Arpab, la selezione per il Direttore generale finisce in Procura

14 settembre 2022 | 13:54
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Arpab, la selezione per il Direttore generale finisce in Procura

In una lettera aperta al presidente Bardi uno dei candidati solleva dubbi sulle modalità con cui la Commissione ha valutato le domande

Di seguito la lettera aperta di Luciano Petrullo, avvocato candidato alla selezione per la nomina del direttore generale Arpa Basilicata, al presidente della Regione, Vito Bardi.

“Esimio Signor Presidente
Ho partecipato qualche mese fa alla selezione per la nomina del Direttore Generale di Arpa Basilicata. Fiducioso che venisse, senza fallo, scelta la persona più adatta per meriti e competenze, ho aspettato l’esito della selezione. Una volta conosciuto l’esito e aver letto le sue parole di consacrazione del miglior candidato quale Direttore ho chiesto di conoscere gli atti della procedura. Allo scadere del termine massimo per l’accesso agli atti l’Ente da Lei governato mi ha consegnato dei documenti e ho potuto esaminarli. Avevo, però, chiesto di conoscere anche la scheda di valutazione del mio curriculum, ma questa non mi è stata consegnata. Ho sollecitato altre due volte questo specifico accesso, ma, niente, non mi tocca, o, cosa gravissima, non esiste.
Nel verbale di commissione si legge:…pertanto la Commissione decide che la verifica del possesso dei requisiti richiesti dall’avviso pubblico avverrà, per ciascun candidato (e il sottolineato è proprio del verbale, non aggiunto da me) attraverso l’espressione di un giudizio modulato sulla base della seguente scala di valutazione: non coerente, mediamente coerente, coerente, maggiormente coerente…

Ecco, esimio Presidente, io avrei voluto, rimanendo un mio diritto sacrosanto, sapere se la commissione mi aveva ritenuto non coerente, o mediamente coerente o altro. Ma non mi tocca. E non mi tocca semplicemente perché la mia scheda di valutazione non esiste. Quindi delle due l’una: o la Commissione ha valutato il curriculum senza verbalizzare, così a voce magari durante un pranzo, o ha direttamente cestinato la mia domanda senza neanche leggerla. Due ipotesi una più scabrosa dell’altra. Ora non oso pensare che uguale sistema venga utilizzato a ogni nomina, e quindi devo immaginare di essere l’unico fesso della situazione. A margine la circostanza che tutte le domande ritenute meno che maggiormente coerenti avrebbero potuto subire la stessa sorte, e valga come avviso ai “naviganti”, rimane l’amara considerazione che così, evidentemente, si è inteso fare e chissà per quale arcana ragione, rimanendo convinto che Lei, così come tutto l’apparato che collabora con Lei, non abbia altro scopo che dare la direzione di Arpa al migliore dei candidati.

Non potrà, pertanto, che essere d’accordo con me che la Regione mi costringe a chiedere tutela legale, che, perbacco, non sarà il solito ricorso che fra due anni aspetta ancora di essere deciso e chissà come deciso, poi. No, faccio l’avvocato e so che il tempo gioca a favore delle cattive amministrazioni, nella giustizia, perché se anche avessi ragione, il mandato sarebbe alla conclusione e quindi dovrei fare un’altra causa per un ipotetico risarcimento dei danni, insomma un iter che non intendo intraprendere. Quindi esporrò i fatti alla Procura della Repubblica per sapere se il metodo “orale” di valutazione delle domande, che rimane perfettamente inverificabile, sia lecito ovvero se non sia accidentalmente capitato di cestinare, alias rigettare, la mia domanda senza neanche leggerla. Sì, la politica è una cosa strana, sangue e merda diceva uno che se ne intendeva, ma le selezioni per le scelte apicali degli enti dovrebbero essere trasparenti come se non esistesse neanche un vetro e, non potrà che convenire, in questo caso, almeno, non lo sono affatto. Con i migliori saluti Luciano Petrullo