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Si chiamava Giovanni e fu ‘Cagi’: in ricordo di Gianni Caressa

6 ottobre 2022 | 13:56
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Si chiamava Giovanni e fu ‘Cagi’: in ricordo di Gianni Caressa
Una vignetta di Cagi

Elogio al vignettista scomparso improvvisamente ieri, 5 ottobre, a Venosa

Ci sono uomini e donne nei paesi di tutto il mondo che sono più che cittadini del luogo in cui vivono. Sono come l’anima segreta che cova nei sotterranei dei sentimenti e delle abitudini di tutti: Kant sulla cui passeggiata gli abitanti di Königsberg regolavano gli orologi, il professore che ogni giorno passa davanti al verduraio per andare in biblioteca, la vecchia levatrice che ha messo al mondo quasi tutti e che tutti vedono arrancare lenta col bastone e la guardano e la salutano con affetto, chiedendo regolarmente “Zia Taré, cume sciamo?”.

Così doveva essere a Venosa Giovanni Caressa, in arte Cagi, 73 anni, ma snello, ancora fumatore, amante del cibo e del pennello o della matita, morto oggi improvvisamente, lasciando nello sconforto e nella disperazione i suoi più cari amici, che me ne parlano con costernazione incredula, Luigi o Gino che me lo descrive nelle sue grandezze e nella sua umanità e me lo fa vedere a distanza telefonica come un ‘carboncino’ di ottima scuola macchiaiola, e Maria Antonietta che fa sentire la sua voce poetica con un post bellissimo e straziante, in cui piange l’amico, l’affetto, e invita tutti i venosini a piangere con lei, perché hanno perso una grande e non ricostruibile ricchezza.

Cagi era un vignettista, che aveva messo le sue doti a servizio della politica, s’intende quella dei valori, della giustizia, della sinistra. Dice Gino senza mezzi termini che, quando Cagi faceva le sue vignette, la politica a Venosa era migliore. Elogio funebre più concretamente efficace non si poteva formulare. Artista vero, era estetizzante anche nella vita, di cui secondo lui occorreva migliorare non solo gli aspetti socio-economici, ma anche la bellezza delle piccole cose, il cibo, il vestire, il camminare, l’andare al proprio bar, contare i passi e godere il soffio del vento e delle cose. La sua satira ha aiutato un sindaco a vincere le elezioni, ma non per interessi di partito, perché evidentemente era uno che ci credeva, come disse al giudice che lo interrogava mentre stava morendo per i colpi alla testa presi dalla polizia il giovane pisano senza padre e senza madre Franco Serantini, e disse “ci si va perché ci si crede”. Né nel mondo in cui viveva Cagi fu molto capito, soprattutto non si capì o non si volle capire che nella battaglia politica non è necessario usare solo slogan, offese, insulti e accuse, ma anche la salutare ironia. Ironia e satira come colori della civiltà. E nella civiltà ci si sta meglio che nella selvatichezza.

Io mi rammarico di non aver conosciuto personalmente Cagi, e stavo per mandargli proprio domani un testo breve per farne il prossimo libretto augurale 2023 illustrato da suoi disegni. Ma gli devo comunque qualcosa. È lui che ha pensato e costruito la locandina di una manifestazione che mi sta nel cuore, perché attuata all’aria aperta di un agosto nel mio paese di Banzi e in quello vicino di Genzano, dedicata a «Donne e madonne» (titolo mio), locandina che ha suscitato laggiù perplessità per quella madonna moderna che si dipinge le labbra, che non era affatto blasfema, ma che centrava perfettamente il senso del mio pensiero che la Madonna madre di Gesù sia nel sentimento popolare la madre di tutti noi e che le donne che ci hanno generato o dividono la vita con noi siano le nostre madonne viventi. Il nome di Cagi fu cancellato dalla locandina. Questo mio discorso valga come ringraziamento e risarcimento tardivo, come abbraccio ai suoi amici dolenti e come condoglianza per la moglie Tilde. Ciao, amico sconosciuto e benvoluto senza la vista reale, come l’amore medievale per donne di terra lontana. Ora quella che mi si è spenta è anche la parola. Caro Cagi, spero che i tuoi concittadini non ti dimentichino e ti vedano ancora passare come ombra vanescente per le strade, i vicoli, i bar a te cari della a te cara Venosa.

Michele Feo, Pisa, 5 ottobre 2022

Alcune vignette di Cagi 

Una vignetta di Cagi