Criminalità in Basilicata: sempre più pervasiva la presenza delle organizzazioni malavitose nella vita economica della regione

1 ottobre 2022 | 11:43
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Criminalità in Basilicata: sempre più pervasiva la presenza delle organizzazioni malavitose nella vita economica della regione
La mappa dei clan

La Relazione semestrale al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia: sintesi regionale

Nella relazione del secondo semestre 2021 la sintesi generale è: Il salto di qualità che si è registrato nelle dinamiche criminali lucane, e la sempre più pervasiva presenza delle organizzazioni malavitose nella vita economica della regione Basilicata, hanno portato alla recentissima istituzione a Potenza della Sezione Operativa DIA inaugurata il 7 marzo 2022.

La Basilicata in generale

In Basilicata la capacità di adattamento e mimetizzazione della criminalità mafiosa emerge dalle numerose interdittive antimafia che offrono la percezione del rischio di inquinamento mafioso nell’economia del territorio soprattutto nei confronti delle aziende indebolite dalla contingente crisi economica legata alla pandemia da Covid-19. Il protrarsi della situazione epidemica infatti se da un lato ha indebolito il tessuto produttivo e il benessere delle famiglie, dall’altro ha affinato la strategia delle organizzazioni criminali allo scopo di proporsi come sostegno attivo a imprese in difficoltà e in crisi di liquidità trasformando l’originale impiego della violenza e della minaccia in schemi di sopraffazione economica gestiti attraverso la creazione o lo sfruttamento di un reticolo di relazioni affaristiche e collusive.

Nella Regione i singoli clan organizzati per lo più su base territoriale (provincia di Potenza, area Vulture-Melfese e provincia di Matera con la fascia jonico-metapontina) hanno stabilito accordi con associazioni criminali di più alto spessore come quelle calabresi, pugliesi e campane. Ne è conferma l’operazione “Lucania Felix” di seguito descritta nel paragrafo dedicato a Potenza che ha consentito di dimostrare la sussistenza, la permanenza e la continuità operativa del clan MARTORANO-STEFANUTTI di Potenza e i suoi stretti legami a livello nazionale con i sodalizi mafiosi della ‘ndrangheta calabrese come la cosca GRANDE-ARACRI di Cutro (KR), la cosca MANFREDI-NICOSIA di Isola Capo Rizzuto e quella dei BELLOCCO di Rosarno (RC).

Sul territorio del Vallo di Diano compreso tra le province di Salerno e di Potenza la presenza della criminalità mafiosa campana e pugliese era già emersa nel contesto investigativo delle indagini “Febbre oro nero” e “Shamar” dell’aprile 2017. Con riferimento al semestre in esame nella stessa area Valdianese è stata tratteggiata l’esistenza e l’operatività di un sodalizio criminale nel settore degli stupefacenti in particolare marijuana, hashish e cocaina. Le indagini8 hanno consentito di monitorare l’operatività dell’organizzazione, il suo modus operandi, nonché i canali di approvvigionamento, i luoghi di stoccaggio e le fasi di acquisto e vendita della droga. Sempre in provincia di Potenza ugualmente allarmante è il quadro di situazione nella zona di Lagonegro che rappresenterebbe l’unico territorio in cui la criminalità autoctona si sarebbe sostanzialmente ritirata cedendo il passo ad un’organizzazione proveniente da un’altra regione vale a dire il clan ‘ndranghetista dei MUTO di Cetraro (CS). L’area infatti sarebbe ora divenuta rotta obbligatoria per il transito di droga e di armi da parte di organizzazioni criminali calabresi e campane. Non meno preoccupante è la situazione nell’area del melfitano che essendo limitrofa a Cerignola (FG) risente delle influenze criminali di quella città. La situazione più critica permane comunque quella della provincia di Matera dove continua ad essere condizionata dalla capacità del clan SCHETTINO di infiltrarsi nel tessuto economico legale mediante società di comodo o acquisendo il controllo di settori economici produttivi sul territorio oltre che investendo gli operatori economici presenti sul mercato con metodi tipicamente mafiosi nel tentativo concreto di riciclare i proventi derivanti dalle attività illecite.

