Basilicata. Nell’anno 2022 un paese festeggia i suoi feudatari: che tristezza

5 ottobre 2022 | 15:48
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Basilicata. Nell’anno 2022 un paese festeggia i suoi feudatari: che tristezza
Un momento della visita

Ma questi nostri politici la Storia la conoscono? Smettiamola di addobbare palcoscenici con ipocriti effetti scenici

“I comuni italiani Ripacandida e Monteverde fanno ufficialmente parte della rete dei Siti storici Grimaldi di Monaco poiché nel 1524 i Grimaldi si misero sotto la protezione della Spagna asburgica. Nel 1532, per consolidare l’alleanza, l’imperatore Carlo V, che nel sud della penisola italiana regnava in qualità di re di Napoli, concesse ai signori di Monaco un certo numero di feudi, tra i quali Ripacandida. Ciò spiega la visita di Sua Altezza Serenissima  Alberto II effettuata lunedì scorso 3 ottobre nel paese del Vulture.

Il principe è stato accolto dai sindaci della zona, dalle autorità regionali – Vito Bardi in testa – e provinciali. Perché? Ce lo spiega il sindaco di Ripacandida: “Questo primo viaggio del sovrano monegasco nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di riscoprire l’identità e la storia di Ripacandida e offrire alla comunità un’occasione di confronto, di crescita e sviluppo “. A chiarire meglio lo spessore dell’iniziativa, il presidente della Provincia: “La partecipazione dei cittadini e non solo delle autorità e in particolare delle giovani generazioni, sono il segno di comunità ospitali come quelle lucane, che non cancellano la propria storia, anzi, la riconoscono e la riscrivono in uno con la valorizzazione dei siti storici e monumentali come occasione per rilanciare la vita dei nostri piccoli borghi attraverso testimonianze come queste.”

Nella retorica monegasca si è inserito anche il consigliere regionale Gianni Leggieri: “Il tutto a riprova del grande passato che si respira da noi e che è testimoniato da tante pagine scritte in secoli di storia del nostro territorio”. Caspitina.

Bene, a parte lo sfondo di marketing dell’iniziativa, che ci auguriamo produca qualche risultato, sul grande passato, sull’identità e la storia è necessario sollevare qualche domanda.

Perché i discendenti di una comunità, maltrattata e immiserita dai concessionari di Carlo V accolgono a braccia aperte e in pompa magna un discendente degli usurpatori del popolo? Perché il capo di un Principato che consente agli evasori di mettere al sicuro le ricchezze, viene accolto come se nulla fosse dalla popolazione di un paese povero, di una regione povera e dalle autorità che la rappresentano? Perché gente di paese che disprezza il gioco d’azzardo accoglie il capo di uno Stato che ha fatto le sue fortune anche sul gioco d’azzardo? Perché i rappresentanti di una popolazione mediamente povera accoglie con tanti onori uno dei più ricchi monarchi al mondo? Sarebbe stato bello ascoltare Alberto II chiedere scusa per le malefatte dei sui antenati. Chiedere scusa per le tasse ingiuste che imponevano ai cittadini, per le condanne a morte, per le estorsioni subite dalla popolazione, per le violenze sui contadini. Certo, lui che c’entra? E allora che c’entra Papa Francesco quando chiede perdono per le colpe della Chiesa? I Grimaldi hanno sfruttato questa terra, come tanti altri “nobili” che rievochiamo festosamente. Nel ventunesimo secolo un paese celebra i suoi “Signori”. Quale messaggio sarà giunto alle bambine e ai bambini che hanno salutato il principe con le bandierine tricolore?

Ma questi nostri politici la storia la conoscono? La nostra identità è nelle radici di un’antica vicenda di soprusi, violenze, ruberie, della cosiddetta nobiltà a cui a distanza di secoli appaltiamo le nostre rievocazioni, parate e sagre estive. La nostra identità è nella sofferenza dei contadini frustati, incarcerati, condannati a morte da baroni, marchesi, principi, vassalli e valvassori. È nei tentativi di ribellione e di riscatto dal dominio di vecchi e nuovi feudatari. È nei nostri dialetti, nella nostra cultura popolare, nei nostri antichi costumi, nei nostri archetipi antropologici, buoni o cattivi. Smettiamola di addobbare palcoscenici con ipocriti effetti scenici. Non è con queste parate che riscopriamo le nostre radici se mai ce ne fosse bisogno. Altro che “un’occasione di confronto, di crescita e sviluppo”. Ma fate sul serio? Di questo passo non cambierà mai nulla in Basilicata.

Un momento della visita (Foto, Sassilive)
La targa