Stellantis: “A 60 anni mi licenzio, quanti ricordi, quante lotte. Tutto finito”

28 dicembre 2022 | 17:18
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Stellantis: “A 60 anni mi licenzio, quanti ricordi, quante lotte. Tutto finito”
Antonio Gravinese alla firma del licenziamento

Antonio Gravinese, delegato Fiom dal 2001, racconta perché ha accettato l’esodo con incentivo. “Troppi acciacchi, anche un infarto, e poi all’interno non c’è più lo spirito dei 21 giorni”

Non è un semplice licenziamento con incentivo, quello accettato proprio stamani da Antonio Gravinese. Lui in Fiat (oggi Stellantis) a Melfi ci sta da 29 anni. Una storia lunga e tormentata. Una diario di amore e lotta. “Non si nasce delegati – spiega il giorno del suo licenziamento – negli anni ’90 ero un ragazzo, un semplice operaio che si ribellava alle postazioni troppo scomode in fabbrica. Chiedevo che ci fosse una rotazione per non appesantire sempre gli stessi lavoratori. Più mi ribellavo e più mi castigavano”.

LA PRIMA LINEA Così ha scelto di rappresentare gli operai come delegato Fiom. “Sono stati 20 anni e più vissuti in prima linea – racconta – la lotta dei 21 giorni sulla doppia battuta, un momento singolare e unico di proteste dentro Fiat, riconosciuto sul piano internazionale”. E poi ancora le battaglie sindacali per “l’eliminazione del turno della domenica sera”. E ancora la lotta per il riconoscimento dei “premi di produzione” che un tempo non esistevano. Vorrebbe raccontare anche “i passi indietro sul piano dei diritti con la fuoriuscita da Confindustria”. Erano gli anni di Marchionne. “Terribili”, sottolinea. E poi ancora “un infarto e un’angioplastica nel 2014, dopo qualche anno anche una protesi al ginocchio”. Sulle barricate da sempre, negli ultimi anni Antonio stava su una postazione più leggera, ma continuava a essere “delegato” della minoranza Fiom. Ha vissuto con la forza e l’impegno di un vecchio rappresentante in stile anni ’70 alla Mirafiori. “Ho sacrificato troppo tempo alla famiglia, ho fatto tutto, troppo, ho speso ogni forza”, spiega.

LE SCONFITTE Da qualche tempo però gli acciacchi sono superiori alle forze e allo spirito. “Non sono solo gli acciacchi fisici, ma quelli mentali e morali a pesare di più”, sottolinea. Si riferisce alla “scarsa partecipazione della classe operaia negli ultimi anni, al delegare e non partecipare, solo insieme con scioperi e battaglie si risolvono le cose”. E poi, tra gli acciacchi morali, anche la piega presa dalla Fiom, in cui ancora milita seppur nella minoranza ormai da 5 anni. “Anche la Fiom si è appiattita su posizioni morbide, da sistema, basta guardare al Congresso. Combattere è diventato impossibile, ti trovi solo, emarginato”. E’ tempo di bilanci e di futuro. “E’ il momento di dedicarmi alla famiglia trascurata troppo a lungo, sono anche nonno”.

L’ONORE DELLE ARMI Depone metaforicamente l’ascia di guerra, Antonio, ma non del tutto. E ad ogni modo resterà sempre, per lui, l’onore delle armi. “Vivrò con più distacco la storia operaia e delle organizzazioni sindacali pur sapendo che hanno rappresentato la mia vita. In questi anni spero però di aver lasciato un segno tra i miei colleghi, alcuni dei quali stamattina, mentre firmavo il licenziamento mi sono venuti incontro, mi hanno abbracciato e mi hanno fatto commuovere”. La storia resta ma è già il momento del dopo, della seconda vita, fuori dalla fabbrica: “Mi manca qualche anno per la pensione, fisicamente mi sento debole. Vorrei lasciare qualcosa alla famiglia, prima che sia troppo tardi”. E così ha firmato il licenziamento con incentivo, come previsto da Stellantis. Lasciandosi alle spalle una “storia” difficile da dimenticare.