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Voti, favori e sesso per il posticino in Rai: emergono ulteriori dettagli dall’inchiesta che ha scosso il centrodestra in Basilicata

11 ottobre 2022 | 16:18
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Voti, favori e sesso per il posticino in Rai: emergono ulteriori dettagli dall’inchiesta che ha scosso il centrodestra in Basilicata

Nell’informativa dei Carabinieri relativa alle indagini su sanità lucana e malapolitica emergono alcuni episodi per i quali-fa sapere la Procura-“non è seguita l’acquisizione di un quadro indiziario univoco o almeno sufficiente”

Si allarga l’inchiesta sulla sanità lucanache lo scorso 7 ottobre ha portato all’arresto del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Francesco Piro (dimessosi dopo l’arresto) e della sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, oltre all’obbligo di dimora per l’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia) e l’ex assessore alla Sanità, Rocco Leone (Fratelli d’Italia) e al divieto di dimora a Potenza per il direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera.

Dall’informativa dei carabinieri alla Procura -come anticipato dal Quotidiano del Sud nell’edizione odierna- emerge una serie di episodi, che anche grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche, avrebbero disvelato, e confermato, la presenza in Basilicata di un sistema politico fatto di favoritismi e raccomandazioni e in un caso di una presunta concussione sessuale per un posticino  in una trasmissione Rai per una collaboratrice di Francesco Piro.

Voti e favoritismi. Da quello che emerge dall’informativa dei carabinieri che hanno condotto le indagini nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità lucana sono diversi gli episodi di favoritismi per persone vicine. Quarto (consigliere regionale Fratelli d’Italia) si sarebbe rivolto all’allora assessore alla Sanità, Rocco Leone, proprio per sponsorizzare un’infermiera. In un’altra intercettazione l’allora assessore Leone e il consigliere regionale Vizziello parlano della “sistemazione” della nuora di Michele Casino, allora deputato di Forza Italia, al Corecom avvenuta nell’autunno del 2019.

Il sottosegretario Moles. “L’immagine del malaffare sulla gestione della sanità pubblica lucana, con la preponderante gestione politica-scrivono i carabinieri-veniva documentata in un incontro tra l’assessore Rocco Luigi Leone , il senatore Giuseppe Moles e il consigliere regionale Gerardo Bellettieri avvenuto in data 10 gennaio 2020, alle ore 11.43, all’interno dell’ufficio di Leone”. In quell’occasione il sottosegretario Moles avrebbe parlato all’assessore Leone di “diverse sistemazioni” per gli “amici loro” ossia gli amici di Forza Italia. Tra queste Moles fa il nome di un medico segnalatogli dal coordinatore di Forza Italia Puglia, Mauro D’Attis per il primariato di Ginecologia e Ostetricia dell ‘ospedale di Melfi. Il medico in questione, Michele Ardito, sarebbe poi stato nominato agli inizi di agosto 2020 dal dg dell’Aor San Carlo, Massimo Barresi. Uno “vicino a loro” poi sarebbe stato individuato anche per la direzione generale e quella amministrativa del Crob di Rionero in Vulture.

“L’intercessione di Merra e Zullino per l’ordine fasullo di mascherine”. I carabinieri scrivono di un possibile tentativo di intercessione dell’assessore alle Infrastrutture, Donatella Merra e del consigliere Massimo Zullino in favore dell’imprenditore di Lavello, Antonio Liseno (non indagato) che “sarebbe stato pronto a regalare mascherine alla Regione Basilicata in cambio di un ordine fasullo che a lui sarebbe servito per evitare il blocco in aeroporto di una fornitura di mascherine in arrivo dall’estero”. Va ricordato che proprio l’imprenditore Liseno aveva donato in piena emergenza Covid-19, alla fine del marzo 2020, 200mila mascherine a diverse strutture sanitarie della Basilicata ricevendo anche un elogio pubblico dall’allora dg del San Carlo, Massimo Barresi. Nel maggio 2020 la Guardia di Finanza, su disposizione della Procura di Potenza, aveva sequestrato circa 8 milioni di mascherine alle società SG Spa e Glamour Srldello stesso Liseno. Il materiale sequestrato- aveva fatto sapere la Procura- riportava certificati CE contraffatti, o comunque certificazioni a vario titolo illecite, irregolari o inidonee”.

Sesso in cambio del posticino nella trasmissione Rai. C’è anche un’ipotesi di concussione sessuale da parte dell’ex portavoce del presidente Bardi e capo ufficio stampa della Regione Basilicata, Massimo Calenda, nei confronti di una giovane donna, collaboratrice del consigliere regionale Francesco Piro (Forza Italia) arrestato lo scorso 7 ottobre. In una intercettazione captata il maggio 2020 Maria Di Lascio (ai domiciliari dal 7 ottobre scorso) che all’epoca non era ancora sindaca di Lagonegro avrebbe consigliato alla collaboratrice di Piro “un’operazione di fino” con l’ex capo ufficio stampa della Regione che avrebbe dovuto assicurarle il posticino in una nota trasmissione di Rai 1.
Scrivono infatti i carabinieri: “I benefici offerti alla … da Massimo Calenda in cambio di favori sessuali- emergono in una conversazione telefonica tra la giovane donna e Maria Di Lascio avvenuta il 7 luglio 2020. In seguito la collaboratrice di Piro ottiene la parte e anche la richiesta di Calenda di vedersi “ovviamente non a Potenza”. “Questo-dice la donna alla Di Lascio- mo vuole essere pagato il conto Mariù” aggiungendo poi che non ha nessuna intenzione di soddisfare le richieste del Calenda.

In relazione alla posizione dell’ex presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, il quale in una nota smentisce di aver ricevuto un avviso di garanzia, al vaglio dei pm ci sarebbe stata la sua “ingerenza nei confronti del dg del San Carlo, Giuseppe Spera”.

La nota della Procura. Di seguito la nota del procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio. “Con riferimento alle notizie apparse in data odierna sul Quotidiano del Sud e poi riprese da molti altri organi di stampa anche nazionali-per evitare che si diffondano informazioni infondate ovvero altri fraintendimenti sull’oggetto e la portata dell’investigazione in corso sulla sanità lucana (che peraltro deve ancora superare numerosi ed ulteriori vagli processuali, sicché deve essere richiamato il principio di presunzione di innocenza fino a condanna definitiva) questo Ufficio chiarisce che il perimetro oggettivo e soggettivo dell’indagine in questione-salvo sempre nuove possibili nuove acquisizioni investigative dovute allo sviluppo delle indagini in corso è-allo stato-delineato dalle imputazioni provvisorie elevate nella richiesta cautelare e poi contenute nella successiva ordinanza del Gip di Potenza. Dunque gli ulteriori fatti di cui viene dato conto nelle notizie di stampa, diversi da quelli descritti in tali provvisorie imputazioni o sono privi di rilevanza penale ovvero sono relativi a vicende nelle quali all’iniziale acquisizione della notizia di reato doverosamente ed immediatamente iscritta, non è seguita l’acquisizione di un quadro indiziario univoco o almeno sufficiente”.