Sciopero Stellantis: “Operai isolati, sindacati furbi e opportunisti”
La voce di un lavoratore di lungo corso che venerdì era in presidio davanti alla Regione per difendere i diritti degli operai “licenziati” dell’indotto
“Volete sapere quanti ne eravamo davanti al piazzale della Regione Basilicata – rivela – eravamo pochissimi. Solo i diretti interessati della Logistica, i delegati e rappresentanti sindacali, tra cui quelli di Stellantis”. Di qui verrebbe in mente una mobilitazione “non riuscita”, fantasma”. E in effetti è così, ma c’è di più.
“Operai ingannati con la Cassa Integrazione. Ma a settembre?” Il lavoratore parte da un parallelo col 2004, quando “i 21 giorni nacquero proprio da una rivendicazione sindacale all’Indotto”. In quel caso gli operai della Fiat fecero partire i picchetti perché “al primo sciopero l’azienda ci faceva scendere per un quarto d’ora sul turno e ci mandava a casa non pagandoci la giornata”. In questo caso, invece, Stellantis “ha previsto la copertura della Cassa Integrazione in gran parte a carico dello Stato, da agosto, e ha tolto un motivo per scioperare”. Ma la vera incertezza, aggiunge, “arriverà a settembre. Se è vero che ci saranno tagli, ridimensionamenti e licenziamenti, non è affatto detto che il tema tocchi solo l’Indotto. Siamo tutti sulla graticola. Ma nel frattempo è tutto ‘silenziato’ a causa delle ferie previste per 3 settimane. Ed eccoci invece al ruolo e alle responsabilità della classe sindacale.
“Sono furbi e accondiscendenti con la proprietà” Ed eccoci al “capolavoro”, si fa per dire, compiuto dalla classe sindacale di categoria. “In questi mesi sapevano cosa sarebbe accaduto, i segnali c’erano tutti ma hanno atteso l’ultima settimana, con uno sciopero farsa partito lunedì scorso. “Mentre partiva la protesta degli addetti alla Logistica davanti al cancello B Stellantis, i nostri sindacati invitavano delegati aziendali mezz’ora prima che partisse la protesta, mentre era già stato annunciato il fermo produttivo per mancanza di materiali”. Quale miglior modo per evitare che una vera protesta potesse aver luogo e che potesse unire lavoratori Indotto con quelli Stellantis?
“Un gioco a dividere” Ed eccoci al cuore delle responsabilità che sarebbero additate all’universo sindacale “con pochissime eccezioni”. “La strategia è semplice – sottolinea il lavoratore – invece di creare una coscienza di classe e una solidarietà comune, si tende a spacchettare i problemi, a far prevalere l’individualismo a scapito dell’unione, per evitare che si possa davvero protestare e rivendicare diritti, tutti insieme”
“Ma questo non è pure il gioco anche di Stellantis?” Ed ecco che in base a questa chiave di lettura, anche la ragion d’essere del sindacato viene a perdersi, anzi a “confondersi con quelli che sono gli interessi della multinazionale. “Cosa interessa alla Multinazionale? – si chiede il lavoratore – interessa fare profitto, evitare proteste e mantenere basso il livello di attenzione su ciò che accade all’interno. Meno proteste, meno rivendicazioni, più sfruttamento davanti al silenzio collettivo”. Confrontiamolo con l’atteggiamento dei sindacati negli ultimi mesi. “Pur sapendo che erano in corso un ridimensionamento, che sarebbe saltata una parte dell’Indotto e un terzo dei lavoratori Stellantis, ha mantenuto il profilo basso. Ha rassicurato, minimizzato, quasi fosse una costola della proprietà”
“Dopo rubato, le porte di ferro” E infine l’ultima settimana. Gli scioperi “farsa”, senza partecipazione del corpo operaio della multinazionale. “Il tavolo infine spostato alla Regione, con l’uscita di Bardi per cui ci rivedremo a Melfi non appena possibile e apriremo una task force permanente”. Anche quest’ultimo messaggio politico, infine, sembra sempre voler “tranquillizzare senza dire nulla”. E invece, conclude l’operaio “bisognava alzare il livello di attenzione, organizzare un vero sciopero, non da spiaggia, in modo da attirare l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale”. Non è accaduto nulla di tutto ciò. “Chiedetevi perché”, attacca a testa bassa il lavoratore. Evidentemente, viene da rispondere, non si doveva disturbare il manovratore. Almeno non adesso. “E se non ora, quando?”, conclude l’operaio. Stellantis.