Da Monti a Draghi: l’ennesima crisi politica dopo l’ennesimo colpo di grazia alla democrazia
I presupposti si sono creati nel lontano agosto 2011, quando con una lettera a firma Draghi – Trichet venne fornito un elenco di misure economiche da prendere ‘senza se e senza ma’ al governo dell’epoca presieduto da Silvio Berlusconi
Occorre profittare della calura estiva e della pausa imposta dal presidente Mattarella per fare qualche riflessione di più ampio respiro su questa ennesima crisi politica.
I presupposti si sono creati nel lontano agosto 2011, quando con una lettera a firma Draghi – Trichet venne fornito un elenco di misure economiche da prendere ‘senza se e senza ma’ al governo dell’epoca presieduto da Silvio Berlusconi.
A supporto di quella lettera lo sghignazzo pubblico dell’allora presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel al nome di Silvio Berlusconi.
In quel momento ci fu una perdita di senso del processo democratico giacché a governi democraticamente eletti venne sottratta la politica economica, ma non a favore di un altro organismo democratico di una più ampia comunità politica come quella europea, ma a un organismo privo di responsabilità e legittimità politica come la BCE e a potenze straniere che, pur dando per scontato il loro amore per il Bel Paese, fanno innanzi tutto i propri legittimi interessi come Francia e Germania. Ancora peggio andò alla Grecia.
Con il governo Monti, voluto da Napolitano, ci fu un vero e proprio colpo di stato con una cessione di sovranità strisciante al nome di ‘lo chiede l’Europa’, come se l’Europa fosse il governo di una Federazione invece di una entità dove vengono costantemente mediati gli egoismi nazionali. I nostri non sono mai stati difesi dai distratti governi italiani.
I compiti di quella lettera furono pedissequamente eseguiti dal governo Monti e dal governo Renzi e i risultati furono disastrosi: non solo non si risanarono le finanze pubbliche ma si precarizzò la società, si tolsero diritti sindacali, fu brutalmente riformato il sistema pensionistico e le povertà aumentarono a dismisura.
Questo è talmente vero che il gesuitico Paolo Gentiloni nel PNR del 12 aprile 2017 allegò, pagina 17, una simulazione fatta con il modello IGEM in cui si dimostrava che solo nel periodo 2012 – 2015 quelle misure costarono al Paese in termini di PIL ben 300 miliardi.
È proprio dalla drammatica crisi sociale in cui precipitò il Paese a seguito di quelle politiche imposte dalla BCE di Draghi che nacque un anno dopo il successo elettorale del M5S. Da quel momento, invece di interrogarsi sulle cause di quel successo e sui rimedi ad una politica economica scellerata, la principale preoccupazione del presidente Mattarella e delle élite che governano l’economia, la stampa e la finanza, fu di sovvertire quel risultato senza rimuovere le cause che lo determinarono.
Rimedi a cui invece si applicò sia il Conte I sia il Conte II.
Il Reddito di cittadinanza, avversato dagli imprenditori alla Briatore che pretendono di pagare i lavoratori 5 euro l’ora, ha tolto, come certifica l’Istat un milione di persone dalla povertà assoluta e dai ricatti delle mafie. Certo ci sono stati, come sempre, abusi, e ogni singolo abuso ha trovato una eco smisurata sulla stampa. Ma togliereste le pensioni di invalidità per qualche falso invalido? Nella Storia nessuna società è sopravvissuta quando le disuguaglianze e le povertà sono aumentate a dismisura. Pensate sia possibile ora?
I bonus 110%, che ha delle logiche precise sia per quanto riguarda l’ECO Bonus per il risparmio energetico e sia per il Sisma Bonus che in aree sismiche può contribuire a evitare di far piangere per qualche morto, come certifica Nomisma si è rivelato un affare per lo Stato e per il recupero del PIL.
Ci sono poi le vicende del ponte Morando, della giustizia e tante altre cose grandi e piccole ma sempre avversate dai giornali di sistema e denigrate senza motivo. Infischiandosene delle reali condizioni del Paese si sono inventate cose come la campagna vaccinale che stentava a partire, senza contare che dati alla mano stava funzionando benissimo con Arcuri – Conte, o la necessità del MES.
Insomma le preoccupazioni delle élite, e di Mattarella, è stata più quella di demolire il M5S che porre rimedio al disagio del Paese che le aveva generate, fino ad arrivare all’assurdo di affermare che il Governo che dall’Europa aveva ottenuto i fondi del PNRR non era in grado di gestirli. Compreso il PD, nel cinico e stupido calcolo di poter fare man bassa dei voti andati al Movimento riportandoli all’ovile.
Ora a giustificare il nuovo colpo di stato, con il governo Draghi, Mattarella ha detto nel suo discorso di insediamento: “Poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e imporsi, aggirando il processo democratico”. Quindi ancora una volta, come con Monti, a giustificare un governo tecnico ci sono le potenze straniere e a dirlo è il capo dello Stato. Invece di reagire giustifichiamo? Ci sono i cosacchi a piazza del Duomo o le panzer division al Colosseo?
In realtà io non credo che ci sia nessuna potenza straniera che ci condizioni. A Gentiloni bastò un semplice allegato al PNR per far desistere la Commissione Europea dalla richiesta di ulteriori misure di austerità.
A Conte bastò la spiegazione dell’eccessivo carico dei migranti sul nostro paese per ottenere una condivisione delle assegnazioni, anche se sofferta e incerta, e far presente gli effetti del COVID sulla economia per ottenere un cambio di orientamento e la prima vera condivisione di una politica economica comune di resilienza.
Nel mio piccolo quando, ero manager in Poste Italiane all’epoca di Corrado Passera, ci bastò serietà e rigore per difenderci da una accusa per aiuti di Stato e ottenere anche i complimenti della UE.
Certamente fa più comodo Draghi, con cui non c’è necessità di discutere nulla e che privilegia gli interessi NATO o europei a quelli nazionali. Macron per molto meno è sui bracieri.
Non a caso il famoso spread, che ora viaggia intorno ai 200, all’epoca dell’ultimo periodo del governo Conte era intorno ai 90. Sì, perché alla fine i mercati che ci sia Conte o Draghi se ne fregano. Ma vedono i risultati della politica economica e quelli del 2019, pienamente sotto il governo Conte e prima della pandemia, furono i migliori dal 2007 in termini di rapporto deficit / PIL (Eurostat).
Quello che lascia onestamente interdetti è l’assoluta incapacità del M5S e di Conte nel difendere gli eccellenti risultati ottenuti: sono muti e divisi.
Con il governo Draghi i problemi della divaricazione della ricchezza e l’impoverimento dei ceti sociali più deboli si sono ampliati. Anche perché a guidare la compagine c’è un burocrate come Draghi, molto più inadatto al ruolo di Monti, convinto che solo lui abbia le giuste soluzioni e indisposto a quello che una democrazia impone: la discussione, il dialogo, la mediazione e la sintesi.
Quando lui manda le leggi, come la finanziaria 2022 al parlamento poche ore prima della approvazione, con continui voti di fiducia che abbattono ogni discussione va tutto bene, se il M5S fa presente le necessità del proprio elettorato si tratta di ricatto.
Detto ciò il Presidente Mattarella, il PD e le élite hanno ottenuto se non la distruzione di Conte e del M5S almeno il loro forte ridimensionamento, ma c’è da stare tranquilli con più della metà della popolazione che non solo non vede risolti i propri problemi ma che, priva di rappresentanza, non andrà a votare?
Spero che almeno i soloni del Corriere, di La7, di Repubblica che tanto si sono prodigati per questo brillante risultato siano contenti.