Guerra: si va verso il peggio, è ora di “atterrare”

28 settembre 2022 | 16:58
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Guerra: si va verso il peggio, è ora di “atterrare”

Vogliono la tempesta mortale prima di una qualunque e inevitabile quiete spettrale. Che senso ha? Perché?

Prima della quiete spettrale ci sarà una tempesta mostruosa. Gli Usa, i suoi alleati e la Russia spingono per una escalation del conflitto in Ucraina. Anche un bambino ormai sa leggere le notizie da un lato e dall’altro e capisce le menzogne a doppia faccia. Ci saranno altri morti, tanti, e distruzione. Poi si guarderanno intorno e, probabilmente, torneranno alla ragione e interrogheranno la coscienza. Vogliono la tempesta prima di una qualunque e inevitabile quiete. Che senso ha? Perché?

Semplice, il mondo delle nazioni non ha ancora raggiunto la maturità necessaria per capire che l’umanità ha un destino comune. Non capisce che il genere umano ha bisogno di essere una comunità libera dagli egoismi, dai nazionalismi, dai falsi miti identitari. Dovrebbe essere chiaro a questo punto della Storia umana che “il progresso materiale non fa che occultare le catastrofi mentre le prepara.”

Il paradigma della convivenza più o meno pacifica (e che produce continue guerre) tra gli Stati va rovesciato. Tutto il mondo si regge sull’equilibrio degli “egoismi nazionali”. Il principio di fondo è che ogni nazione ha il diritto-dovere di difendere e promuovere i propri interessi, e l’esercizio di questo principio spetta allo Stato. Il popolo apprezza il governo che fa gli interessi nazionali, ossia gli interessi del popolo. Sappiamo che non è vero, perché all’interno di ogni nazione prevalgono disuguaglianza, ingiustizie sociali, povertà. E dunque gli “interessi del popolo” corrispondono agli interessi di una parte della popolazione, quella più ricca e più influente.

Una nazione si comporta in base alla seguente regola: “Massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine del popolo che la costituisce, supponendo che tutte le altre nazioni si comportino allo stesso modo”. I governi incapaci di fare questo non sono apprezzati dal popolo influente e ancor meno dal popolo emarginato.

La storia ha dimostrato che perseguendo ognuno gli interessi nazionali, la comunità umana intera non progredisce, mentre una parte di popolazione mondiale cresce nell’illusione della ricchezza e del benessere. È evidente che le società si sono trasformate, che la modernità galoppa, che le tecnologie hanno cambiato il mondo, che gli strumenti dell’esistenza hanno subito profondi mutamenti. È altrettanto evidente che la sostanza dei mali dell’umanità è rimasta invariata: guerre, fame, sfruttamento, dominazioni, violenza, schiavitù, povertà, distruzione. Tutto questo non consentirebbe ad alcuno di affermare che l’umanità sia progredita. *

Ciò che accade in Africa, in Medio Oriente, in Asia e in questi mesi in Ucraina, sia in relazione ai conflitti armati sia in relazione alle guerre economiche, è l’applicazione del paradigma dell’egoismo nazionale intrecciato, influenzato, penetrato dagli interessi di poteri sovranazionali sempre più posseduti dal possesso. Ciò che accade in Europa, negli Usa, in Russia, in Cina, è l’applicazione del paradigma dell’interesse nazionale. Accade oggi, ciò che è sempre accaduto nel passato. Prevalgono valori “particolaristici” sui valori universalistici. E questo alla lunga metterà in grave pericolo l’esistenza dell’intera umanità già segnata da continue tensioni, disastri, tragedie umanitarie e ambientali. Nel mondo, in questo momento, oltre gli accadimenti in Ucraina, decine di Paesi sono coinvolti in guerre feroci. Guerre di cui nessuno parla. A queste dobbiamo aggiungere i conflitti armati che non possiamo definire guerre vere e proprie. E questa sarebbe l’umanità progredita?

Occorre dunque liberarsi dal “tribalismo” moderno che caratterizza le relazioni tra i popoli. C’è bisogno di un nuovo e diffuso senso civico mondiale che sottraendosi alla visione capitalistica e neoliberista del mondialismo, riesca ad innescare nuovi processi politici e culturali alternativi al familismo nazionale o, se volete, al nazionalismo familistico. Al centro delle politiche nazionali deve esserci la cooperazione tra i popoli finalizzata al reciproco benessere piuttosto che al reciproco interesse. Una visione che trae origine dalla consapevolezza che la felicità di un popolo dipenda dalla felicità degli altri popoli. È questa l’interdipendenza che va costruita: mondializzare l’interesse collettivo dell’umanità anziché l’interesse particolare di un popolo a discapito di un altro popolo. Il genere umano deve diventare una comunità planetaria dal destino comune. Non c’è alternativa al peggio.

Se ciò non accadrà sarà la storia ad emettere la sentenza. E saremo tutti vittime del nostro suicidio. “Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice.” È difficile da capire? In molti credono che la pace mondiale e la fratellanza universale siano traguardi impossibili, chiacchiere di sprovveduti utopisti. Ebbene, anche raggiungere la luna era impossibile, traguardo figlio di un sogno prometeico. Quando capiremo che la vera emergenza in questa epoca è ‘atterrare’, “ovvero centrarsi sulla Terra, Terra della vita e Terra degli uomini, inseparabili” (B. Latour).

*Alcuni passi di questo articolo sono tratti da altri scritti dello stesso autore, già pubblicati su questo giornale e rinvenibili nell’archivio degli “approfondimenti”o degli “editoriali”.