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Malasanità: “Ho rischiato di morire per un’appendicite“

7 maggio 2022 | 18:11
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Malasanità: “Ho rischiato di morire per un’appendicite“
Ingresso Pronto soccorso San Carlo

La storia di Mario: “Dal S. Carlo di Potenza mi hanno mandato a casa dicendo che non avevo niente. All’ospedale di Polla invece mi hanno salvato la vita”

“La cosa che mi sembra strana è che a Potenza non si sono accorti che avevo un’appendicite acuta da operare immediatamente”. E’ ancora visibilmente sotto choc Mario (usiamo un nome di fantasia per tutelare il suo diritto alla riservatezza), che abita in un paesino del Marmo Melandro ai confini tra Basilicata e Campania. E’ ancora in convalescenza e se l’è vista brutta!

A Potenza lo mandano a casa E’ la notte tra giovedì 21 e venerdì 22 aprile. Mario accusa già da qualche ora un forte dolore all’addome. E la febbre che inizia a salire. Decide di non perdere tempo e di recarsi al Pronto soccorso del S. Carlo, a Potenza. Dopo poche ore, una visita, gli esami del sangue, una radiografia e un’ecografia dell’addome, viene mandato a casa con il consiglio di “assumere lassativi al bisogno”. In pratica secondo il personale del nosocomio potentino non c’era niente di cui preoccuparsi, benché lui non si sentisse affatto bene. “Col senno di poi, davvero non riesco a spiegarmi perché non siano andati più a fondo – è il suo dilemma – d’altronde noi ci fidiamo della sanità pubblica e non potrebbe essere diversamente”.

“Appendicite acuta, da operare con immediatezza”. Mario ritorna a casa. Ma i dolori aumentano. La febbre sale. Per niente rassicurato dal responso del S. Carlo, chiama la Guardia medica. Il dottore lo visita e ipotizza un’appendicite. Gli consiglia di non perdere tempo e di recarsi immediatamente al Pronto soccorso. “A questo punto non me la sono sentita più di andare a Potenza, ma mi sono recato nella vicina Polla, all’ospedale Luigi Curto, accompagnato da un familiare perché da solo non ce la facevo”. E come vedremo in seguito, quest’ultimo viaggio risulterà provvidenziale.

“Quel medico mi ha salvato la vita” Gli attimi che seguono sono come una sequenza in cui il tempo si dissolve. Al Pronto soccorso dell’ospedale di Polla un dottore, dopo averlo visitato, gli fa un’ecografia. Emerge con chiarezza un’appendicite acuta da operare subito. L’intervento è delicato. I medici tentano di procedere in laparoscopia. Ma il tentativo fallisce, quindi si opta per un intervento “a cielo aperto”, cioè attraverso incisione cutanea. Nel suo caso sono due le incisioni. “Quel medico di Polla che mi ha fatto l’ecografia mi ha salvato la vita”, sostiene ora Mario. Il decorso è stato lento. Dopo 10 giorni di ospedale è rientrato a casa. Ed ora sta avendo qualche piccola complicazione con i tagli, infatti si deve recare quasi ogni giorno all’ospedale per le medicazioni necessarie”. Ma poco conta. L’importante, in questi casi, è salvare la pelle.

“Racconto questa storia affinché non si ripeta” Mario non voleva neanche raccontare quanto accaduto. E’ stato sollecitato da un familiare con uno scopo ben preciso. “Spero che il decorso finisca in fretta e di rimettermi quanto prima – afferma – ma vorrei, attraverso questa mia piccola odissea personale, fare in modo che non accada più”. Non accada più che “per sintomi non colti, per un’appendicite non diagnosticata una persona  debba rischiare la vita, nel 2022. Che non accada più. Lo chiedo per il bene di tutti”. Concludiamo facendo gli auguri di pronta guarigione a Mario e a chi, in queste ore, sta soffrendo sia fuori che dentro gli ospedali. E rinnoviamo anche il richiamo di Mario ai medici in questione “a non sottovalutare mai i sintomi, specie quando appaiono verosimili, plausibili”. Alcune volte anche poche ore possono risultare decisive.

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