Inchiesta su sanità lucana: “Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale vantava collegamenti con la criminalità calabrese”

7 ottobre 2022 | 11:28
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Inchiesta su sanità lucana: “Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale vantava collegamenti con la criminalità calabrese”

Indagati anche Vito Bardi e gli assessori Francesco Fanelli (ex all’agricoltura, ora alla sanità) e Donatella Merra (infrastrutture), entrambi della Lega. L’operazione ha portato in carcere il capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale lucano, Francesco Piro (candidato alle Politiche del 25 settembre scorso), mentre è agli arresti domiciliari il sindaco di Lagonegro (Potenza), Maria Di Lascio

Due arresti  (uno in carcere e uno ai domiciliari), due obblighi di dimora e un divieto di dimora. E’ questo il bilancio dell’operazione scattata all’alba di oggi, in Basilicata, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Potenza  condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza e la Polizia di Stato – Squadra Mobile del capoluogo lucano che hanno eseguito le misure.

I dettagli in un comunicato della Procura di Potenza che riportiamo di seguito.

L’arresto in carcere è stato disposto per il consigliere regionale di Forza Italia, Francesco Piro. Ai domiciliari la sindaca di Lagonegro, Maria di Lascio; due ulteriori misure cautelari coercitive dell’obbligo di dimora sono state eseguite nei confronti di Cupparo Francesco, Assessore della Giunta Regionale della Basilicata (esecuzione da parte della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Potenza), Leone Rocco Luigi, già Assessore della medesima Giunta ed ora Consigliere Regionale (esecuzione da parte dei Carabinieri del Comando provinciale di Potenza); una ulteriore misura cautelare coercitiva, questa volta del divieto di dimora in Potenza, nei confronti di Spera Giuseppe (direttore amministrativo dell’Asp Basilicata dal 9.10.2019 fino al 10.8.2020, di Commissario straordinario dell’AOR San Carlo di Potenza dal 10.8.2020 fino al 17.12.2020 e di direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera S. Carlo di Potenza dal 17.12.2020 ad oggi) che è pure stato raggiunto misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche esecuzioni).

I delitti contestati vanno dall’induzione indebita, alla corruzione, dalla tentata concussione ad altri reati contro la Pubblica Amministrazione. Le indagini, che si sono sviluppate lungo un arco di circa due anni, sono state dirette dalla Procura potentina, e svolte, in modo coordinato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato. Il quadro indiziario si desume da intercettazioni, dichiarazioni rese ai magistrati, acquisizioni di documentazione.

All’esito delle investigazioni la Procura, nell’ambito del procedimento che vede numerosi indagati fra privati ed altri pubblici ufficiali (appartenenti sia all’Amministrazione Regionale della Basilicata che all’Amministrazione Comunale di Lagonegro,) ha formulato richieste cautelari nei confronti dei suddetti cinque indagati in relazioni ai quali, con valutazione condivisa dall’organo giudicante, si riteneva sussistessero, oltre che gravi indizi di colpevolezza, anche le necessarie esigenze cautelari.

Sempre in mattinata odierna si è proceduto, altresì ad effettuare perquisizioni e ad emettere informazione di garanzia, degli indagati: Vito Bardi, Presidente della Giunta Regionale della Basilicata;  Francesco Fanelli, già Assessore alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Basilicata, attualmente Assessore alla Salute; Gianni Mastroianni, Assessore del Comune di Lagonegro con deleghe alle attività produttive, commercio, artigianato, dissesto idrogeologico, forestazione, lavoro e formazione; Donatella Merra, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata; Antonio Ferrara, Dirigente del settore Amministrativo della Regione Basilicata e Segretario Generale della Giunta Regionale.

Le perquisizioni, locali e di natura informatica, si sono svolte in alcuni domicili, all’interno degli Uffici della Regione Basilicata e presso l’Amministrazione Comunale di Lagonegro.

Ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna e ribadito che le indagini preliminari sono in pieno svolgimento, la Procura ha elevato 23 imputazioni provvisorie che vanno dal delitto d’induzione indebita (riqualificato, in alcuni casi, dal Gip in quello di corruzione), a quelli di concussione tentata, peculato, traffico d’influenze ed abuso in atti di Ufficio (per queste tre imputazioni non si è richiesta, ne è stata disposta alcuna misura cautelare).

Le vicende oggetto d’indagine si inquadrano in diversi filoni investigativi: quello della gestione della sanità lucana da parte degli organi preposti, con particolare riferimento sia alle attività amministrative prodromiche e deliberative inerenti al progetto di costruzione del nuovo Ospedale di Lagonegro (in ordine al quale sono previsti investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle relative alle nomine di personale medico e paramedico presso l’Ospedale San Carlo; quello relativo alle attività tese al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, nel corso delle quali, secondo il costrutto accusatorio da verificare nel corso dei successivi passaggi processuali, gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro Ufficio Pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro, ecc);  quello relativo alla gestione, nel primo periodo della pandemia, dei kit tampone. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, esponenti dell’Amministrazione regionale a differenza degli altri comuni cittadini, accedevano a tali controlli, in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa.

I “legami con la criminalità calabrese”. In tale contesto l’Ordinanza Cautelare ha particolarmente valorizzato, ai fini della valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti degli indagati raggiunti da misura (oltre al pericolo di reiterazione delle condotte desumibile dalla pluralità di reati contestati ed il pericolo d’inquinamento probatorio) anche le seguenti emergenze investigative: le plurime dichiarazioni ed intercettazioni riferibili alla posizione di Piro Francescoda cui emergerebbe come lo stesso, non solo avesse relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, ma, non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi;

“Ritorsioni contro chi non sosteneva Francesco Piro alle elezioni del 25 settembre”. Le indagini svolte nel corso della campagna elettorale nazionale tenutasi fino al 25.9.2022, nel corso della quale alcuni degli indagati strumentalizzavano la loro funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere il candidato Piro. In particolare, e fra l’altro il Sindaco di Lagonegro richiedeva (senza riuscirvi), a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti, per impedire così il traffico telefonico in determinate zone dell’area geografica sopra indicata dove abitavano i non-sostenitori del Piro affinché a costoro fosse (di fatto) impedito di usufruire del servizio telefonico mobile ; sempre il medesimo PU si attivava per impedire che altro presunto non sostenitore del Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli, mentre venivano programmate altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del predetto candidato; le investigazioni relative ai tentativi di indurre dipendenti regionali nel settore della forestazione, da parte dell’Assessore regionale al ramo, a sostenere il candidato Piro.

Nel corso delle indagini, nel pieno rispetto del diritto di difesa questo Ufficio ha raccolto le dichiarazioni di alcuni indagati. Le stesse, fermo restando il successivo vaglio processuale, allo stato, secondo la valutazione contenuta nell’ordinanza cautelare emessa dal Giudice, non sono state ritenute “credibili”.