La Basilicata tra confusione, dispetti, capricci e pizzini
Inchiesta “sanità”. Chi ha fatto uscire le carte prima della conclusione delle indagini? Perché? Per quale interesse?
“L’inchiesta sanità” si sta trasformando in una sceneggiata degli equivoci stile napoletano. Come già accaduto in altre circostanze emerge una paccottiglia di fatti o presunti tali che riguardano date, circostanze, episodi di malcostume, di dispetti, vendette e ricatti non sempre collegati ad un solo “disegno criminoso”. Insomma, situazioni che sarebbero al vaglio dei magistrati e che riguarderebbero storie diverse. Ma da queste parti si preferisce il calderone. Così un abuso d’ufficio viene associato a fatti gravissimi quali la corruzione o addirittura reati di mafia. Qualcuno lo fa. Nessuna distinzione, tutti delinquenti allo stesso modo. Il presunto politico corrotto e il presunto ladro di galline. E quando si fa confusione ne approfittano i soliti lestofanti che si inseriscono nella mischia con piccole vendette, ricatti, dispetti, pizzini lanciati a casaccio. Ma chi ha fatto uscire le carte prima della conclusione delle indagini? Perché? Per quale interesse? Lasciare in pasto alla stampa un’informativa dei carabinieri non è gioco da farsi. Naturalmente se un giornalista viene in possesso di quelle carte non deve fare altro che pubblicarle, trattandosi di personaggi pubblici. Altro che fake news.
La confusione è già in atto. Indagato tizio, anzi no, però sì, forse. Caio ha approvato una delibera che “se però” sarebbe sospetta. Insomma, la ricerca del clamore da chiunque sia inseguita, non fa bene a qualunque indagine giudiziaria e non dà conto della realtà profonda delle cose.
Se l’opinione pubblica si accontenta e soddisfa la sua indignazione con qualche arresto, o leggendo i nomi degli indagati, ogni volta che accade, non fa il suo dovere. A combattere e a prevenire i reati ci pensa la magistratura, quando può e quando vuole. A combattere il Sistema dovrebbe pensarci la società civile, i cittadini, le loro organizzazioni politiche e sociali.
Il sistema da combattere è quello che non emerge sulla stampa né sulle carte dei tribunali. Certo, ogni tanto si apre una finestrella sul malaffare grazie alla magistratura, ma rimane una finestrella più o meno aperta in un tempo più o meno lungo. Tangentopoli, per esempio, ha fatto emergere dei reati, ha indagato, processato e incarcerato tanta gente. Tuttavia il fenomeno della corruzione in Italia nel frattempo è cresciuto. Perché? Perché è un Sistema. Siamo in presenza di un sistema di potere legale, ma ingiusto e illegittimo, che comprende migliaia di persone, alcune delle quali ogni tanto finiscono sotto i riflettori della magistratura.
I personaggi coinvolti nell’inchiesta non sarebbero soltanto autori di presunti reati, ma sarebbero parte, chi più chi meno, di un Sistema che si autoalimenta continuamente, con loro o senza di loro, con i reati e senza i reati. È questo che bisogna capire.
Lo ribadiamo per l’ennesima volta, le radici subculturali, le regole immorali, il mal costume del potere sono racchiusi in un vasto sistema spesso impenetrabile. Di questo certa stampa non parla mai, tanto meno se ne parla nelle assemblee istituzionali. Il Sistema compie ingiustizie nel quadro della legalità. Sappiatelo. Il Sistema, per essere invisibile, agisce alla luce del sole. Ma nessuno, appunto, lo vede, abbagliati come siamo dal clamore mediatico e giudiziario.
Detto questo, molti politici e dirigenti dovrebbero dimettersi, farsi da parte, insomma togliere il disturbo. E i cittadini, in attesa che capiscano fino in fondo la realtà e che cosa si intenda per “sistema”, qualcosa la possono fare, piccola, insufficiente, ma importante: non votare più certi personaggi e, soprattutto, non esserne complici.