Potere in Basilicata, i nuovi arrivati: da Macchia a Chiorazzo, che cosa cambia nella mappa degli interessi?

30 giugno 2022 | 13:50
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Potere in Basilicata, i nuovi arrivati: da Macchia a Chiorazzo, che cosa cambia nella mappa degli interessi?
Macchia e Chiorazzo

Alleanze politiche e clerico-imprenditoriali in vista delle elezioni e della montagna di denaro in arrivo: ai lucani resterà, come al solito, il piatto da lavare sporco di cibo?

Ricordate quello che accadde con le risorse del terremoto 80? E quello che è sempre accaduto con le risorse UE? Si arricchiscono in pochi  e si impoverirono in molti. Assalto al denaro da parte di chi sa bene come maneggiare ad arte le opportunità. Oggi ci sono il Pnrr, e poi i fondi strutturali della Ue e i soliti ristorni petroliferi. Intorno a queste opportunità si muovono grandi interessi.

ARTICOLO QUINTO, CHI TIENE IN MANO HA VINTO: IL PASSAGGIO DI FASE

In questo ultimo anno abbiamo assistito a un lento e carsico movimento di personaggi che hanno preso di mira le postazioni strategiche finalizzate a gestire l’ingente quantità di denaro pubblico in arrivo e quello già intascato. Le fibrillazioni all’interno della maggioranza di Vito Bardi e il parto difficile di ben tre Giunte si prestano a una lettura che mette al centro lotte di potere, non scaramucce, ma vere e proprie “faide” silenziose tra gruppi politico-imprenditoriali contrapposti e tuttavia destinati ad accordarsi in qualche modo. Al centro la succulenta partita sull’energia, sull’acqua, sulla sanità. Ai fianchi le risorse per le infrastrutture, per il turismo, per l’agricoltura, e per tutti i settori in cui il malloppo sia in quantità tale da giustificare anche i “feriti” (perdonate la metafora).

L’ultima Giunta Bardi ha segnato un passaggio di fase dopo i tentativi di alcuni, un po’ sprovveduti, ma ambiziosi, di affermare la propria titolarità su decisioni e risorse: volevano prendere il potere con la formula dell’articolo quinto: chi tiene in mano ha vinto. Tuttavia, prima del passaggio di fase, c’era anche chi in buona fede e armato di buona volontà credeva in un possibile cambiamento. Costoro hanno dovuto soccombere, mentre quelli dell’articolo quinto sono ingabbiati in una progressiva marginalità. Dilettanti.

Il passaggio di fase è transitato dal tentativo, ancora in atto, dei vecchi schemi di potere di riproporsi riorganizzandosi intorno a circuiti di uomini ex centro sinistra nell’alleanza con pezzi dei media, di sindaci, di colletti bianchi di basso e alto rango e di larghi settori dell’imprenditoria.

Tuttavia, le difficoltà di Bardi di tenere a bada una maggioranza litigiosa e pericolosamente fragile, il sostanziale immobilismo dell’azione amministrativa, le “alzate di testa” di qualche esponente in buona fede e l’insignificante spessore di quelli dell’articolo quinto, hanno fatto scattare la molla di chi era stanco di aspettare che le cose si mettessero a posto a proprio vantaggio.

PERSONAGGI IN MOVIMENTO

La partita sul piano politico assume, in quei momenti, i caratteri dell’emergenza: “non c’è più tempo, bisogna fare in fretta. O noi o di nuovo loro”. Loro sarebbero i gruppi di dominio e controllo che hanno tenuto in mano fino alle elezioni del 2019 il timone della Basilicata. Gli stessi che hanno tentato, riuscendovi in gran parte, di salvaguardare, dentro il recinto del Governo Bardi, il potere acquisito. Poi le cose cambiano con il Bardi ter e la lotta si fa più dura, scivolosa e confusa. Tuttavia resistono all’interno degli apparati dell’amministrazione regionale direttori di dipartimento e dirigenti che, in un modo o nell’altro fanno il gioco di future saldature tra pezzi del vecchio potere di centro sinistra e nuovi gruppi emergenti e bene “armati”. Personaggi politici e imprenditori equilibristi a vita tra governi di sinistra e di centro destra legati al business dell’energia, della sanità e dell’immigrazione si alleano alla luce del sole, dopo qualche anno di feeling nell’ombra.

