Gaetano Cappelli, il potere smascherato e la vana replica triviale
Vi scrivo dopo aver letto il pezzo a firma dello scrittore lucano “Basta con il dolore – Lasciamo in pace Cristo ad Eboli”
Riceviamo e pubblichiamo
Gentile direttore, la Gazzetta del Mezzogiorno non ha pubblicato la mia lettera e non mi ha risposto, la giro a voi che avete seguito la vicenda, nella speranza che vogliate pubblicarla integralmente così come l’ho inviata alla Gazzetta.
“Redazione La Gazzetta del Mezzogiorno
Potenza, Bari
Lettera al Direttore
Sono un vostro lettore, anzi ex lettore, per quanto vi sto per spiegare, non fedelissimo, ma costante.
Ho dovuto digerire sulle vostre pagine le elucubrazioni di un oscuro scrittore, Cappelli Gaetano, che per cercare un terreno di confronto, impari quantomeno perché postumo, in disparte il divario di sostanza, con un gigante della letteratura, quale Carlo Levi, si è inventato un «ce l’ha coi terroni» travisando totalmente il pensiero ed il messaggio di Levi, tanto da indurre a dubitare che effettivamente lo abbia letto.
La mediocrità, come insegnava un altro grande scrittore, è una condizione comune dell’umanità, auream qusiquis mediocritatem e si traduce anche nel misurarsi invidenda sobrius aula, con i pochi che riescono a superare questa condizione. Il tentativo di esorcizzarla, ancorché stucchevole, può anche suscitare la comprensione di un comune mediocre che accetta la propria condizione. Ho seguito con interesse la dialettica che ne è derivata, anche se su un altro giornale, dove Graziella Salvatore ha smontato la visione del Cappelli. Quello che invece trovo intollerabile, e che m’induce a scrivere questa lettera, è che di fronte a un pensiero critico, logico, storico, motivato, proveniente da una donna, che denota conoscenza del pensiero di Levi, la vana replica (!) del Cappelli sul vostro giornale sconfina nella trivialità in una teocrazia della volgarità, che ambisce ad un potere fondato solo sull’atavismo del maschio, cioè proprio quel potere che Levi ha smascherato, che guarda con protervia, arroganza all’anelito delle donne ad essere soggetti vitali, intelligenti, capaci di un pensiero critico, senza piegarsi alla condiscendenza indifferente che è il terreno di cultura di questi arroganti portatori di vuoto. E quindi una donna così va punita con l’unico strumento disponibile nella povertà di contenuti di questi maschi inermi ed impotenti rispetto ad un confronto sui contenuti, di fronte ad un pensiero critico, per giunta non autorizzato dalle gerarchie politico-culturali: l’allusione sessuale.
Come altro leggere, l’ultimo articolo del suddetto «Lasciamo in pace Cristo ed Eboli» – dove cita Graziella Salvatore pur non facendone il nome – se non si vogliono costruire finzioni a posteriori che evidentemente sottovalutano il senso della realtà dei “mediocri” comuni, il riferimento al missionario comboniano deputato al battesimo mancato?
Certo di una Vs. pubblicazione che induca ad riflessione sulla responsabilità degli intellettuali nel promuovere valori di evoluzione e rispetto della donna.”
Cordialità
Matteo Baldi
L’articolo di Cappelli