. Inoltre, si ribadisca che nel procedimento in corso ci sia un autentico coinvolgimento del Parlamento, del sistema delle autonomie locali e della pari dignità tra livelli istituzionali. Ed infine, si metta a sistema un tavolo di coordinamento con le altre Regioni del Mezzogiorno al fine di definire una proposta unitaria che metta al riparo i territori più deboli da un federalismo che, così come concepito finora, ha tanto il sapore di secessione”.

“Il Disegno di legge sull’autonomia differenziata, che pochi giorni fa ha ottenuto il via libera dal Governo – ha detto GianniLeggieri del M5s – deve chiamare tutti alla responsabilità con la consapevolezza che le Regioni, a prescindere da chi le guida, svolgeranno un ruolo fondamentale, così come il Parlamento per i passaggi che verranno consumati nelle due Camere. Si pensi a questo riguardo all’atto di iniziativa di ciascuna Regione e allo schema di intesa preliminare ‘negoziato tra Stato e Regione’, indicati nei primi articoli del Ddl. Il ruolo soprattutto delle Regioni non deve essere sacrificato in nome di interessi di bottega, ma deve essere tutto proteso al benessere dei cittadini. Il punto cruciale è da innestarsi sulla determinazione dei LEP, che, nella bozza del Ddl, viene delegata ad una Commissione paritetica Stato-Regione, incaricata anche di ‘adeguare annualmente i profili finanziari dell’intesa’. I partiti devono vigilare, affinché la struttura dell’autonomia differenziata abbia solide fondamenta. I partiti diano un contributo concreto per evitare squilibri e disparità inaccettabili, soprattutto in un momento storico delicato come questo in cui la Basilicata ed il nostro Sud vivono, ad esempio, uno spopolamento preoccupante. Io farò la mia parte e darò, come sempre il mio contributo avendo a cuore solo una cosa: il benessere dei lucani”.

“Sono nettamente contrario all’autonomia differenziata”. Lo ha detto il consigliere regionale Marcello Pittella (Pl) che ha spiegato così il suo convincimento: “Ci sono due elementi che mi portano verso questa posizione, il primo è la pandemia che ha messo a nudo le grandi fragilità sociali, ponendo in discussione lo stato sociale e la tenuta del welfare, intesa come garanzia dei diritti della salute. Nella legislatura 2013/2018 vi furono tagli in termini di trasferimenti alle regioni di circa 200 milioni di euro. Il secondo tema a supporto della mia contrarietà è la guerra che mette in discussione il ruolo del nostro paese in Europa rispetto alle grandi gerarchie mondiali. Nello scenario internazionale c’è bisogno di una Italia coesa e forte. Se non si ragiona tenendo presenti questi due grandi temi, rischiamo di mettere in atto una sorta di referendum che non serve. Prima dei Lep c’è il tema del fabbisogno standard. Se il fabbisogno è diverso tra le regioni è diverso il costo di quel fabbisogno e come facciamo a individuare i livelli essenziali di prestazione? Abbiamo una velocità diversa rispetto a quello che vivono altre Regioni italiane anche in tema di infrastrutture e scuola. Al presidente Bardi chiedo di rafforzare la cooperazione interregionale. Idealmente voterei una risoluzione che vada in questa direzione e sarei felice se animassimo un dibattito tra esperti della materia. Né voglio accettare le narrazioni dei partiti”.

“A tutte le Regioni, compresa la nostra – ha detto il capogruppo della Lega PasqualeCariello – viene data la facoltà di accedere o meno a questa autonomia che si prefigge di aumentare gli standard della qualità di vita di tutti i suoi cittadini. Secondo infatti il Ddl Calderoni il punto di partenza dell’autonomia è in primis quello di individuare i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, con relativi costi e fabbisogni standard. L’obiettivo è fissare dei parametri oggettivi per i servizi da offrire ai cittadini che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Nello specifico, attraverso un controllo della spesa e della qualità dei servizi offerti, questo disegno di legge si propone di migliorare la vita stessa dei territori, curando questo divario immenso (creato finora dal centralismo). Una spesa efficace, con meno sprechi e più risorse a disposizione del territorio. Questa metterà in una posizione di favore tutti cittadini che, attraverso un controllo dell’amministrazione pubblica, potranno verificare direttamente quali servizi e disponibilità economiche un governo regionale saprà introdurre durante la propria legislatura. L’Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino ed altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione nazionale che non è mai mancata”.

