Elisa Claps, la famiglia sulla riapertura della Trinità: “Ancora ipocrisia e meschinità”
“Crediamo che i ragazzi di questa città abbiano bisogno di verità gridate e non di moniti muti come mute sono state le bocche di quanti avrebbero potuto parlare prima e dopo il ritrovamento di Elisa”
Di seguito la nota della famiglia di Elisa Claps, dopo l’annuncio della curia vescovile della riapertura della chiesa della Santissima Trinità dove, nel sottotetto, il cadavere della giovane scomparsa il 12 settembre del 1993, fu ritrovato solo nel 2010.
Dopo la nota di ieri della Curia Vescovile ci sentiamo in dovere di esprimere alcune amare considerazioni. Mascherare la riapertura della Chiesa della Trinità dietro il paravento di una “riorganizzazione funzionale” denota ancora una volta tutta l’ipocrisia e la meschinità di chi dovrebbe fare del rispetto del prossimo e della verità la sua missione di vita. Non una parola viene spesa per Elisa, non una considerazione per le ferite inferte ad una famiglia che ha atteso 17 anni di conoscere un pezzo di verità, la parte restante rimane sepolta in quella chiesa coperta da una cortina impenetrabile di omissioni e colpevoli silenzi.
Proseguendo nella lettura apprendiamo che la Trinità dovrebbe essere “oasi di fede e di speranza nel cuore del centro storico, monito muto a favore di una gioventù che merita più cura e più attenzione da parte della Chiesa e della società”. Crediamo invece che i ragazzi di questa città abbiano bisogno di verità gridate e non di moniti muti come mute sono state le bocche di quanti avrebbero potuto parlare prima e dopo il ritrovamento di Elisa.
Il cuore del centro storico, per tornare a pulsare, oltre alla fede e alla speranza, ha necessità di un atto di coraggio e non di ipocriti equilibrismi e di fumose dichiarazioni che confondono anche il più devoto dei credenti. Padronissimi di riaprire la Chiesa, libera la famiglia Claps, di chiamare quel giorno al suo fianco i tanti amici che l’hanno accompagnata in questo tormentato cammino. La famiglia Claps