In generale alla luce delle recenti attività investigative nella regione continua a risultare ampiamente diffuso il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti unitamente al relativo consumo e persistono episodi di danneggiamento anche a seguito di incendio, nonché fatti costituenti o riconducibili a intimidazioni e minacce. Per quanto concerne l’operatività criminale di sodalizi di matrice etnica, l’operazione “Idra”15, eseguita l’8 luglio 2021 conferma come i gruppi gambiani e nigeriani presenti nel territorio lucano risultino dediti all’approvvigionamento e alla commercializzazione di significativi quantitativi di sostanza stupefacente. Nel semestre di riferimento in tutta la regione vi sono stati rilevanti sequestri di armi ed esplosivi indicativi di una pericolosa capacità bellica dei gruppi malavitosi e di un ruolo altrettanto solido nel connesso mercato degli stupefacenti. Si registrano, altresì, numerosi reati contro il patrimonio e danneggiamenti.

Provincia di Potenza

Nel capoluogo potentino gli esiti investigativi della citata indagine “Lucania Felix” delineano i tratti distintivi di una criminalità organizzata sempre più conforme ai modelli strutturali delle più progredite organizzazioni mafiose. Numerosi e convergenti elementi investigativi e di analisi, infatti, hanno dimostrato l’esistenza e l’operatività del clan MARTORANO-STEFANUTTI strettamente collegato a livello regionale con i gruppi DI MURO-DELLI GATTI di Melfi (PZ) e SCARCIA-MITIDIERI di Policoro (MT)20, nonché a livello nazionale con i sodalizi mafiosi della ‘ndrangheta calabrese. L’alleanza dei MARTORANO-STEFANUTTI con la cosca GRANDE ARACRI di Cutro (KR)21 ad esempio consente di “cogliere l’effettivo rango mafioso del sodalizio” potentino nonché l’accreditamento dello stesso verso la potente organizzazione calabrese che ne riconosce i metodi mafiosi per il raggiungimento delle proprie finalità. Lo “spettro operativo” della consorteria si è manifestato nel coacervo di azioni intimidatorie ed estorsive condotte “sotto traccia” al fine di esercitare una pervasiva infiltrazione nel tessuto sociale, politico ed economico. In tale specifico ambito fra i principali interessi del sodalizio è emerso quello dei rapporti con una società napoletana di servizi di pulizia e manutenzione cogestita dal clan potentino con il gruppo camorristico dei LO RUSSO/Capitoni di Napoli. Diversamente da quelli con la ‘ndrangheta i rapporti tra il clan potentino e la mafia campana sembrerebbero improntanti ad un mero rapporto economico. Il do ut des nella cogestione dell’azienda consisteva, infatti, nell’erogazione di un contributo dei partenopei all’organizzazione mafiosa MARTORANO-STEFANUTTI per il servizio che questa svolgeva nel controllo del territorio e di risoluzione delle controversie relative alla gestione dell’appalto o del servizio nella loro area d’influenza. L’indagine ha evidenziato l’efficace attitudine ad operare come le mafie più evolute attingendo e sfruttando quella zona grigia in cui collusione, scambio di favori, commistioni e collegamenti con persone inserite nei contesti economico-istituzionali sono stati lo strumento di affermazione criminale e il veicolo della propria capacità intimidatoria.

Le evidenze investigative dell’operazione “Lucania felix” hanno altresì confermato l’attuale e persistente interesse degli affiliati al clan per il settore degli stupefacenti. Ambito in cui hanno intessuto una fitta trama di rapporti sia a livello territoriale che extra provinciale comprovando il loro elevato spessore criminale. La comune sfera d’interessi che distingue i rapporti tra il sodalizio lucano e quello calabrese, inoltre, non risulta circoscritta solo ad aspetti di stretta relazione criminale come le estorsioni ai danni di imprese edili e società di capitali, il traffico e lo spaccio di droga o la gestione del gioco d’azzardo attraverso le macchinette videopoker ma si connota per una proiezione più ad ampio raggio che mira all’acquisizione e gestione di lavori, appalti pubblici e acquisti di immobili, nonché volto alla realizzazione di parchi eolici con apporti di capitali propri “in aderenza a protocolli criminali finalizzati anche a schermare la provenienza degli stessi consentendone il reimpiego in affari apparentemente leciti e puliti”.