“Chi ha chiesto al netto delle appartenenze politiche che il principio dell’autonomia differenziata diventasse un dibattito pubblico. Chi ha portato avanti questa battaglia? Le regioni del nord. Perché hanno questa idea di Italia diversa? Perché sono convinti che da questo processo potranno ricavare un grande vantaggio”. E’ con questi interrogativi che è intervenuto nel dibattito il consigliere di IV-Re- Luca Braia. “Non voglio apparire come quello che dice un sì o un no a prescindere ma voglio anche ricordare a tutti noi che l’aggregazione è un elemento di forza che impone una capacità di relazione positiva tra i popoli e a maggior ragione tra gli abitanti di una stessa regione. Avrei preferito ascoltare da lei Presidente dei numeri a sostegno della sua tesi. Non essendoci, al momento, una valutazione tecnica, il rischio è che potremmo spingerci verso un salto nel buio. Su istruzione e sanità, ad esempio, abbiamo una qualità e quantità di servizi nettamente inferiori rispetto alle regioni del nord. Sul tema petrolio la situazione del 2018 è diversa da quella di oggi perché abbiamo opzionato la risorsa fossile per i prossimi 30 anni. Il petrolio non è più nostro. E noi pensiamo con il contributo del bonus gas a rilanciare la sfida a un nord avanti 100 anni rispetto a noi. Il mio pensiero personale è estremamente negativo sulla proposta Calderoli. Mi auguro che questo anno che manca alla fine della legislatura possa mettere in campo strumenti per immaginare un percorso di proposta e di difesa di un processo che non sta nelle nostre mani”.

“Il Ddl Calderoli – ha detto TommasoCoviello capogruppo di FdI – non è un atto di secessione, tantomeno uno strumento per spaccare il Paese e chi afferma questo aggrappandosi ai LEP, evidentemente, non ha letto il comma costituzionale sul quale si poggia, ovvero il comma 2 dell’articolo 119 della Carta costituzionale o semplicemente si nasconde dietro a posizioni campanilistiche, provando a difendere gli ultimi avamposti rimasti. I tempi sono maturi per portare a compimento il progetto dell’autonomia differenziata, ovviamente in maniera ponderata e attenta, armonizzando il nord ed il sud in un quadro di coesione nazionale. C’è una sfida al futuro che mette al centro i territori, avvicinando l’efficienza amministrativa ai cittadini. Mi sarei aspettato dal centrosinistra e pure dal Movimento 5 stelle, che tanto si ergono a riformisti e innovatori, un ruolo più costruttivo e propositivo. Le criticità ci sono com’è naturale che ci siano: ogni cambiamento porta con sé delle problematiche da risolvere, ma occorre tenere ben presente l’obiettivo da raggiungere senza farsi travolgere da inutili condizionamenti ideologici”.

“Nessuno è ingenuo ed è lecito farsi delle domande rispetto all’impatto che questo Disegno di legge produrrebbe sulla nostra regione. Il vero tema che emerge da una disamina degli articoli dell’impianto normativo è che storicamente, nelle regioni manchevoli di servizi, questi devono continuare a non esserci a differenza delle regioni del nord che continuerebbero a rafforzarsi. Come fare per recuperare il gap accumulato in questi anni? Se si realizzasse questo tipo di autonomia differenziata come potremmo immaginare di migliorare la nostra situazione? Esaminando la legge quadro approvata in Consiglio dei Ministri la definirei una legge ‘metaverso’ in quanto ha una profondità inimmaginabile perché presenta tutta una serie di situazioni che se realizzate porterebbero a un vero e proprio disegno eversivo”. E’il pensiero del consigliere regionale Gianni Perrino (M5s) che si è soffermato su diverse criticità e, tra queste, la distribuzione delle risorse economiche, il quantum dei LEP e la modalità di finanziamento. Rispetto all’art. 9 che prevede misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale mi chiedo – ha concluso Perrino – è stata compiuta un’analisi in sede di conferenza unificata delle Regioni? Da parte mia vedo un tentativo di scippare il fondo di sviluppo e coesione”.

“Il partito di Fratelli d’Italia – ha detto PiergiorgioQuarto – vede l’attuazione dell’autonomia differenziata come un percorso positivo, purché non pregiudichi il ruolo centrale dello Stato, unica strada percorribile per consentire che i diritti sociali siano uniformemente garantiti a tutti i cittadini del territorio nazionale. Le legittime spinte regionalistiche che vanno nella direzione di acquisizione di maggiore autonomia normativa, organizzativa e finanziaria devono essere intese nel senso di accompagnare le Regioni storicamente meno virtuose ad ottenere performances sempre migliori e non già nel senso di lasciarle indietro. Al contempo, occorre garantire che non ci siano sperequazioni nel trattamento dei cittadini sul territorio nazionale, soprattutto con riferimento ai comparti quali sanità o istruzione, che devono essere salvaguardati e resi accessibili a tutti, a parità di condizione e offerta. Una riforma che vada nella direzione dell’autonomia differenziata non è affatto di per sé un problema, anzi sono convinto che la sua applicazione possa davvero determinare, anche per i territori più in ritardo, una straordinaria opportunità”.

