Inflazione, effetti devastanti in Basilicata: regione con i redditi da lavoro più bassi d’Italia
Il focus della segretaria confederale della Cisl Basilicata, Luana Franchini, sui dati Istat
A luglio, secondo le stime Istat l’inflazione tendenziale è a +7,9%, mentre l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,4% su base mensile, si registra un forte aumento dei prezzi legati al carrello della spesa ossia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,2% a +9,1%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,7%), registrando così un aumento che non si osservava da settembre 1984, secondo Federconsumatori, questo significa che le famiglie dovranno fare i conti con un aggravio di 2.354 Euro annui, di cui 509,60 euro solo nel settore alimentare. I dati emergono dal Focus su redditi e inflazione predisposto dalla segretaria confederale della Cisl Basilicata, Luna Franchini.
L’aumento dell’inflazione- si legge ancora nel documento- ha effetti drammatici su una regione come la Basilicata, per anni infatti ci si è trincerati dietro il mito per cui al Sud si guadagna di meno, ma la vita costa di meno, ebbene non è più cosi davanti ad una inflazione altissima che riguarda i beni di prima necessità, e questo rende non più accettabile il divario dei redditi tra Nord e Sud.
Portiamo all’attenzione il drammatico dato che riguarda la Basilicata per cui secondo le evidenze regionali del JP Geography Index 2021 a fronte di una Retribuzione Globale Annua (RGA) media nazionale delle persone occupate, pari a 29.910 € agli ultimi posti della classifica vi sono Sicilia, Calabria e Basilicata: la Sicilia con una Rga 26.271 €, la Calabria al diciannovesimo posto con una Rga di 25.791 € e la Basilicata ultima in classifica , Rga 24.940 €, al primo posto la Lombardia con una retribuzione globale annua di 32.462 € segue il Trentino-Alto Adige con 31.651€. A questo si aggiunge il calcolo fatto dal Centro Studi Tagliacarne sui dati Istat da cui emerge che l’ esponenziale aumento dei prezzi ha determinato di fatto un riduzione del reddito per ogni italiano pari a 1.756 euro a testa in tre anni (-9,1%).
Tra giugno 2019 e giugno 2022, il reddito pro-capite è diminuito in valore assoluto soprattutto nel Nord est -2.104 euro, ma i dati vanno contestualizzati e con una inflazione di questo genere sono le regioni del Mezzogiorno che rischiano di essere doppiamente penalizzate non solo a causa dell’incremento dei prezzi, ma anche per il minor livello dei redditi e a causa della composizione del paniere di consumo poiché al Sud la componente alimentare e di prima necessità costituisce la composizione principale dei consumi, infatti è in particolare nel Mezzogiorno che il tasso d’inflazione sul reddito pro-capite disponibile incide in maniera più generalizzata.
Ben 6 delle 10 regioni che registrano cali percentuali maggiori della media nazionale sono, infatti, del Sud dove a pesare sono soprattutto le spinte inflattive su prezzi di casa, energia e alimentari. Ogni abitante della Basilicata ha perso nel periodo giugno 2019-giugno 2022 1295 euro e la riduzione del reddito per effetto dell’ incremento dei prezzi è stato pari al meno 8,9%
È poi facile immaginare che conseguenze sulla vita delle persone e sul sistema produttivo può avere una inflazione all’8% ed una inflazione sui beni alimentari al 9% in una regione come la Basilicata che ha la retribuzione da lavoro più bassa d’Italia, in disparte le considerazioni sugli effetti tra coloro che un reddito da lavoro non lo hanno.
Davanti a questo quadro molto difficile, sono necessarie delle misure nazionali, ma anche regionali, perché nei territori si può fare molto, come il dare corso finalmente nella nostra regione ad una diffusa contrattazione territoriale di secondo livello, che incrementi la componente variabile delle retribuzione, stiamo assistendo in questi giorni alle scelte di molte imprese che riconoscono premi straordinari, sostegni economici, benefit, retribuzioni aggiuntive.
Improvvide invece risultano essere le scelte di alcune amministrazioni comunali che aumentano le addizioni comunali, anzi i Comuni in questo periodo dovrebbero potenziare gli interventi sociali con l’ ampliamento delle soglie Isee di accesso alle prestazioni e con l’incremento del loro valore economico utilizzando al meglio le risorse del PNRR che grazie alla messa in campo di progettualità può costituire uno strumento per migliorare le prestazioni sociali e l’ erogazione di servizi.