I NUOVI ARRIVATI, SI FA PER DIRE

Angelo Chiorazzo, cooperativa Auxilium ex Cascina, Comunione e liberazione, uomo con forti legami nell’alto clero e con organizzazioni ecclesiastiche. Relazioni fluide e storiche anche in ambienti di centro sinistra e di centro destra. Finito più volte in vicende giudiziarie, ma grazie a Dio, sempre scagionato. Marito della presidente della Fondazione Sassi di Matera.

“Se nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo i Chiorazzo non sono mai entrati – se non citati qualche volta nelle carte, ma mai indagati – Angelo un’indagine a suo carico la subì qualche anno prima, nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 portata avanti a Napoli dal pm Henry John Woodcock, che portò anche all’arresto del deputato Alfonso Papa. Un’azione di lobby, nella quale finì coinvolto anche Gianni Letta, a cui i Chiorazzo risultavano essere molto legati (oltre che all’ambiente cattolico di Comunione e Liberazione). In quel caso il patron della cooperativa fu prosciolto – insieme allo stesso Letta – ancor prima di arrivare a un possibile rinvio a giudizio” (Il Fatto Quotidiano,24 gennaio 2019).

“Il processo Cascina si è concluso ieri. Sette anni dopo gli arresti dei vertici dell’azienda romana. Il giudice monocratico del tribunale di Bari, Maria Mitola ha condannato a pene comprese tra i sei mesi e i due anni e mezzo di reclusione 17 dei 32 imputati per i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture. Tutti assolti invece per i reati alimentari, che riguardavano il presunto commercio di sostanze nocive. Per i falsi e alcuni episodi di truffa, il giudice ha dichiarato non doversi procedere per prescrizione dei reati nei confronti di nove imputati, tra cui Giorgio Federici e Angelo Chiorazzo, all’ epoca dei fatti rispettivamente presidente e vicepresidente della Cascina (La Gazzetta del Mezzogiorno, 21 Settembre 2010)

Ci fermiamo qui. Se cercate in rete un curriculum o una biografia completa di Angelo Chiorazzo, non avrete molta fortuna. Tuttavia se inserite in un motore di ricerca il suo nome, vi apparirà un mondo vasto e contraddittorio legato all’attività imprenditoriale, sociale e politica del businessman.

La Cooperativa di Pietro e Angelo Chiorazzo ha fatturato nel 2020 circa 31 milioni di euro con servizi e attività in diverse regioni del Paese, con particolare attivismo in Puglia, Basilicata e Lazio. Più che una cooperativa sociale sembra una holding. In Basilicata ha diversi interessi nella sanità e nelle attività socio-sanitarie. In ballo in questi giorni la gara da 25 milioni di euro per l’Adi (Assistenza domiciliare integrata) attualmente gestita dai Chiorazzo e in proroga da tempo.

Donato Macchia editore, imprenditore dell’eolico, coltivatore di relazioni e amicizie con politici e dirigenti costruite e dismesse a seconda delle situazioni e delle convenienze a sinistra come a destra. Ha dalla sua un giornale e una tv. Diverse società impegnate nel settore delle energie rinnovabili (eolico) e da poche settimane è patron del Potenza Calcio. In questi giorni emerge con molta visibilità il “Gruppo Macchia S.r.l.”, che segna una modificazione degli assetti societari nel business del nuovo patron dei rossoblù.