“In questi anni di legislatura – ha detto GerardoBellettieri di FI – si è sempre messo al centro l’interesse della comunità e mai come in questo momento prescindendo dalla propria appartenenza politica il buon senso deve prevalere, al fine di prendere una decisone che porti a superare i limiti della dimensione regionale. Per affrontare il tema dell’autonomia differenziata va premesso che a seguito della revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione effettuata con la legge cost. 18 ottobre 2001, n. 3, il rapporto del sistema dei poteri locali con lo Stato è stato esplicitamente ispirato al principio di sussidiarietà. Fino ad oggi, lo Stato paga i servizi agli enti locali in base a quanto spendevano negli anni precedenti, quindi chi spendeva di più aveva di più. Ora si potrà avere uniformità, garantendo uno standard nei costi dei servizi. Passaggio decisivo per arrivare all’approvazione della legge sull’autonomia differenziata è di stabilire i LEP o spesa dei Livelli Essenziali di Prestazione, che vanno garantiti su tutto il territorio nazionale. Se la riforma dell’autonomia fosse già stata approvata in campo energetico avremmo potuto ampliare la nostra strategia energetica e in prospettiva potremmo dare acqua, luce e gas gratis alle famiglie ed anche alle imprese”.

“Il Ddl Calderoli – ha detto Vincenzo Baldassarre di Idea – non è un atto di secessione. L’iter è molto complicato, vedrà a più riprese coinvolti il Governo, diversi ministeri, le Regioni richiedenti, la conferenza Stato Regioni e il Parlamento. Conoscendo i tempi e gli iter burocratici passeranno anni prima della sua realizzazione. Secondo l’articolo 119 della Costituzione le Regioni possono richiedere molteplici competenze e qualora venissero trasferite alle Regioni richiedenti quanti miliardi di euro servirebbero per finanziare tutto ciò? Ci sarebbe una crescita dei bilanci regionali e un ridimensionamento di quello statale che non potrebbe più garantire i diritti su tutto il territorio nazionale. Se i LEP vedessero la luce quanto dovrebbe spendere lo Stato per garantirli? Ci sono due strade: la prima che va nella direzione di ridurre la spesa pubblica e l’altra verso l’aumento del debito pubblico. Non credo che l’Italia possa permettersi ciò. Sono certo, pertanto, che coloro che hanno fatto l’Italia hanno saputo ben strutturarla e non sarà facile smontarla”.

“Dagli interventi ascoltati – ha detto il capogruppo di Basilicata Oltre, MassimoZullino – si evince che questo centro destra lucano non crede al Ddl Calderoli. Molti hanno detto, riprendendo le parole di Berlusconi, che saranno risolti i problemi della sanità. Nessuno in realtà ha colto gli aspetti salienti di questa riforma perché qui non si parla dell’articolo 116 della Costituzione che è attuativo del Ddl. Il decreto Calderoli va oltre quello che prevede il 116. Sulle materie essenziali, giustizia, scuola, sanità, università, si chiede piena e totale autonomia. Ma autonomia è anche saper gestire quelle materie residuali. Il comma 1 dice che l’Italia è una ed è indivisibile e quindi non si possono avere 20 Stati. Nella modifica del Titolo V della Costituzione, con l’inserimento dell’articolo 119, è stato inserito il famoso federalismo fiscale. Quella legge ed altri decreti attuativi hanno inserito il principio dell’equiparazione della sede legale alla sede fiscale. Al Sud le tasse non sono rimaste in questo modo. Non c’è autonomia che regge su questi aspetti. Con questo decreto si vuole arrivare al famoso residuo fiscale perché si interviene sul fondo perequativo ma in questi 20 anni il sud ha visto sottratti tanti fondi a favore del nord. Se questo Ddl voleva solo essere un momento per vincere le elezioni in Lazio e Lombardia forse il centro destra ha fatto una buona operazione, ma oggi si blocchi questo scempio perché non è questa l’autonomia differenziata. Invito la Lega e Fratelli d’Italia a fare proposte serie”.

Al termine del dibattito il consigliere Cifarelli ha illustrato una risoluzione. Al momento del voto (erano presenti i consiglieri Baldassarre, Braia, Cifarelli, Giorgetti, Leggieri, Perrino, Cicala, Quarto, Vizziello e Zullino), constatata la mancanza del numero legale, il Presidente del Consiglio regionale, Cicala, ha dichiarato sciolta la seduta. (ACR)