Appennino lucano, terra di contaminazioni culturali, popolari e musicali
Da settembre a dicembre appuntamento con il Festival dell’Appennino Mediterraneo
F.A.ME. (acronimo di Festival Appennino Mediterraneo) è un festival riconosciuto e sostenuto da quest’anno, e fino al 2024, dal Ministero della Cultura; ideato, organizzato e promosso dalla Fondazione Appennino ETS con la direzione artistica di Giovanna D’Amato.
Ventisei appuntamenti -spiegano in una nota i promotori dell’iniziativa-in venti comuni lucani a partire dal 10 settembre a Roccanova e fino al 7 dicembre a Senise, che uniscono musica, teatro danza di un Sud che si ritrova contaminato di arti e Mediterraneo, dalla Grecia alla Spagna, incrociando la tradizione araba e quella folk delle nostre origini. Un Festival che unisce i territori, incontrando l’interesse e il sostegno di tante istituzioni, dalla più rappresentativa Regione Basilicata, al Comune più piccolo della Lucania, San Paolo Albanese con la sua identità. Il F.A.ME. incrocia le tradizioni, le storie dei luoghi, la loro cultura e i loro personaggi. Si innesta in sagre che celebrano i prodotti tipici, in iniziative di rigenerazione urbana, in festival nella natura, in eventi d’arte, in occasioni di promozione turistica. Eventi che respireranno la “fame” (in inglese, “reputazione”) di Pitagora, Leonardo Sinisgalli, Isabella Morra, Mario Pagano, Rocco Scotellaro e Carlo Levi, l’archeologia di Grumentum e la spiritualità all’esperienza monastica dell’Orsoleo a Sant’Arcangelo. Perché quella “fame” storica di opportunità delle nostre aree interne oggi non è altro che fame di farsi conoscere, diventa “fame”, reputazione appunto, e quei luoghi comuni sulle difficoltà di crescita dei paesi dell’Appennino, dovranno lasciare il posto ad una trasformazione di questi territori in luoghi “non” comuni del turismo contemporaneo. A questo mira con grande passione il ricco cartellone degli eventi che animeranno i tre mesi del Festival, la cui caratteristica peculiare è la multidisciplinarietà della proposta artistica.
Un aspetto che si declina non solo attraverso i linguaggi dell’arte e dello spettacolo dal vivo, che spaziano dalla musica, al teatro e alla danza, ma che innerva in una visione complessiva il contesto paesaggistico, le peculiarità architettoniche di rara bellezza, i saperi, i sapori e i profumi dei luoghi che divengono imprescindibilmente coprotagonisti degli eventi artistici. Ecco allora luoghi di un misticismo naturale, come Aliano e i suoi Calanchi, ospitare Moni Ovadia, artista poliedrico che, con gli splendidi musicisti cui si accompagna, guiderà il pubblico in un viaggio spirituale su Rotte Mediterranee, mare dal quale arriva la struggente danza del Flamenco che, con la rinomata Compagnia Pinto di Cordoba, animerà le Sale del Castello di Laurenzana. Dal Tirreno all’Adriatico seguendo i ritmi dei mandolini e delle tammorre che sfrenano i passi della pizzica salentina, la danza è ancora protagonista con la compagnia Argentina di Neri Piliu per un omaggio al tango, “il pensiero triste che si balla”. Tanta Lucania d’eccellenza in scena con il teatro coinvolgente ed esilarante di Dino Paradiso e del Trio la Ricotta, cui fa da contraltare l’aspetto classico della proposta musicale che arricchisce il cartellone. Le prime nazionali dell’opera “Don Carlo”, dedicata alla figura di Carlo Levi, nel centenario della nascita, il formidabile e giovanissimo Ensemble di fisarmoniche dirette dal M* Francesco Palazzo, la danza declinata strumentalmente dal duo pianistico Metro Foti, le orchestra ICO 131 della Basilicata e della Magnagrecia e ancora tanti altri artisti che con il loro prestigioso curriculum rendono prestigiosa la prima edizione del festival.
Una prima edizione che riserverà altre novità e che sarà luogo e strumento per parlare e promuovere l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile varata dall’ONU 2015. Un Festival all’insegna dell’arte e delle passioni ma anche dell’impegno per costruire un mondo migliore”.