A Pignola e Potenza nonostante la parziale disarticolazione subita a seguito dell’intervento repressivo del giugno 2018 (Operazione “Impero 2017”) e l’ulteriore duro colpo inferto nell’aprile 2021 con l’Operazione “Iceberg” continuerebbe ad operare il clan RIVIEZZI che sembrerebbe mantenere un ruolo centrale nelle dinamiche criminali potentine soprattutto quelle concernenti il traffico di sostanze stupefacenti. Nell’area del Vulture-Melfese comprendente i comuni di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla già scenario dello storico contrasto tra i clan DI MURO-DELLI GATTI e CASSOTTA non si sono registrati significativi episodi delittuosi. La ragione di tale situazione risiede non solo nella minore capacità operativa di entrambi i sodalizi ma anche nel loro progressivo reciproco indebolimento avvenuto nel corso degli anni a seguito della sanguinosa faida, nonché alle incisive attività di contrasto delle Forze di Polizia. In tale contesto inoltre è plausibile ritenere in ragione del frammentato scenario in argomento che accanto alle storiche formazioni criminali si possano inserire nuove articolazioni desiderose di affermarsi sul territorio e acquisire maggiore autonomia operativa. Nei comprensori di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla si conferma la presenza del gruppo BARBETTA mentre a Venosa quella del gruppo MARTUCCI entrambi prevalentemente dediti ai reati connessi con gli stupefacenti. Sempre nello specifico settore illecito rilevano i riscontri investigativi dell’operazione “Big Brother” condotta il 28 settembre 2021 dai Carabinieri che ha evidenziato la consolidata struttura di un’organizzazione criminale operante nei comuni del cosiddetto “Vallo di Diano” e in alcune località della provincia di Potenza “tra Satriano di Lucania e Sant’Angelo le Fratte”. Nell’ambito dello stesso filone d’indagine si è proceduto ad eseguire il decreto di fermo emesso dalla D.D.A. di Potenza nei confronti di un altro sodalizio criminale collegato al primo e formato da giovani pusher residenti in gran parte nel comune di Sala Consilina (SA).

Provincia di Matera

Resta invariata la geolocalizzazione dei vari gruppi criminali presenti nella provincia che nel litorale jonico compreso tra Metaponto e Nova Siri si caratterizza per la presenza degli storici clan SCARCIA e MITIDIERI-LOPATRIELLO e SCHETTINO. Il “vuoto di potere” conseguente alle inchieste antimafia “Vladimir” e “Centouno” che tra il 2018 ed il 2019 hanno duramente ridimensionato gli SCHETTINO ha rappresentato la condizione favorevole per la riconquista del controllo delle attività illecite sia da parte di taluni reduci della citata aggregazione criminale che degli appartenenti agli SCARCIA. In particolare la ritrovata libertà di un elemento di quest’ultimo gruppo potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di catalizzazione degli equilibri criminali della fascia jonica. A Stigliano permane l’operatività del gruppo PASCARELLI-CALVELLO i cui vertici già a partire dal 2016 avevano il pieno controllo delle attività illecite connesse con gli stupefacenti non solo in quel comune ma anche in alcuni paesi limitrofi in altre zone del potentino e della fascia Jonica-Metapontina. Superata la breve crisi conflittuale con il clan SCHETTINO egemone in quest’ultima area territoriale attraverso una concordata ripartizione del territorio e una comune strategica sinergia nel condurre le attività illecite il gruppo PASCARELLI-CALVELLO era infatti riuscito ad acquisire il controllo quasi monopolistico delle remunerative attività di spaccio degli stupefacenti in diversi comuni ricadenti nelle provincie di Matera e Potenza. Dallo spaccio il gruppo avrebbe ampliato le proprie attività criminali sotto l’egida degli SCARCIA nella direzione delle estorsioni allo scopo di sottoporre a controllo le attività illecite in tutti i paesi del litorale Jonico. Quello della recrudescenza dei fenomeni criminali nel Metapontino rappresenta un fattore di estrema rilevanza costantemente monitorato anche alla luce dei recentissimi episodi incendiari verificatisi a Scanzano Jonico in danno di alcuni stabilimenti balneari.

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