Quando la Madonna partorisce in anticipo

10 settembre 2022 | 13:59
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Quando la Madonna partorisce in anticipo

Divoriamo il futuro come noccioline. In fondo questa società è stupida, volutamente stupida, pericolosamente stupida. Ansiogena

Non potendo o non volendo fare ciò che andrebbe fatto, il rifugio è nelle parole svuotate sui social. Un modo per parlare a se stessi, niente altro. Non potendo liberarci dalle ambizioni, dall’egoismo, dal conformismo agli stili di consumo e agli ideali di ricchezza, ci affidiamo alle parole e alle immagini sparse nella rete digitale. Non potendo o non volendo più dare significati politici e riferimenti culturali alla nostra azione (mummificata) nella società e nelle relazioni sociali, ci affidiamo ai social stringendo contatti virtuali, comodi e facilmente rimovibili. Sono i segnali di una società patologica, spoliticizzata e deculturata.

La spoliticizzazione e la deculturazione dell’agire sociale si manifestano anche nell’ansia di provare e replicare emozioni, seppure banalizzate e semplificate dalle nuove consuetudini.

Ecco allora le foto, postate sui social, della bambina o del bambino con il grembiule e lo zaino, ancor prima che inizi la scuola: “non vedo l’ora, da genitore di “provare quell’emozione”, perciò in qualche modo provo ad anticiparla e a prendermi un acconto.

Già ad ottobre assistiamo ai primi messaggi natalizi, alle prime luminarie e vetrine addobbate ad arte, panettoni in bella vista nei supermercati. Ma Natale è a dicembre. Nessuno sa più aspettare. L’albero addobbato prima che la tradizione lo comandi. In alcuni casi, con il presepe, il bambin Gesù nasce prima del tempo. La Madonna per molta gente, avrà un parto cesareo anticipato. Vogliamo tutto prima, anche le feste, per l’ansia di esorcizzare le paure di questo tempo tragico. Vogliamo in acconto anticipato l’emozione di una nascita. Eccoci serviti dal “baby shower”: la festa che annuncia il sesso del futuro nascituro, un party con tanto di invitati, regali, buffet e foto da postare sui social naturalmente.

Lo smartphone tra le mani: voglio sapere che fanno gli altri e voglio far sapere agli altri che faccio io. Non domani, adesso. E che facciamo? Niente, stupidaggini: mangiamo, festeggiamo, ci vestiamo, andiamo al mare, al ristorante, in montagna…Ci scambiamo cose da guardare, parole da vedere.

L’attesa è morta, con tutto il bello che ci donava. Le emozioni che ci dava sono scomparse nell’ansia dell’anticipo, nella pretesa di spezzare il tempo e ridurlo in amuleto lenitivo dei nostri affanni, delle nostre preoccupazioni.

Le stagioni avevano le loro prerogative, i loro ritmi, le loro nascite. L’ansia di avere tutto e subito, senza distinzione di tempo è stata soccorsa, simbolicamente, dalle ciliegie a gennaio, dalle fragole a novembre, dal gelato alla panna tutto l’anno.

Non nel consumo, ma nella consumazione risiede quel surrogato di emozioni che apparentemente ci fa sentire vivi e liberi nella gabbia di questo scorcio di esistenza. Mi agito per quell’automobile che desidero, e così rateizzo il mio tempo, destinandolo in gran parte a un oggetto del desiderio. Se non hai denaro, che è la valuta prosaica del tuo tempo di vita, il sistema ti consente di pagare a rate. Abbiamo imparato ad anticipare il consumo del tempo, indebitandoci con il futuro, sottraendo vita a quelli che verranno. In fondo questa società è stupida, volutamente stupida, pericolosamente stupida. Ansiogena.