Caso Murano, avvocati e imputati colpiti da gastroenterite: 5 indagati per falso
Certificati medici al vaglio della magistratura potentina
Sarebbero più d’uno i certificati medici, attestanti il legittimo impedimento a presenziare in udienza penale, redatti dal dottor Donato Labella, medico di base di Rionero in Vulture, coinvolto nel caso dell’avvocato Antonio Murano balzato agli onori della cronacalo scorso mese di marzo.
Al vaglio della magistratura potentina diversi i documenti medici prodotti da Labella che risulta iscritto nel registro degli indagati, insieme con il suo segretario, con gli avvocati Antonio e Pasquale Murano, Donato Murano, e Donato Paolino difeso da Antonio Murano in un processo pendente al Tribunale di Potenza. Falsità ideologica e false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, in concorso, sono i reati contestati a vario titolo agli indagati. Nei giorni scorsi i magistrati potentini hanno invitato alcuni degli indagati a comparire per l’interrogatorio.
A marzo scorso era balzata agli onori della cronaca la denuncia pubblica dell’avvocato Antonio Murano il quale aveva lamentato di essere indagato per aver inviato un certificato medico attestante l’impossibilità di presenziare a un’udienza penale che si sarebbe dovuta svolgere al Tribunale di Potenza. Il legale, lo ricordiamo, si era rivolto anche al Consiglio superiore della Magistratura e al Consiglio nazionale Forense e Camere penali raccontando quanto accaduto e lamentando di non aver potuto usufruire delle garanzie che si riservano agli indagati nel corso di una perquisizione effettuata nel suo studio legale di Rionero in Vulture.
La vicenda aveva creato un clima di tensione tra avvocatura del Foro di Potenza e magistratura a cui aveva fatto seguito l’astensione dai processi dal 13 al 24 aprile degli avvocati del Foro di Potenza. Dopo la denuncia pubblica di Murano il partito Italia Viva aveva annunciato un’interrogazione urgente alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Sugli stessi fatti avevano espresso sconcerto anche l’Associazione Italiana Giovani Avvocati e l’Organismo congressuale Forense.
Dal canto suo la Procura di Potenza, con una nota a firma del procuratore capo Francesco Curcio, aveva replicato parlando di “notizie di stampa che danno conto, in modo inesatto, con particolare risalto e con grave pregiudizio, sia per questo Ufficio che per una completa e corretta informazione dell’opinione pubblica”. Il capo della Procura lucana poi aveva ribadito “per l’Avvocato Murano (come per qualsiasi altro cittadino indagato) vale la presunzione d’innocenza” e spiegato che “gli accertamenti in corso (si ripete doverosi e non fondati sulla semplice certificazione medica prodotta da parte del legale) come qualsiasi indagine penale, non sono la “verità”, ma sono attività esclusivamente finalizzate a verificare se vi siano i presupposti per esercitare l’azione penale seguendo tutte le garanzie e le procedure previste dalla legge”.
E torniamo ad oggi. Al dottor Labella i magistrati contestano di aver redatto certificati medici attestanti il falso, non solo per l’avvocato Antonio Murano, ma anche per Paolino. Nello specifico, scrivono i magistrati, “Labella nel processo penale a carico di Donato Paolino, (di cui era medico), avrebbe diagnosticato falsamente sempre la stessa patologia: due volte a Murano e una volta all’imputato, malattie che si manifestavano sempre in coincidenza delle udienze del procedimento penale in corso dinanzi al Tribunale di Potenza”. La malattia ricorrente era la “gastroenterite acuta con febbre, coliche e diarrea” che rendeva “impossibile viaggiare” per raggiungere, da Rionero in Vulture, il Tribunale.
Il medico di base avrebbe poi redatto un altro certificato medico attestante l’impossibilità a presenziare in udienza, questa volta dinanzi al tribunale di Matera il 21 febbraio 2020, e un altro ancora per due diverse udienze dinanzi al tribunale di Potenza, il giorno 21 dicembre 2021, anche per l’avvocato Pasquale Murano, figlio di Antonio. E anche in questo caso la patologia diagnosticata era sempre la stessa.
In prossimità di un’altra udienza, che avrebbe dovuto svolgersi al tribunale di Bari e che vedeva imputato Donato Murano, altro figlio dell’avvocato Antonio Murano, e da questi difeso, il dottor Labella avrebbe stilato altro certificato attestante l’impossibilità per l’imputato di essere presente in udienza. Ancora una volta: “gastroenterite, coliche e diarrea”. Va detto però che in quell’occasione il certificato non fu prodotto in udienza.
Le indagini sono state supportate dall’analisi dei tabulati telefonici e del traffico telematico degli indagati nell’arco temporale compreso tra la fine di maggio del 2020 e la fine di maggio di quest’anno. Gli inquirenti hanno anche analizzato le chat rinvenute nella memoria del telefono del dottor Labella, sottoposto a sequestro nel marzo scorso.
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