“Mi sfrattano dai terreni anche se ho pagato: lo Stato dov’è?”
Oggi ci lascia un lucano che ha combattuto contro le ingiustizie e la mafia, fino a pagarne le estreme conseguenze. Al caro Gaetano, per il suo impegno a favore della legalità, per la tenacia, per la sua voglia di battersi fino all’ultimo respiro. Un lucano coraggioso. Ciao Gaetano, ci mancherai. A ricordo, ripubblichiamo un articolo dello scorso febbraio, e un video girato nel maggio 2021
Oggi ci lascia un lucano che ha combattuto contro le ingiustizie e la mafia, fino a pagarne le estreme conseguenze. Al caro Gaetano, per il suo impegno a favore della legalità, per la tenacia, per la sua voglia di battersi fino all’ultimo respiro. Un lucano coraggioso. Ciao Gaetano, ci mancherai.
A ricordo, ripubblichiamo un articolo dello scorso febbraio, e un video girato nel maggio 2021.
“Mi piacerebbe sapere a chi andranno i miei terreni, se è tutto regolare o c’è qualcosa di poco chiaro sotto”. E’ questo l’interrogativo che affligge Gaetano, 70enne di Scanzano Jonico. Già, perché quei terreni acquistati da un Ente pubblico, Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo), con mutuo trentennale nel 1997, il 31 marzo gli verranno tolti, insieme ad un immobile situato al centro dell’azienda agricola.
“Sfratto con la forza pubblica, ma i soldi li ho pagati”. La vicenda è complessa. “Una quindicina di anni fa ho beneficiato di una legge a favore delle vittime di usura – spiega – e questo a causa delle vicende con una banca da cui venni truffato”. Dopo una trattativa gli vennero sospese le quote annuali da liquidare all’Ismea, che è la società pubblica da cui aveva acquistato, con mutuo. “Nel frattempo ero in attesa che mi venisse dilazionata la debitoria e solo nel 2019 siamo giunti ad un accordo, con delle cifre da versare che nel frattempo erano lievitate rispetto a quelle attese”. Poi proprio nel 2019 “a causa di una calamità che azzerò i ricavi aziendali non riuscii a versare quanto richiesto entro il 31 dicembre ma da accordi mi dissero che potevo rinviare di 6 mesi il pagamento”. E in effetti, subito dopo i mesi più difficili del Covid, “il 27 maggio 2020 feci un bonifico di 32mila euro, ma solo pochi giorni dopo mi dissero che era tardi, che erano già partite le procedure di messa all’asta dei terreni”. E ancora: “Mi chiedo perché, nonostante i pagamenti, che secondo una perizia di parte erano anche superiori di 8mila euro al dovuto, non è stata sospesa la procedura di messa all’asta”.
“La magistratura faccia le dovute verifiche”. Gli interrogativi che affliggono Gaetano, ora sono tanti. E intanto il tempo stringe. “Dal momento che i terreni mi verranno tolti da un’azienda pubblica, l’Ismea, che sia lo Stato a intervenire, che sia la Procura Antimafia a verificare, visto che Scanzano è una terra in cui ci sono state e sono ancora presenti infiltrazioni mafiose nell’ortofrutta”. Gaetano si definisce “vittima di usura” per una vicenda con una banca. Proprio per quella vicenda gli vennero sospese le rate del mutuo da versare ad Ismea. “Ma soprattutto in questi anni sono sempre stato in prima linea contro le agromafie che strozzano la fascia jonica”, ribadisce con una voce affannata e sofferente, visto che negli ultimi anni sono anche sopraggiunti seri problemi di salute.
Frutta amara. “Mi strapperanno i terreni e molti operai andranno a casa” E ora veniamo agli effetti collaterali dello “sfratto mediante forza pubblica” previsto il prossimo 31 marzo. “I sette ettari che mi toglieranno – spiega – sono il cuore della azienda agricola di famiglia. Tolti quelli e l’immobile che si trova al centro, sarà quasi impossibile continuare le produzioni ortofrutticole. Un danno per la mia famiglia, ma anche per gli operai che ci operano”. Oltre al danno la beffa, resa ancora più amara dallo stato di salute in cui versa. “Negli ultimi anni non so più se destinare i miei soldi a pagare gli avvocati per il contenzioso in corso, o per comprare le medicine”. Ecco perché ora si sente a un bivio. “Se non interviene lo Stato a bloccare lo sfratto – conclude – ditemi voi cosa dovrei fare il 31 marzo. Non si può accettare. E’ tutto troppo ingiusto”.