Un murale di Palmadessa per la piazza di San Martino d’Agri
Lo street artist argentino presenterà la sua opera il 19 giugno
Il 19 giugno, a San Martino d’Agri, si scoprirà il primo murale che abbellirà ulteriormente la piazza del paese, lo spazio per eccellenza dello stare insieme, dell’incontro e del chiacchierare. Alle 21.00 di domenica prossima, in Piazza Plebiscito, la presentazione dell’opera dell’artista argentino Guido Palmadessa. Ad accompagnare la serata, unendo l’arte pittorica a quella musicale, sarà il duo acustico composto da Graziano Accinni e Gianmarco Natalina, con un omaggio a due poeti della canzone come Mango e Pino Daniele.
L’opera realizzata dall’artista -spiega l’associazione Vincenzo Marinelli, promotrice, con la collaborazione del Comune, dell’inziativa- affonda le proprie radici narrative ed emotive nella storia di San Martino d’Agri, collocandosi fisicamente nella piazza centrale dell’abitato e circondandosi all’orizzonte dal verde vivo delle montagne lucane. Il dipinto murale affronta, con la dolcezza propria dei colori dell’artista argentino, i dolori e le speranze di un paese, quegli stessi contrastanti sentimenti che nei secoli e vertiginosamente negli ultimi anni hanno attraversato l’animo della comunità di San Martino e che in fondo raccontano quelli di una Regione intera, la nostra Basilicata.
Quella a cui Guido Palmadessa ha dato forma pittorica è una storia di migrazione e di un luogo che, nella memoria già di una generazione sola, ha impressa l’immagine di sempre più finestre chiuse e di valigie aperte altrove. E’ la storia di un paese che negli ultimi cinque anni ha dato i natali a pochi bambini mentre negli ultimi cinquanta ha visto la popolazione dimezzarsi. Allo stesso tempo, però, è una storia d’amore, un inno alla vita passata e futura, a chi decide di restare, ai bambini nati e a quelli che ancora qui nasceranno.
E’ la storia di un qualsiasi anziano del posto, che nel volto rappresentato porta i segni di tutti quelli di San Martino, di coloro che furono e di quelli che ancora sono, e che armati di berretto coltivano la terra o instancabilmente ogni giorno si prendono cura del proprio albero di frutta. E’ la storia del giovane emigrato che è tornato o che di qui non se ne è mai andato, che guarda al futuro del paese, lanciando un occhio verso la strada per proteggere con lo sguardo il figlio che libero gioca correndo per la via.
La composizione dei due volti, che sul muro si specchiano e si sovrappongono, crea un movimento circolare che la luce tagliente del sole d’estate, pittorica e reale, esalta attraversando netta gli abiti dei soggetti. E’ questo il movimento del cammino, della migrazione, di chi va, viene, resta, riparte, ritorna. E’ il moto degli animi colmi di malinconia e speranza, di ricordi e ambizioni. E’ una danza circolare che si fa largo nello spazio aperto e pluridimensionale della piazza del paese. E’ un cerchio che, allargandosi dallo sguardo dei due protagonisti, in sé abbraccia e accoglie chi guarda. E’ così che la pittura si completa: nello sguardo dell’abitante. Se il passato e il futuro del paese, della Basilicata, o del Sud in generale, sono dall’artista rappresentati nell’anziano e nel giovane padre, il presente è anch’esso in movimento e non necessita di un fermo immagine: il presente è in continuo divenire ed è lì nella piazza, è lì vivo, è in chi lì oggi, con amore e speranza, abita quel piccolo e sorprendente paese di San Martino d’Agri.