Matera, discarica La Martella: la palla ora passa al Comune

21 ottobre 2022 | 11:15
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Matera, discarica La Martella: la palla ora passa al Comune
Discarica La Martella, settore 5

Abiusi: Se non si interviene la piattaforma va in malora e comunque avrà un suo costo anche se non produce

La Basilicata è stata condannata per 23 discariche con la procedura di infrazione 2011/2215. La sentenza di condanna ex art.258 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea è della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e risale al 21 marzo 2019, ora è stata messa in mora ex art.260 TFUE con Lettera del 06.04.2022 della Commissione Europea ma la CGUE non ha ancora emesso sentenza. Il 21.07.22 la Regione ha comunicato che ancora 5 discariche resterebbero in procedura di infrazione perché non era stata approvata la chiusura definitiva ai sensi dell’art.12 del d.lgs 36/2003. Per la discarica di Matera posta in località la Martella il 6-7-22 c’è stata la ripresa dei lavori relativi agli interventi ambientali sospesi a seguito dell’incendio verificatosi il 4 agosto 2021; 11 mesi sono andati persi a causa dell’incendio ma di questi se ne sono sprecati ben 5 per lungaggini burocratiche.

Nella nota di aggiornamento indicata a monte era prevista l’emissione del provvedimento di chiusura della discarica ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 36/2003 non prima di aprile 2023 perché si contava di ultimare gli interventi necessari per il superamento della procedura di infrazione UE entro febbraio 2023. In realtà l’impegno specie della ditta che ha curato i lavori ha permesso di anticipare i tempi e non oltre la fine di Dicembre dovrebbe essere emesso il provvedimento di chiusura e così potrà considerarsi superata la procedura di infrazione UE, resteranno poi tutti gli altri lavori connessi con l’appalto e quelli saranno completati nella prossima primavera.

Correva l’anno 2018 quando ci si rese conto che l’amministrazione comunale di Matera, dopo aver negato di essere in procedura di infrazione non sarebbe stata in grado di portare a termine i lavori necessari alla bonifica e tentare di evitare l’infrazione europea che era prossima ad essere emessa. Venne, allora, designato un commissario di nomina regionale che ha curato tutte le fasi dell’appalto di quella che è stata l’opera più importante realizzata per la città di Matera, infatti l’intervento è andato a gara per 10,5 milioni di euro. Di quanto stesse accadendo da quelle parti i cittadini di Matera sia nelle sue espressioni politiche che sociali se ne sono completamente disinteressati. Ultimati i lavori appaltati quella discarica con annesso impianto di trattamento dei rifiuti tornerà ad essere di competenza della città.

Le vasche che compongono la struttura per un verso sono in fase di post gestione che si protrarrà per almeno 30 anni e per un altro risulterà essere attiva. Il quinto settore , infatti, non è del tutto esaurito e per colmarlo occorreranno circa 20 mila tonn. di rifiuto umido stabilizzato il calcolo preciso si otterrà quando verranno determinati anche i volumi che necessitano per realizzare il capping finale. Il primo e secondo settore abbisognano del capping definitivo e poi su di essi si potranno installare pannelli fotovoltaici, l’energia prodotta servirà a ridurre le spese di funzionamento e non solo; le risorse utili per il capping e l’istallazione dei pannelli sono già state postate dalla Regione. Dopo una fase di assestamento anche sul 3° e 4° settore si potranno installare altri pannelli fotovoltaici semmai con ancoraggio flottante. Quella che viene comunemente indicata come Discarica di La Martella è in realtà una Piattaforma Integrata di Gestione dei Rifiuti urbani non pericolosi. Accanto ai 5 settori che hanno ricevuto o riceveranno rifiuti vi è tutta una impiantistica in parte superata. L’impiantistica presente in piattaforma consta di un tritovagliatore- deferrizzatore, in concreto il rifiuto non selezionato detto tal quale, viene triturato per ridurre il volume, diviso tra umido, secco e viene deferrizzato. E’ un sistema di selezione meccanica del rifiuto vecchio con pochi sensori e non più in uso perché ormai in città il rifiuto viene differenziato alla fonte con la raccolta porta a porta. E’ un macchinario non utilizzabile salvo il caso non si accetti il rifiuto non differenziato proveniente da centri che non hanno adottato il nostro sistema di raccolta differenziata ma in questo caso occorre investire per dotare l’impianto di un maggior numero di sensori così da effettuare una raccolta differenziata meccanica più puntuale.

Vi è poi un impianto di compostaggio per la stabilizzazione dell’umido e sul quale nel 2016 sono stati fatti investimenti significativi per rendere l’impianto più funzionale e meno inquinante in termini di dispersione degli odori, sono stati installati nuovi filtri e nuovi scrubber più altri adeguamenti. E’ un impianto che può essere ripreso per trattare almeno l’umido prodotto dalla città e che è stimato in circa 10 mila tonn. ed ottenere, così, materia prima seconda che non è più un rifiuto ed ha un suo mercato. Con gli introiti che perverrebbero si avrebbe una riduzione dei costi della Tari. L’umido da noi prodotto attualmente è destinato probabilmente ad impianti del Centro-nord infatti in Basilicata non esistono impianti per il trattamento dell’umido. Ciò detto come si evince sono tematiche la cui discussione non può più essere rinviata ed investe direttamente la vita cittadina. Se non si interviene la piattaforma va in malora e comunque avrà un suo costo anche se non produce e tutto questo significa un improduttivo aggravio di costi riconducibili alla gestione dei rifiuti. Pio Abiusi, associazione Ambiente e Legalità