“Lo abbiamo fatto mettere in ginocchio con la pistola in testa”. Così parlava il capogruppo di Forza Italia arrestato
Francesco Piro ostentava i suoi legami con la criminalità calabrese e raccontava gli episodi di violenza di cui sarebbe stato protagonista
Emergono episodi di violenza e presunti legami con la ‘ndrangheta dell’ormai ex consigliere regionale di Forza Italia, Francesco Piro, arrestato ieri nell’inchiestadella Direzione distrettuale antimafia di Potenza.
L’esponente di Forza Italia, si legge nelle carte dell’inchiesta aveva «relazioni con esponenti della criminalità organizzata» e «non di rado per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, e a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi».
In una conversazione tra Francesco Piro e un uomo e una donna, avvenuta il 10 agosto 2020, e intercettata dagli inquirenti, il consigliere regionale di Forza Italia racconta un deplorevole avvenimento allorquando unitamente al suocero minacciarono una persona puntandole una pistola “è vivo per miracolo perché lo stav.. mio suocero e io lo abbiamo fatto mettere in ginocchio con la pistola in testa…”
In un’altra intercettazione avvenuta il 14 ottobre 2020, Piro parla con un uomo e racconta un altro episodio di violenza: “questo qua del genio civile, lo incontrai al cimitero mi aveva rotto i coglioni su un palazzo era venuto aveva fatto storie dopo una settimana otto giorni insomma era al cimitero che rompeva i coglioni io tenevo i cazzi girati era il nove giugno ero proprio incazzato avevo i cazzi girati pesante eh arrivai lì dissi scusa che stai facendo? venuto vicino vicino a me col naso e naso chi cazzo sei tu hai presente i motorola quello grande lo tenevo in pigliai il motorola boom si tagliò l’occhio teneva l’occhiale tutto qua schizzò il sangue…pigliai una pala che era lì feci boom boom…125 giorni di prognosi stava morendo…mio fratello che era lì si buttò contro di me capì io con la pala boom rompetti il naso a mio fratello” “mi hanno aperto un procedimento per lesioni aggravate”
Ancora in quella conversazione Piro racconta: “mo che è successo l’anno scorso no quando ci furono le elezioni presentammo la lista gli altri non si presentarono allora noi la mattina in fretta e furia facemmo la lista civetta sai serve l’altra lista con i parenti e così dovevamo raccogliere sessanta firme allora chiamai gli amici dammi il documento e io autenticai le firme poi l’hanno ricusata la lista una di quelle là che poi mi ci sono litigato … ha fatto una denuncia ha detto quella non è la mia firma hanno chiamato tutti e sessanta quelli che hanno sottoscritto tutti in Procura, nove persone su sessanta hanno detto che la firma non è la loro. Mi chiamano in Procura l’altra mattina indagato per aver autenticato firme false. Devo fare l’interrogatorio domani pomeriggio con l’avvocato. Successivamente Piro afferma testualmente “io io li faccio piangere mo sai quand’è? come funziona che devi stare mo devi stare devi stare poi posso adottare tutti i sistemi che voglio che sanno soprattutto chi è da dove arriva mia moglie, lo sanno bene di dov’è quindi io basta che faccio un messaggio”.
Alla domanda del suo interlocutore “tua moglie?” non lo ricordo” Piro con disarmante spavalderia conscio che la risposta avrebbe determinato un certo effetto puntualizzava “Mia moglie? Di Rosarno, E capito. Io basta che mando un messaggio potete venire, ah poi me ne vado in galera come Cristo comanda quindi lo sanno bene…perciò…mi tengono”. Nella sostanza -scrivono gli inquirenti- Piro si vantava di poter ricorrere alla criminalità organizzata calabrese ostentando a proprio vantaggio la nomea della Città di Rosarno notoriamente considerata cardine di alcune delle maggiori cosche malavitose facenti parte dell’organizzazione criminale calabrese della ‘ndrangheta.