Stellantis Melfi: “Anno nuovo storia vecchia, già saltano i turni”
“I capi giocano sulla nostra capacità di sopportazione mentale, ma a questo punto io come tanti altri – svela un lavoratore – siamo quasi contenti di fare meno giornate di lavoro lì dentro, specie con la sporcizia e l’incuria che regna negli ultimi tempi, per non parlare del freddo e dei riscaldamenti al minimo”
Nella prima settimana di lavoro del 2023 si riparte con turni soppressi e dirottati sul sabato, con annunci in tempo reale ai lavoratori di Melfi.
“E’ ormai chiaro che vogliono portarci all’esasperazione. Farci impazzire o licenziare”. Taglia corto un operaio che stamattina sarebbe dovuto ritornare sulla linea dopo “tanti giorni a casa non certo per mia scelta”. L’anno nuovo comincia esattamente come si era concluso quello precedente, con turni ballerini e continui annunci che disattendono il calendario settimanale fatto pervenire alle maestranze. “Dovevo tornare stamattina, ma ieri pomeriggio è stato comunicato a me e a quelli del mio stesso turno, il Montaggio, che recupereremo sabato la giornata di lavoro saltata oggi per le solite improvvise mancanze di pezzi, semiconduttori e altro”. Per una volta però il lavoratore prova a guardare il lato positivo, si fa per dire, di questo rinvio di turno. “A questo punto io come tanti altri – svela – siamo quasi contenti di fare meno giornate di lavoro lì dentro, specie con la sporcizia e l’incuria che regna negli ultimi tempi, con il freddo e i riscaldamenti al minimo”. Per non parlare, aggiunge “della totale sottomissione a cui siamo costretti, alla prima lamentela ti invitano a stare a casa se non ti sta bene così”.
Dal suo punto di vista è chiaro il messaggio. “Fanno così perché vogliono che ci licenziamo e togliamo il disturbo, i sindacati hanno anche accettato le condizioni imposte dall’azienda, quindi cosa dovremmo fare?”. L’unica soluzione è la “resistenza”, suggerisce, oppure, magari, “una vincita al superenalotto”. Infine, guardando in prospettiva all’anno appena iniziato, il lavoratore non ha dubbi. “Non abbiamo modelli nuovi, poi mancano sempre pezzi per l’assemblaggio ed è logico che di qui a venire ci sarà sempre meno lavoro per noi e sempre più in forma di schiavitù, a chiamata improvvisa, dalla sera alla mattina. E poi prevedo tanti stop”. “Anno nuovo, storia vecchia”, sentenzia l’operaio, ben consapevole che le cose “non andranno affatto meglio nel 2023”. E se il buongiorno si vede dal mattino non gli si possono di certo dare tutti i torti.