La Basilicata nelle mani di politici sleali e senza scrupoli

5 novembre 2022 | 12:35
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La Basilicata nelle mani di politici sleali e senza scrupoli

Una casta autoreferenziale, auto indulgente, vocata al vittimismo giudiziario

“Poteva capitare anche a me”. Chi ha seguito il dibattito nella seduta del Consiglio regionale di ieri, 4 novembre, avrà sicuramente ascoltato questa frase in più di un intervento sia da parte dell’opposizione sia nei banchi della maggioranza. “Poteva capitare anche a me, ma adesso è capitato a te e comprendo il tuo stato d’animo”. È questo il senso delle parole di esponenti politici intervenuti in seguito alle dichiarazioni dei consiglieri coinvolti nell’inchiesta della Procura di Potenza su malasanità e malaffare, Cupparo e Piro. Un abbraccio metaforico, una manifestazione di solidarietà mal celata da un linguaggio retorico-politichese. “Poteva capitare a chiunque di noi, come in effetti è già capitato”, è una dichiarazione che nasconde un modo di pensare tipico di una casta politica auto indulgente, autoreferenziale e vocata al vittimismo giudiziario. Il vittimismo, ipotizziamo, usato come espediente della cattiva politica per giustificare errori e scelte non altrimenti motivabili, o per occultare le vere ragioni di comportamenti personali discutibili. E lasciamo da parte la quantità di ipocrisia che circola dentro e fuori l’aula del Consiglio regionale.

In sostanza, un’indagine della magistratura, una misura cautelare, un rinvio a giudizio, non sono altro che un incidente. Un’incidente che può capitare a tutti, a “noi politici soprattutto”. “Poteva capitare anche a me”, è una delle affermazioni più gravi ascoltate ieri in Consiglio regionale. È il segno di una classe politica che i cittadini onesti e avveduti dovrebbero mandare a casa il prima possibile. Fatte le dovute eccezioni, non si tratta di distinguere tra maggioranza e opposizione: la gran parte dei consiglieri regionali non dovrebbe sedere tra i banchi di quell’aula. E anche i loro servitori dai colletti bianchi, disseminati ovunque, dovrebbero togliere il disturbo.

Si è avvertita la mancanza assoluta di tensione etica, specie quando qualcuno degli illustri consiglieri ha più volte ribadito che non bisogna permettere che una vicenda giudiziaria influenzi il funzionamento della politica e delle istituzioni. L’apice si raggiunge quando si invita l’ex assessore Cupparo a ritirare le dimissioni qualora fossero condizionate dalle questioni giudiziarie. Un malinteso senso delle istituzioni che esclude il dovere dell’integrità morale e del rispetto nei confronti dei cittadini, a cui un politico deve obbligarsi.

Dunque, lo abbiamo già scritto, per i protagonisti in chiaro e scuro del potere invisibile e di quello esibito, le vicende giudiziarie continuano a rappresentare un “incidente di percorso.” Si può essere indagati e poi scagionati, condannati in primo grado e poi assolti in secondo, si può essere condannati e incarcerati. In tutte queste circostanze, alla fine “dell’incidente”, lor signori aspirano a mantenere il potere.

Qui non si tratta di contrapporre una visione garantista a una “giustizialista”. Si tratta di evitare continue minacce all’integrità della democrazia, di evitare l’accelerazione di un processo, già in atto, di disgregazione morale del tessuto sociale, che crea disorientamento nell’opinione pubblica e delegittimazione delle regole basilari del rapporto tra cittadini e istituzioni. È un problema di aderenza della politica ai principi di etica pubblica. Tutto qui. Reati o non reati, sono i comportamenti di una classe politica emersi dalle indagini degli ultimi anni a fare la differenza. Assolti o condannati, rinviati a giudizio o archiviati o prescritti ci interessa poco. A noi interessa il comportamento pubblico, spesso caratterizzato da un abuso di fiducia e da una violazione degli obblighi di lealtà nei confronti delle istituzioni e dei cittadini.

Non ci sfugge in queste ore il comportamento di alcuni organi di informazione, né ci sorprende. Gli esponenti colpiti dalle indagini e i loro difensori invitati a giustificarsi attraverso i media contro la magistratura “cattiva”. Un giornalismo subdolo che, dietro la scusa del pluralismo delle opinioni, mette in scena un attacco sibillino contro i magistrati. E a proposito di magistrati, sarebbe interessante capire che cosa stia accadendo nel rapporto tra Tribunale del Riesame e Procura.

Intanto, le condizioni politiche nella maggioranza sono un disastro, ma c’è chi chiude gli occhi per non vedere. Anche questo è un comportamento di slealtà nei confronti delle istituzioni e dei cittadini.