Basilicata. Dove cantano i Gal non fa mai giorno: 36 milioni di euro nelle mani di chi?
Prima puntata dell’inchiesta sui Gruppi di Azione Locale. Le reciproche convenienze tra politica e imprese: Il “Cartello” Pensiamo Basilicata e l’enigma delle selezioni
Iniziamo oggi il nostro viaggio nei GAL della Basilicata, un mondo in gran parte sconosciuto, perciò spesso fuori dai radar dell’opinione pubblica. Senza guardare al passato remoto, ma osservando il passato recente e il presente, accenderemo i riflettori dietro le quinte. Un’inchiesta giornalistica a puntate che scava nei meandri di un sistema intorno al quale ruotano ingenti risorse pubbliche. Come tutte le nostre inchieste lo scopo è svelare, informare, domandare.
I Gruppi di Azione Locale (G.A.L.) sono composti da soggetti pubblici e privati allo scopo di favorire lo sviluppo locale di un’area rurale attraverso Fondi strutturali. Elaborano il piano di azione e gestiscono i contributi finanziari erogati dall’Unione europea e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). Per realizzare il PdA (Piano di Azione), il GAL dispone di fondi nell’ambito del programma d’iniziativa comunitaria LEADER. Il GAL è, in sintesi, uno strumento di programmazione negoziata che riunisce tutti i potenziali attori dello sviluppo (quali sindacati, associazioni di imprenditori, organizzazioni professionali, imprese, Comuni, ecc.) nella definizione di una politica “concertata”.
Ebbene, per quanto riguarda i GAL della Basilicata la Corte dei Conti analizzati i flussi finanziari e le ricadute socioeconomiche fra il 2007 ed il 2020 è giunta a un’amara conclusione: “Dall’esame della documentazione acquisita si è rilevato che i GAL operanti in Basilicata non hanno avuto lo sperato effetto propulsivo strutturale per l’economia del territorio rurale lucano, che ha continuato ad alimentarsi prevalentemente attraverso il finanziamento pubblico, senza produrre quell’auspicabile effetto “autopropulsivo” che è alla base dell’intervento finanziario dell’unione europea”.
Come si diventa GAL, a prescindere
Un Gruppo promotore costituito da soggetti pubblici e privati candida una SSL (Strategie di sviluppo locale), individuando un territorio specifico. La Regione fa un avviso pubblico per la selezione delle Strategie, individuando i criteri e i relativi punteggi. Le strategie selezionate diventano Gruppi di Azione Locale, costituiti in forma di società a responsabilità limitata. Il GAL è il responsabile dell’attuazione della strategia candidata alla selezione. Abbiamo semplificato per ovvie ragioni, ad ogni modo per approfondimenti clicca qui.
Già in fase di costituzione dei gruppi promotori entrano in campo dinamiche che sembrerebbe nulla abbiano a che fare con lo sviluppo del territorio, ma molto a che fare con la ripartizione delle risorse disponibili: stiamo parlando in questa fase di circa 36milioni, senza considerare le correlazioni con altri finanziamenti legati alle aree interne. I principali futuri partner privati a carattere regionale, e territoriale, insieme con i Comuni del territorio, si accordano sulla composizione del Gruppo promotore. È qui che ha origine tutto il percorso.
Chi decide cosa? Dalla lettura dei documenti a nostra disposizione emerge una risposta: deciderebbe la politica su pressioni dei “cartelli” delle organizzazioni datoriali e viceversa. È il solito giro di convenienze reciproche, di posizionamenti di potere piccoli e grandi. In questo circuito il “mondo di mezzo” – utilizziamo un’espressione di Paolo Laguardia, allora coordinatore del Cartello Pensiamo Basilicata e già presidente della Lega regionale delle Cooperative – si allea con la politica, ossia il “mondo di sopra”, e lascia ai margini molti pezzi delle comunità locali: i cittadini, scarsamente coinvolti, e tutti gli altri attori che onestamente e in silenzio – piccoli imprenditori, artigiani, cooperative – fanno il loro lavoro senza “protettori” di sorta. È quello che sarebbe accaduto nella fase della costituzione dei GAL in Basilicata nel programma Leader 2014-2020. Dunque, che cosa sono i GAL in Basilicata? Soldi, i GAL sono soldi e niente altro? Vedremo.
La Fase di costituzionee l’Associazione “Pensiamo Basilicata”
Protagonista indiscusso in questa fase l’Associazione – che alcuni definiscono Cartello – “Pensiamo Basilicata”. Coordinata dall’allora presidente della Lega delle Cooperative nonché politicamente abbracciato all’ex presidente della Regione, Marcello Pittella, Paolo Laguardia. Il “cartello” è composto da Alleanza delle Cooperative Italiane, Confartigianato, Confapi, Confcommercio, Confimi Industria, Cna, Cia, Confesercenti, Confagricoltura, Casartigiani, Copagri. Sostenuta da Confindustria, Camere di Commercio, Anci e Coldiretti. In alcune occasioni nella carta intestata di Pensiamo Basilicata troviamo comunque Coldiretti e Confindustria. Insomma tutto l’apparato “politico-imprenditoriale” che Laguardia chiama “mondo di mezzo”. Una corazzata di interessi.
Che fa questo apparato? Decide le 5 strategie di sviluppo locale da candidare alla selezione, distribuendo in ciascuna di esse ruoli e funzioni alle diverse organizzazioni appartenenti al “cartello”. Chi si aggiudica i 5 GAL (4 sono attivi) in seguito all’iter di selezione della Regione Basilicata? Esattamente quelli candidati dal “cartello”. E gli altri?