La Gruppo Macchia S.r.l. e i movimenti societari più recenti

La Gruppo Macchia S.r.l. è, in parte, l’esito di diverse operazioni di scissioni, cessioni, conferimenti, trasferimenti, anche di sedi legali, tra società tutte riconducibili alla famiglia Macchia. Agebas S.r.l., Tatt’s S.r.l., La Nuova S.r.l., Melfi Energie Rinnovabili S.r.l. e molte altre. Gruppo Macchia S.r.l. è una holding con 2,5 milioni di capitale (al momento), legale rappresentante Donato Macchia, socio unico e proprietario al 100% è la Tatt’s S.r.l., altra holding. La Tatt’s S.r.l., sempre di proprietà dei Macchia ha un capitale sociale di 10mila euro detenuto al 98% da Donato e al 2% da Margherita Macchia che è anche amministratrice unica. Non entriamo nel merito delle diverse operazioni che hanno fatto quadruplicare il capitale sociale del Gruppo Macchia S.r.l., tanto meno è al momento necessario entrare nel labirinto delle altre operazioni societarie. Tuttavia l’ultima nata è La Staff S.r.l., costituita il 20 maggio 2022, un paio di settimane prima della chiusura della trattativa per l’acquisizione del Potenza Calcio.  Nell’oggetto sociale leggiamo che si occuperà di partecipazioni societarie (dunque attività di holding), attività immobiliare – acquisto, vendita e locazione -, energie rinnovabili, produzione e distribuzione di energia elettrica…Tra le attività previste troviamo anche quelle riconducibili alla squadra di calcio: dal merchandising all’utilizzo dei diritti di immagine e marchio. E poi ancora: pubblicità, costruzione di immobili, attività di general contractor…”

Evidentemente per la Staff S.r.l. è previsto un futuro di successi poiché il capitale deliberato è di 4 milioni di euro il versato è di 1 milione di euro di cui il 99,7% di proprietà della Gruppo Macchia e lo 0,3% di Donato Macchia.

Dalla lettura delle movimentazioni societarie e dalle dinamiche di cessioni, scissioni, trasferimenti e così via, sembra che i capitali ricavati da queste operazioni siano in parte confluiti ad incremento delle quote nella Gruppo Macchia S.r.l. ed in parte nella Staff S.r.l. In vista dell’operazione con il Potenza Calcio S.r.l. non poteva essere altrimenti. Infatti la quota dell’80% acquisita da Macchia nella società calcistica è intestata alla Staff S.r.l. che a sua volta è di proprietà della Gruppo Macchia S.r.l. Altri 2.8 milioni sono finiti nel capitale sociale della Verus S.r.l.  sempre Gruppo Macchia.

Il bilancio di esercizio della Gruppo Macchia S.r.l.

Il giudizio in base all’analisi standard degli esercizi 2018, 2019, 2020 non ci sembra entusiasmante. “La serie storica dei tre Bilanci analizzati evidenzia una elevata instabilità dei risultati complessivi gestionali, tanto che risulta impossibile individuare un trend di fondo”, scrivono i commentatori.  Ad ogni modo per il 2018 il giudizio è mediocre, mentre per il 2019 è pessimo, nel 2020 invece il giudizio migliora con un sufficiente. Siamo certi, o almeno lo auguriamo a Macchia, che il bilancio 2021 registrerà performance migliori. Per una valutazione più dettagliata si rimanda alla lettura ed analisi dei singoli Bilanci commentati riportati nell’allegato consultabile cliccando qui 

Il Potenza Calcio

Non ci risulta che Chiorazzo abbia una quota nella Società calcistica del Potenza, ma è vice presidente, perché? Dopo qualche settimana ecco che la quota di minoranza del 15% del Potenza, ancora nelle mani di Caiata viene ceduta, a chi? Magari a Macchia, ma più facile a Chiorazzo, anche attraverso il passaggio mediato dallo stesso Macchia. Quel 15% di Caiata serviva a rendere meno traumatico per i tifosi il passaggio di proprietà della squadra? Tuttavia siamo curiosi di sapere a che titolo Chiorazzo, a parte la retorica delle sue relazioni nel mondo del calcio blasonato, abbia assunto l’incarico di vicepresidente. Crediamo che a breve la risposta emergerà naturalmente. E magari sarà tutto più chiaro.

