Stellantis Melfi, parla un operaio: “Di notte col maglione in pile e in attesa di turni ancora più duri”

7 dicembre 2022 | 17:58
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Stellantis Melfi, parla un operaio: “Di notte col maglione in pile e in attesa di turni ancora più duri”

“Sai qual è la cosa più triste? Vedere che scavano la vecchia linea per portarsela via. Al suo posto, strati di cemento su cui faranno nuove aree di lavorazione togliendo, di fatto, commesse all’Indotto”

Il racconto del lavoratore, tra “apatia e continui ricatti aziendali” in attesa della nuova turnazione per l’anno che verrà, che si prospetta “ancora peggiore”. Intanto si vocifera, per ora in modo solo ufficioso, di uno stop per il Natale “dal 23 dicembre al 7 gennaio”.

“Sai qual è la cosa più triste? Vedere che scavano la vecchia linea per portarsela via. Al suo posto, strati di cemento su cui faranno nuove aree di lavorazione togliendo, di fatto, commesse all’Indotto”. Inizia così il duro racconto di un lavoratore Stellantis di Melfi che ha da poco smontato il turno di notte.

“In fabbrica la notte fa freddo – assicura – ci hanno dato dei maglioni in pile e lavoriamo con i giubbini. In alcuni reparti mi dicono colleghi che addirittura i riscaldamenti sono spenti”. Ma guai a lamentarsi. “Se dici che fa freddo o se solo ti lamenti per la postazione faticosa ti dicono direttamente che l’indomani puoi stare a casa, in cassa integrazione”. Un vero e proprio “ricatto” che fiacca sul nascere ogni reazione.

STATO DI APATIA È così che si sta chiudendo l’anno solare e lavorativo delle maestranze. “Manca l’acqua calda nei wc, sporcizia ovunque. Ti prende un’apatia completa se non proprio lo sconforto – sottolinea l’operaio – È tutto uno scivolare di giorni senza certezze, una continua attesa di ciò che sarà”. Oltre al bastone, però, ai lavoratori viene mostrata anche la carota: “Ci dicono che a breve inizieremo a lavorare su nuovi modelli che si assembleranno a Melfi di un segmento molto alto”. E sempre per addolcire i pensieri “ci dicono che lavoreremo altri dieci anni, giusto per farci andare in pensione, a noi che siamo tra gli ultracinquantenni e ci manca quel pezzetto di strada per finire l’opera. Poi chissà se durerà davvero”. Ricatti e stato di “sottomissione” da un lato, parziali “rassicurazioni” dall’altro, tanto per “tenerci buoni”.

IL PANETTONE AGRODOLCE. DAL 23 IN FERIE? Nel frattempo si avvicinano le festività e tra il ponte dell’Immacolata con breve stop produttivo, “dicono che faremo altri 5 o 6 giorni di lavoro” prima della pausa natalizia. “Si vocifera che resteremo a casa per Natale dal 23 al 7 gennaio, ma è ancora solo ufficioso”, aggiunge. Di certo l’umore è ai “minimi storici”. Operai “spaventati” dall’annunciato ridimensionamento in vista dell’elettrico. Ma guardando al breve termine, più nello specifico sono i turni di “inizio 2023” a intimorire ancora di più. “Sicuramente cambieranno in peggio, più carichi di lavoro e meno persone in postazione. Ce lo aspettiamo e ce lo hanno fatto anche capire in modo velato. Che ci piaccia o no sarà così”. Altrimenti, conclude amaro, “possiamo sempre licenziarci, faremmo un favore a Stellantis. È questo ciò che vogliono”.