Basilicata: tamponi a familiari e amici, 15 indagati
Ecco chi sono le persone che avrebbero saltato la fila nel periodo più buio della pandemia
Nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafiadi Potenza che all’alba di oggi ha scosso la Basilicata c’è un filone che riguarda presunte corsie preferenziali nella somministrazione dei tamponi, nella fase più difficile della pandemia covid, ovvero tra marzo e aprile 2020. Dalle carte della Procura emergono nomi e cognomi di chi avrebbe usufruito del test nasofaringeo per la verifica del contagio da covid senza averne diritto.
Tra i nomi spunta quello del presidente della giunta regionale Vito Bardi, dell’allora direttore generale del Dipartimento Sanità della Regione Basilicata, Ernesto Esposito, dell’attuale direttore facente funzioni dell’Asp, Luigi D’Angola, all’epoca direttore sanitario dell’Asp, dell’assessore regionale Francesco Fanelli (all’epoca dei fatti all’Agricoltura, oggi alla Sanità in quota Lega), dell’assessore regionale Donatella Merra (Infrastrutture, in quota Lega), dell’allora assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa, neo eletto senatore di Fratelli d’Italia alle consultazioni politiche del 25 settembre scorso.
Colpiscono le date in cui gli indagati hanno ottenuto il tampone perché ricadono nello stesso periodo in cui, alcuni lucani pur avendo sintomi severi del covid dovettero letteralmente supplicare il test. Tra questi il 67enne potentino, Antonio Nicastro, e il 57enne anche lui di Potenza, Palmiro Parisi. Per entrambi il tampone arrivò quando ormai non c’era più nulla da fare. Parisi e Nicastro morirono entrambi, poco dopo il ricovero all’ospedale di Potenza. Su entrambi i casi pende un processo al tribunale del capoluogo lucano.
Ad usufruire del tampone, senza averne diritto, secondo quello che emerge dall’inchiesta, in quelle settimane furono anche un familiare convivente con il presidente Vito Bardi, Antonio Maiorano austista di Bardi, Rocco Mario Ciorciaro collaboratore del direttore generae Esposito, Alberto Caivano direttore Generale del Dipartimento lnfrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata, Fabrizio Grauso, Capo di Gabinetto della Regione Basilicata, Mario Araneo Capo Segreteria particolare Presidente Regione Basilicata, Antonio Ferrara Dirigente della Presidenza della Giunta Regionale di Basilicata, Michele Labianca Dirigente Medico dell’Asp di Potenza e vice responsabile della task force dell emergenza da SARS COV2, Mariangela D’Andrea e Donata Girardi conoscenti di Mario Araneo.
I fatti contestati -scrive la Procura- furono commessi a Potenza nel periodo compreso dal 1 marzo al 30 aprile 2020. Nello stesso periodo furono molti i lucani a chiedere più volte il tampone presentando sintomi, tra questi Antonio Nicastro e Palmiro Parisi che purtroppo lo ottennero quando non c’era più nulla da fare. Per alcuni di loro (Bardi, Esposito e Maiorano) il tampone fu somministrato più volte. In alcuni casi i tamponi non furono registrati nell’apposito registro, forse per celarne l’avvenuta somministrazione.
Scrive infatti la Procura: Esposito e D’angola, all’epoca rispettivamente Direttore del Dipartimento Sanità della Regione Basilicata e responsabile della Task Force per l’emergenza sanitaria da covid e direttore sanitario dell’Asp indagati in concorso per appropriazione indebita perché avendo per ragione di ufficio o servizi il possesso o comunque la disponibilità dei tamponi molecolari naso oro faringei per il rilevamento del virus covid 19 si sarebbero impossessati dei test molecolari che somministravano ad altre persone come fossero beni in loro privata disponibilità mentre si trattava di beni pubblici all’epoca destinati esclusivamente ai soli soggetti affetti da infezione acuta alle vie respiratorie, che pure all’epoca avevano difficoltà ad essere sottoposti al test disponibili sul territorio nazionale ed in Basilicata in misura ridotta ed in numero limitato e contingentato.