Diventare patron della squadra di calcio implica potere, visibilità, consenso e, con un po’ di fortuna, soldi. Macchia e Chiorazzo fanno tutto questo per il bene di Potenza, della squadra, dei tifosi? È un’ipotesi, ma non l’unica.

L’ENI DI DESCALZI, I VESCOVI E QUELLI CON IL DEBOLE PER IL POTERE

Un ultimo e non unico assaggio della saldatura tra interessi nella sanità e nell’energia e delle prove di alleanza tra mondi apparentemente distanti è la Festa dell’Avvenire che si è tenuta a Matera dal 27 al 29 giugno. Una kermesse sponsorizzata dalla cooperativa di Angelo Chiorazzo e dal Gruppo Macchia, fiancheggiata da vescovi e preti. Nella prima serata l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è stato accolto come una vera e propria star. In prima fila il gotha del vecchio e sempreverde potere politico ed economico lucano. Scarsamente nascosto lo scopo di benevolencewashing. In una regione dove tutto sembra e niente è come sembra, è possibile che bravi ed esperti uomini di affari passino per benefattori disinteressati o per filantropi.

Nessuno, neanche i vescovi, si è ricordato della tragedia che Eni e Total rappresentano per la Basilicata, anzi, il contrario. In seguito al dibattito a cui ha partecipato Descalzi in molti si sono precipitati a coglierne “i lati positivi”, sindacalisti e politici, con comunicati stampa dal tono conciliante e, come nel caso dell’assessore regionale Francesco Cupparo, con parole assolutamente fuori luogo : “La disponibilità dell’a.d. Eni, Claudio Descalzi, espressa a Matera alla Festa di Avvenire, ad un rinnovato confronto con la Regione, le comunità locali, i sindaci, i vescovi, i sindacati, le associazioni imprenditoriali, tutte  le parti sociali, testimonia la continuità di un impegno che non si limita all’attività estrattiva e di produzione del petrolio della val d’Agri, a conferma che l’Eni per la nostra regione non è mai stato un problema ma una risorsa”. 

Vi risparmiamo il resto delle dichiarazioni, ma se siete curiosi potete leggerle cliccando quie peggio ancoraqui  A quella Festa Bardi non ha partecipato: sarebbe stato invitato 48 ore prima, sarà un caso?

Cupparo e Descalzi alla FestaCupparo e Descalzi

I MOVIMENTI DI POTERE INTORNO AI NUOVI ARRIVATI

Preparato in luoghi discreti il gruppo politico-imprenditoriale-clericale dei “nuovi” vede dunque tra i protagonisti principali Angelo Chiorazzo e Donato Macchia, chi siano gli altri dietro di loro e al loro fianco non è facile al momento individuarli, ma il tempo ce lo dirà. È ipotizzabile che a partecipare al gruppo in forma diretta o indiretta ci siano anche personaggi legati a pezzi del mondo cattolico, cardinali, vescovi e preti compresi. Gli stessi che sono sempre con il cappello in mano a chiedere soldi alla Regione o a chiedere intercessioni per tizio o caio. Possiamo annoverare tra i diretti “porta velo” dell’asse clerico-imprenditoriale-politico l’assessore Francesco Cupparo e alcuni alti dirigenti della Regione Basilicata.

Nel gioco dei poteri assistiamo alla sostituzione, all’assessorato alla Sanità, di Rocco Leone, persona “ingestibile e imprevedibile”, con Francesco Fanelli, giovane politico dai modi più ortodossi. Assistiamo all’ingresso in Giunta, dipartimento Ambiente, di Cosimo Latronico, anche lui è stato consigliere di amministrazione di Auxilium, e uomo legato a La Cascina, ai tempi in cui con Chiorazzo erano amici. Da un bel pezzo, pare, quell’amicizia sia finita. Una circostanza che ci porta ad escludere la partecipazione del nuovo assessore all’Ambiente al “gruppo dei nuovi arrivati”.

