Rocco Leone e l’orda barbarica dei giudici da tastiera
Le scuse dell’ex assessore respinte con sdegno al mittente tra ipocrisia e inciviltà
Il fatto è grave. Quelle parole non doveva pronunciarle. Le ha pronunciate, con quella risata da osteria che ha reso l’episodio ancora più spregevole. Rocco Leone ha chiesto scusa alla vittima dei suoi rutti sessisti, ha chiesto scusa a tutti. Non hanno fatto altrettanto gli ipocriti che hanno sorriso con lui nel momento in cui hanno ascoltato quelle parole. Una risatina se la sono concessa anche loro, compagni vicini di banco nel Consiglio regionale in quell’istante. Ebbene, le persone serie avrebbero sollevato critiche e avrebbero mostrato indignazione in quell’istante. Avrebbero stigmatizzato immediatamente quella frase pronunciata dal loro collega. Avrebbero chiesto al presidente dell’assemblea, appena rieletto, una mozione di condanna per le parole pronunciate da Leone. Invece hanno aspettato che la faccenda finisse sulla stampa, sui social, sui media per prendere le distanze ed esprimere ipocritamente indignazione.
Tuttavia c’è un altro aspetto della faccenda che dovrebbe invitare a una riflessione. Rocco Leone ha chiesto scusa, lo ha fatto dando la sensazione di una persona pentita, sinceramente pentita, pronta a pagare le conseguenze per il suo comportamento. Ma di fronte al “mea culpa” dell’ex assessore si è sollevata sui social un coro di insulti. Molta gente ha respinto al mittente quelle scuse, le ha letteralmente rifiutate. È un brutto segno di disprezzo per la civiltà. E dunque, per questi “giudici da tastiera”, un ex carcerato, riabilitato, resta un criminale, nonostante abbia scontato la pena. Peggio di questi giudici si sono comportati i profittatori, ipocriti e politicanti che si sono buttati nella mischia per danneggiare politicamente l’uomo o per vendicarsi di chissà cosa. Rocco Leone si è già abbondantemente danneggiato da solo, anche in altre circostanze. Adesso farebbe meglio a dimettersi, tanto per dimostrare che non mente quando dice di essere disposto a pagare le conseguenze. Eventuali censure previste dal regolamento del Consiglio regionale, come qualcuno chiede, sarebbero l’ennesima ipocrisia.
Questo giornale non è mai stato “gentile” con l’ex assessore alla Sanità, anzi lo ha pesantemente criticato per tutto il tempo del suo mandato amministrativo. Tuttavia, senza giustificare i suoi rutti sessisti, non possiamo nascondere che in queste ore un’ondata di ipocrisia e di inciviltà ha invaso le nostre case e i nostri luoghi di lavoro.