Altre Strategie di sviluppo locale candidate da gruppi promotori, diciamo più autonomi e liberi da certi condizionamenti, sono escluse con metodi che, sempre in base alla documentazione in nostro possesso, appaiono discutibili.
Quelle strane decisioni
È il caso della SSL “SPAI-Sviluppo Partecipativo Aree Interne – Antica Lucania”, capofila UCI (Unione Coltivatori Italiani della Basilicata). L’UCI ha presentato ricorso al Tar contro la Regione Basilicata lamentando, tra l’altro, irregolarità e incongruenze nell’attribuzione dei punteggi. Il Tribunale amministrativo prima e il Consiglio di Stato poi hanno indicato le correzioni che il Comitato di selezione della Regione avrebbe dovuto applicare ribaltando così la graduatoria a favore della SSL dell’UCI. Ma alla Regione si sarebbero inventati una riformulazione dei criteri di attribuzione dei punteggi, “raggirando” in tal modo le determinazioni del Tar. In mezzo alla vicenda altri comportamenti strani e “anomali” si sarebbero verificati da parte dell’autorità di valutazione. Per esempio, la circostanza in cui La SSL concorrente “Basento Camastra” non aveva il requisito della territorialità alla data di scadenza del Bando. Che si fa? Si proroga la data di scadenza per consentire ai “favoriti” di acquisire in tempo il requisito. Chi chiede la proroga? Il “Cartello” Pensiamo Basilicata. L’UCI sulla vicenda avrebbe presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Potenza, tuttavia al momento nulla si sa sugli esiti. Ci fermiamo qui, ma alcuni dettagli li riprendiamo nel corso delle prossime puntate.
Stessa sorte sembra essere toccata alla SSL con capofila il Consorzio Turistico del Levante, in competizione con la SSL poi diventata GAL “Lucus” (Alto Bradano e parte del Vulture). Anche in questo caso ricorso al Tar e indifferenza assoluta della Regione sulle determinazioni del Tribunale. Anche in questo caso riformulazione dei criteri di attribuzione dei punteggi, in contraddizione con quanto previsto dal Bando e altri comportamenti discutibili da parte dell’autorità regionale quali, per esempio, il diniego di accesso ad alcuni atti fondamentali. Ad ogni modo sia in questo caso sia nel caso dell’UCI i dettagli, ve lo assicuriamo, sono ancor più “stravaganti”.
I conflitti di interesse
Prima di entrare nel merito dei singoli GAL un’altra premessa ci sembra opportuna. Tra regolamenti e deliberazioni abbiamo analizzato il campo del conflitto di interesse tra partner, organi amministrativi e fornitori. La Regione Basilicata, all’epoca, nella sezione FAQ del sito internet con riferimento al Bando Misura 19 Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo specificava che “le imprese private che producono beni e/o forniscono servizi non possono far parte di un Gruppo proponente”. Risultava vietata la presenza nel soggetto capofila di partner già capofila di altre proposte SSL. Si prevedeva che il Gruppo proponente non avesse al proprio interno partner partecipanti ad altri Gruppi proponenti dello stesso territorio, né di altri territori.
Leggiamo anche in altri documenti che “…sono inoltre escluse spese per l’acquisto di beni e servizi e consulenze da soggetti che hanno un rapporto di parentela entro il secondo grado con amministratori e/o detentori di partecipazioni nei soggetti partecipanti al partenariato o da persone giuridiche detenute o controllate da soggetti che hanno un rapporto di parentela entro il secondo grado con amministratori e/o detentori di partecipazioni nei soggetti partner del partenariato di filiera…”
E ancora in altri documenti leggiamo: “Ruolo dei soci del GAL nella gestione delle azioni I soci privati del GAL che assumono la carica di amministratore del GAL, ovvero i soggetti giuridici rappresentati all’interno dell’organo decisionale del GAL, non potranno beneficiare dei contributi erogabili a valere sul PDA, né potranno essere fornitori del GAL nell’ambito dell’attuazione del PdA. Tale disposizione non trova applicazione per il caso degli enti pubblici. I soci privati che non assumano la carica di amministratore del GAL, ovvero i soggetti giuridici non rappresentati all’interno dell’organo decisionale del GAL, invece, possono partecipare alle procedure di evidenza pubblica per beneficiare dei contributi erogabili a valere sul Piano di Azione e per diventare fornitori del GAL”. È proprio così? È tutto opportunamente previsto? Esistono da qualche parte conflitti di interesse o intrecci di convenienze che rimandano alle filiere di potere politico-imprenditoriale nella gestione dei GAL? Chi sono i fornitori, i soci, gli amici? Chi ha deciso presidenti, direttori e stipendiati di diverso rango? Soprattutto, quali ricadute di sviluppo si sono verificate sui territori grazie all’azione di questi Gruppi?
Il GAL “LUCUS” Esperienze rurali
È il momento di entrare nel vivo del nostro viaggio dentro i cinque Gruppi di Azione Locale lucani. Partiamo dal GAL Lucus che comprende il territorio dei Comuni di Acerenza, Atella, Banzi, Barile, Cancellara, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Lavello, Maschito, Melfi, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte, San Chirico Nuovo, Tolve, Venosa. Ma lo facciamo nella prossima puntata.
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