Nel frattempo i sempre verdi vecchi esponenti del Pd, conservano una netta influenza nelle aree di estrazione petrolifera, in particolare nelle aziende dell’indotto, e in alcuni Comuni della zona: quei “feudi” restano saldamente nelle loro mani, al momento, e nessuno pare abbia intenzione di farci la guerra. Il Gruppo “clerico-imprenditoriale-politico” Macchia-Chiorazzo-Anonimi, sarebbe interessato a ben altro.

Insomma il potere in Basilicata è in continuo movimento intorno alle risorse pubbliche, alle elezioni politiche dell’anno prossimo e alle elezioni regionali anche queste probabilmente l’anno prossimo. I tentativi più recenti da parte del gruppo dei nuovi arrivati e dei loro suggeritori e fiancheggiatori riguardano la dipartita politica di Bardi alla Regione o, in alternativa, l’ingabbiamento del presidente nel recinto degli interessi emergenti e di quelli consolidati. Vecchie e nuove filiere sono al lavoro. Da Confindustria ai sindacati, dai gruppi interni ai singoli partiti ai liberi battitori della cosiddetta “società civile”. In campo imprese, banche, colletti bianchi di piccolo e grosso calibro, imprenditori legati a doppia mandata con singoli politici. E anche uomini e donne insospettabili in certe istituzioni di giustizia.

VERSO LE STRETTE DI MANO NELLE TRATTORIE

In Basilicata l’area draghiana è oggi vasta, molto vasta, dal Pd a Forza Italia, dalla Lega a Italia Viva. Ed è in questo contesto che gli esponenti di quei partiti, in barba a chi proverà una svolta generazionale, giocheranno le loro carte nel quadro di un accordo spartitorio. Non a caso Fratelli d’Italia è fatto oggetto di forti tentativi di marginalizzazione finalizzati anche a ridurne il peso elettorale nella regione. Tuttavia alla tavola dovranno sedersi anche loro. Ma c’è anche chi, per esempio nel Pd e nella Lega, gioca al fuoco amico per evitare cambiamenti di passo destinati a mettere in crisi certe carriere dure a concludersi. È difficile però immaginare che le partite si giocheranno sul campo delle forze politiche, più facile supporre sfide tra personaggi e tra interessi tutt’altro che politici. Qui si infilano anche burocrati di alto rango che rispondono a interessi personali legandosi ora a destra ora a sinistra. Lo scenario che si prospetta non è nuovo, diciamo però che è più confuso. Nessuno abbraccerà nessuno, ma tutti stringeranno la mano a tutti, nelle trattorie o nei sottoscala dei palazzi istituzionali.

AI LUCANI IL PIATTO SPORCO DA LAVARE

In altre parole è intorno alla gestione delle risorse che si decideranno i futuri schemi elettorali, apparentemente legati alle appartenenze politiche ma segretamente agganciate, come sempre, agli accordi su soldi, appalti, nomine, energia, acqua, sanità, turismo, agricoltura. Una strana corsa senza traguardo per i lucani. Perché? In molti corrono senza rappresentare nessuno, corrono per se stessi. E poi, nonostante tutto, rischiamo di perdere molte risorse del Pnrr per carenza di progetti, così come rischiamo di restituire una montagna di denaro del Fondo Sociale di Coesione, anche in questo caso per scarsa capacità progettuale. Tutti vogliono i soldi, ma quando ci sono non vengono spesi o spesi male. E allora cos’è questa guerra per la gestione dei finanziamenti? Come già accaduto, questa guerra è “privata” e dunque c’è il rischio che la storia si ripeta: progettisti, consulenti, politici e i loro amici, imprenditori d’assalto, lasceranno ai lucani il piatto sporco di cibo, da lavare.

E ALLORA?

Prepariamoci a una serie di atti di una lunga commedia recitata per il popolo bue. Popolo che come sempre ci cascherà, salvo poi lamentarsi del governo regionale che non funziona, dei giovani che fuggono, e così via. Diciamolo, per cambiare davvero il destino di questa regione occorrono più intelligenza, più cultura e più onestà. Non nella classe dirigente attuale, in cui prevalgono furbizia e interessi egoistici, ma nella sfera della cittadinanza.

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